Caner: La Fiera di S. Gregorio, cuore pulsante dell’agricoltura veneta | Oggi Treviso | News

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Il Veneto, la Marca trevigiana: il valore insito in questo territorio è immenso. Atavico. E viene soprattutto dalla terra, dai suoi frutti generosi. Parola di Federico Caner, assessore al Turismo e Agricoltura della regione Veneto, che aggiunge: “Per sostenere le nostre eccellenze bisogna seguire la strada maestra della tradizione e della sostenibilità, che vanno di pari passo”

Trevigiano Docg, classe 1973, sin da piccolo Federico Caner ha sentito un forte legame con la natura e con il territorio veneto, grazie ai suoi nonni. “L’amore per la terra e per la campagna, arriva appunto dai miei nonni – ricorda Caner con una filigrana di malinconia -.  I fine settimana li trascorrevo da loro in campagna così come le vacanze estive. Era la classica famiglia di contadini della periferia trevigiana, precisamente a Breda di Piave, e grazie a loro ho coltivato e nutrito la passione per la natura in tutte le sue forme. Mio nonno aveva tutto, non gli mancava nulla, era il classico contadino con un’azienda agricola a 360 gradi tra seminativi, uva, stalle con vacche, maiali e galline, proprio perché viveva di agricoltura. Diciamo che questo legame con la campagna è sempre stato una costante nella mia vita, tant’è che io e mio fratello abbiamo deciso negli anni di aprirci una nostra azienda agricola”. 

Una carriera politica lungimirante la sua, iniziata per pura casualità all’età di vent’anni, prima come presidente di Quartiere a Treviso ai tempi di Gianpaolo Gobbo, entrando poi nel consiglio comunale con Gentilini e da lì l’escalation passando in regione come Consigliere, Presidente di Commissione, Capogruppo e in Giunta.  Una laurea in Scienze Politiche presso l’università di Padova e un Executive Master in Management delle Amministrazioni Pubbliche presso la Bocconi di Milano. 

Nel 2015 è stato nominato assessore al Turismo Commercio Estero e Fondi Europei della Regione Veneto. Dopo cinque anni gli è stato aggiunto all’incarico anche l’agricoltura. Quest’ultima gli si confà molto, viste le sue inclinazioni nei riguardi della natura e del Veneto.

“La vita – dice – mi ha portato a prodigarmi su vari fronti professionali anche diversi da quelle che erano le mie predisposizioni ma la mia perseveranza e resilienza negli anni mi ha riportato un po’ anche alle mie origini”. 

Come si è adoperato per il Veneto? Dalla sua nomina a oggi cosa è cambiato? 

Per quanto riguarda il sistema agricolo ho cercato di spingere molto nella promozione di quelli che sono i nostri prodotti territoriali. In primis il vino che rappresenta per noi l’espressione massima di questo territorio proprio perché abbiamo circa 100 mila ettari in tutto il Veneto. Abbiamo un’area, quella di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, che è fondamentale e trainante. Ho cercato sia col prosecco sia con tutti gli altri prodotti tipici della nostra terra trevigiana, di creare questo connubio tra agricoltura e turismo valorizzando il prodotto. Difatti in Regione abbiamo dato vita ad un piano strategico che tenesse conto dell’agricoltura, del mondo rurale in genere, della valorizzazione delle strade del vino e dei prodotti tipici. Il tema è quello di utilizzare il territorio per l’aspetto turistico e il turismo per l’aspetto agricolo, ossia valorizzare, commercializzare e promuovere i nostri prodotti con la finalità di aumentare la redditività dell’azienda agricola.

Normative europee a livello di sostenibilità sempre più stringenti rischiando di mettere in crisi il nostro sistema e le nostre colline creando uno spopolamento, soprattutto dei giovani. Come vi state adoperando in merito?

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Motivare i giovani e supportare le aziende è quello che stiamo cercando di fare, valorizzando questo territorio a 360 gradi in maniera che la gente abbia convenienza nel continuare a lavorare nelle colline e tenerle in ordine, non solo per un aspetto turistico bensì come un’area produttiva importante di un vitigno storico come il nostro.  Non a caso il brand turistico “The Land of Venice” lo vogliamo agganciare anche a tutti i prodotti dop, igp, doc o docg e proprio per chi fa produzioni di qualità può fregiarsi di questo marchio da aggiungere nelle proprie produzioni. Altresì abbiamo creato un portale regionale importante, dove ci adoperiamo nella comunicazione internazionale, veicolando anche questo valore aggiunto al territorio e al prodotto. 

 

Sempre maggiore però è la carenza di manodopera…

Questo è un problema molto grosso per chi coltiva, non solo uva ma qualsiasi produzione in agricoltura, e su questo tema stiamo lavorando con il Ministero perchè ci siano agevolazioni ma soprattutto meno burocrazia, che non vuol dire meno controllo ma non bisogna inasprire determinate situazioni altrimenti i giovani se ne vanno. I fondi che abbiamo a disposizione per queste tematiche al momento non sono molti però contiamo, da questo punto di vista, di riuscire ad implementarli. 

 

Lei parla molto della valorizzare del prodotto. In che cosa consiste? 

Dobbiamo preservare l’aspetto agricolo. Fondamentale è la valorizzazione del prodotto al di là dell’aspetto turistico proprio perché quest’ultimo è una conseguenza e oggi si rischia di fare il ragionamento opposto. Il turista che arriva deve essere di qualità e che si adegui a quello che è il territorio, lo rispetti e quindi dia valore al nostro prodotto.

Come si sta attivando la regione Veneto a tal proposito?
Andrà in Giunta a breve una delibera sulla ristrutturazione e riconversione per un totale di 12 milioni e mezzo di euro per la cosiddetta viticoltura eroica, ossia per coloro i quali fanno ristrutturazione e riconversione del vigneto nel nostro territorio e sarà pari a quasi 15 mila euro a ettaro nelle aree di Conegliano Valdobbiadene. A seguire ci sarà un bando per il rinnovo del vigneto colpito dalle fallanze (piante che muoiono per effetto di malattie) che devono essere sostituite, per 6 mila e 500 euro all’ettaro, anche se adesso la situazione sta migliorando molto. In primavera seguiranno altri bandi per gli investimenti enologici ovvero per le cantine e per la promozione del vino all’estero.

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Bene il prodotto-prosecco ma attenzione quindi alla sostenibilità.

Fondamentale è il tema della sostenibilità ambientale e quindi attenzione al territorio proprio perché non c’è solo prosecco bensì persone che ci vivono. Il viaggio attraverso le nostre ineguagliabili colline non è solo un’immersione nei sapori e nelle tradizioni vinicole italiane bensì un esempio di come un settore agricolo possa abbracciare la sostenibilità in modo integrato. Nel nostro territorio la viticoltura non è solo un’arte tramandata di generazione in generazione, ma un’attività che riesce a coniugare qualità del prodotto e rispetto per l’ambiente, grazie a una serie di iniziative rivolte alla tutela del territorio e alla riduzione dell’impatto ecologico.  Tramite la ricerca e l’innovazione tecnologica si riesce a conservare un ambiente sano e questo significa minor utilizzo di fitofarmaci e di agro farmaci. Questo è un tema importante per tutta l’agricoltura veneta ma in particolare per le aree di Conegliano e Valdobbiadene, proprio perché fare agricoltura in collina e nell’area Unesco i costi sono più elevati. Auspico ad una grande collaborazione che ci consenta di essere più forti, di avere più disponibilità economica a disposizione per finanziare le realtà locali, di avere più idee e di “aggredire” il mercato in maniera diversa.

In un territorio ricco, oltre ai vini, abbiamo tantissime altre attività che hanno identità e valore…  Le colline di Conegliano Valdobbiadene non sono solo prosecco, sebbene sia il prodotto principe, ma ci sono altre produzioni come il latte, formaggi, olio, castagne…. che sono inferiori in termini di produzione numerica ma molto importanti per il valore e per la biodiversità. I formaggi, ad esempio, sono fondamentali in questo territorio e nella Cooperativa di Latteria Soligo, un fiore all’occhiello; negli ultimi anni si è fatto un lavoro molto importante di valorizzazione in termini di ricerca e innovazione tecnologica difatti è stata una delle prime a creare il latte biologico ad alta quota assieme ad altre latterie. Ti faccio un esempio pratico: la vacca da latte soffre di mastite che generalmente si cura con antibiotici; grazie ad un progetto di ricerca e innovazione molto importante siamo arrivati a guarirla senza l’uso di antibiotici quindi abbiamo già raggiunto gli obiettivi 2030 dell’Unione Europea che parla di riduzione minimo del 50 per cento dell’uso di antibiotici e grazie a questa ricerca valorizza ancor di più il nostro latte che è buono e sano.

 

La fiera di San Gregorio, un punto di riferimento per il settore agricolo e vitivinicolo. Quali saranno gli argomenti di quest’anno?

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La fiera di San Gregorio è una fiera ormai che ha una storicità importante, dove si parla di agricoltura in tutti i suoi aspetti. E’ un momento importante, dove non solo c’è l’esposizione di una varietà di macchine agricole con molta innovazione tecnologica ma anche di comunicazione sia istituzionale sia tra operatori. Non abbiamo un tema specifico ogni anno ma cerchiamo di vedere quali sono i problemi che affiorano. E’ un momento di ritrovo importante dove la gente discute, chiacchiera e dove nascono idee. L’aspetto più importante è quello di raccogliere le richieste del territorio e vivere anche un momento di socialità importante, dove dentro c’è tutto il tessuto economico sociale del territorio. Si tratta di un momento di convivialità di notevole spessore che aiuta anche a mantenere usi, costumi, tradizioni che rappresentano il popolo veneto.

 

Le scuole oggi che preparazione forniscono ai ragazzi che si avvicinano al settore agricolo?

Nel territorio di Conegliano abbiamo un’eccellenza scolastica come il Cerletti, una realtà del settore ricca di storia, legata allo sviluppo dell’agricoltura e della viticoltura in Veneto; per quanto riguarda invece l’aspetto turistico-alberghiero a Valdobbiadene troviamo la scuola Professionale Dieffe, a Vittorio Veneto l’istituto Alfredo Beltrame: queste scuole sono unite tra loro e compenetrati proprio perché sono gli ambasciatori del territorio e dei nostri prodotti. L’agricoltura e il turismo sono in simbiosi e questi istituti sono fondamentali per i nostri ragazzi perché creano professionalità. Ci vuole altresì un sistema di inserimento nel mondo lavorativo. Gli studenti escono preparati però poi come sempre accade che il mondo reale è diverso per mille motivi; voglio dire che la teoria per funzionare deve essere legata alla pratica e la pratica ha bisogno della teoria per trovare i rimedi. Su questo territorio ci sono delle eccellenze e su queste secondo me bisogna investire e trovare dei sistemi premianti per le aziende agricole, per i giovani e far crescere il territorio in termini di formazione. Il mondo sindacale da questo punto di vista dovrebbe cercare di dare una mano e di costruire un sistema più snello anche per pagare questi giovani volenterosi e che non diventi sempre tutto un problema con la burocrazia.

Comunque sono fiducioso per il futuro e per come stiamo lavorando in questi anni sul tema della ricerca e innovazione. Si riesce a coltivare in maniera più sostenibile e questo va a beneficio dei turisti ma soprattutto dei cittadini e quindi c’è una accettazione sociale. Necessitiamo di un patto sociale locale proprio perché se noi vogliamo continuare ad avere un’economia che cresce e dare lavoro ai nostri figli, rispettando l’ambiente, non dobbiamo farci la guerra. Questo vale per il prosecco, per i consorzi e per qualsiasi altro ragionamento.





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