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Un incontro ad alta tensione tra le toghe dell’Anm e la premier Meloni insieme al ministro Nordio e al sottosegretario Mantovano
Un confronto delicato, in un clima già carico di tensione. A Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni incontra l’Associazione nazionale magistrati per discutere della riforma della giustizia. Al suo fianco, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Sul tavolo, però, non c’è solo la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, punto centrale del disegno del governo, ma anche otto proposte avanzate dall’Anm per affrontare le vere criticità del sistema giudiziario.
Il sindacato delle toghe, guidato dal neo-presidente Cesare Parodi, ha deciso di giocare d’anticipo. L’obiettivo è chiaro: costringere l’esecutivo a discutere di soluzioni concrete per migliorare la giustizia, provando a ribaltare la narrazione secondo cui la magistratura è chiusa al confronto.
IL PRIMO PUNTO, ORGANI INSUFFICIENTI
Al primo posto della lista c’è un tema strutturale: la carenza di magistrati e personale amministrativo. L’Anm chiede l’assunzione di almeno mille nuovi giudici ogni anno per cinque anni, per avvicinare l’Italia alla media europea. I dati della Cepej (Commissione europea per l’efficienza della Giustizia) parlano chiaro: nel nostro Paese ci sono 11,8 giudici ogni 100.000 abitanti, contro i 17,6 della media Ue. Ancora più netto il divario per i pubblici ministeri: 3,8 ogni 100mila abitanti in Italia, contro gli 11,6 europei.
A questo si aggiunge la cronica carenza di personale amministrativo, con una scopertura media superiore al 30%. Per l’Anm, intervenire su questi numeri è l’unico modo per rendere la giustizia più efficiente.
EDILIZIA GIUDIZIARIA E DIGITALIZZAZIONE
La seconda richiesta riguarda le strutture giudiziarie, molte delle quali versano in condizioni critiche. L’Anm chiede un piano di investimenti per la manutenzione e l’adeguamento degli uffici giudiziari, oltre a un’urgente modernizzazione dei sistemi informatici. Un punto che tocca da vicino l’efficienza dei processi, considerando i problemi tecnici che hanno già bloccato l’applicativo del processo penale telematico (App).
Un altro tema centrale è la necessità di ridurre il carico di lavoro dei tribunali, alleggerendo il sistema dai procedimenti meno gravi. Le toghe propongono una depenalizzazione mirata, eliminando dai tribunali reati che possono essere puniti con sanzioni di altra natura. Inoltre, si chiede di accelerare i procedimenti, soprattutto davanti al giudice monocratico e nei giudizi di impugnazione, per evitare l’ingolfamento delle corti.
CARCERI E RIORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI GIUDIZIARI
Il tema della sofferenza nelle carceri è un’altra priorità. L’Anm chiede maggiori investimenti per migliorare le strutture detentive, l’aumento del personale civile di custodia e un serio ampliamento delle misure alternative alla detenzione. Una strategia che potrebbe ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita dei detenuti.
Le toghe propongono inoltre una razionalizzazione delle sedi giudiziarie, chiedendo di chiudere gli uffici con meno di 10 pubblici ministeri e 30 giudici e destinare le risorse agli uffici con carichi di lavoro più pesanti. Una posizione in contrasto con l’intenzione del governo di riaprire alcuni tribunali minori, scelta che secondo l’Anm rischia di disperdere risorse senza migliorare l’efficienza del sistema.
LO SCONTRO SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
L’ottava e ultima proposta è quella che più di tutte si scontra con la linea del governo: l’Anm chiede maggiore flessibilità nel passaggio tra le funzioni di giudice e pm, esattamente l’opposto della separazione netta delle carriere su cui Meloni e Nordio puntano tutto. Secondo l’Anm, limitare la possibilità di cumulare esperienze tra le due funzioni riduce la qualità della giurisdizione e contraddice le raccomandazioni europee. Una posizione che, nei fatti, chiude ogni spiraglio di trattativa su questo punto e conferma lo scontro frontale tra toghe ed esecutivo.
Leggi anche: Anm, chi è il presidente Cesare Parodi. Tutti i nomi della nuova giunta
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