Uno studio rivela come la scuola può insegnare ai bambini ad essere cittadini migliori dei loro genitori

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5 Marzo 2025



9:36

Un gruppo di ricercatori dell’Ohio attraverso lezioni, temi e racconti ha insegnato il senso civico ai bambini di quarta elementare, necessario affinché sanino le fratture tra essere umano e Pianeta, create dai loro genitori.

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E se i bambini imparassero a scuola a risolvere i problemi che i loro genitori hanno causato al Pianeta e non ne causassero di nuovi?

Il movimento childless o childfree è nato per rivoluzionare quello che per anni è stato un luogo comune, l’idea che il fine ultimo della specie umana fosse sempre e solo riprodursi. Si tratta di donne e uomini che pur avendo le disponibilità economiche decidono di non avere figli, dando vita alle famiglie dink. Tra i motivi che portano le coppie a non volere bambini che girino per casa, come spiega un approfondimento realizzato dall’Università di Bologna, vi è anche la causa ambientale, ci troviamo in città sovrappopolate, segnate dalla crisi climatica e di cui non abbiamo saputo fino ad ora prenderci cura a dovere. In questo contesto alcuni decidono dunque di non mettere al mondo un bambino il cui impatto su questo Pianeta sarebbe per forza negativo.

Uno studio realizzato dall’Università dell’Ohio e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Social Studies Research, però, ha scoperto una tecnica infallibile, in grado di crescere i bambini che, fin da quando si trovano tra i banchi di scuola delle elementari, mettano le basi per essere cittadini consapevoli del Pianeta, anche migliori dei loro genitori.

La tecnica per crescere cittadini migliori

Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Ohio, ha coinvolto 106 alunni di quarta elementare appartenenti a due scuole primarie diverse e 6 dei loro insegnanti in uno studio sociale. Ai bambini è stato proposto un nuovo piano didattico dal nome digital civil learning (DCL), il quale prevedeva lo sviluppo del loro pensiero disciplinare.

Agli studenti, per ogni materia scolastica, è stato insegnato a pensarla in 4 modi diversi, dal punto di vista geografico, da quello economico, storico e civico. “Fin dalle elementari i bambini iniziano a studiare ed imbattersi in questioni importanti, relative al mondo che li circonda, noi cerchiamo di aiutarli a riflettere su questi temi in modo da avere le chiavi per risolvere i conflitti che li riguardano” ha spiegato Tzu-Jung Lin, autore dello studio e professore di psicologia dell’educazione presso l’Università.

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Per raggiungere l’obiettivo ultimo, ossia che i bimbi riuscissero a riflettere su ogni argomento imparato a scuola, da più punti di vista, è stato insegnato loro dai ricercatori come sviluppare un’argomentazione e una contro-argomentazione su un tema, mettendo in luce la loro posizione a riguardo.

Come insegnare la cittadinanza consapevole ai bambini delle elementari

Il metodo utilizzato da insegnanti e ricercatori, per trasmettere tutte queste chiavi di lettura e la capacità di esprimere il proprio pensiero ai bambini, è stato uno dei più amati dai piccoli: il racconto di una storia. “Si tratta di racconti costruiti in modo da rappresentare delle problematiche reali, ma che non hanno una risposta univoca o predefinita” ha spiegato il docente di psicologia dell’educazione e firmatario dello studio Kevin Fulton.

La trama di ogni racconto prevedeva che i protagonisti dovessero affrontare una sfida, come vivere in un luogo quasi senza cibo, in cui le opzioni di alimenti che siano sani e convenienti sono davvero poche. Dopo aver letto la storia i bambini hanno potuto spiegare quella che secondo loro era la soluzione migliore e anche dissentire su alcuni atteggiamenti messi in atto dai protagonisti del racconto.

Quanto hanno imparato i bambini

All’inizio e alla fine dell’anno scolastico gli alunni hanno dovuto scrivere dei temi, più precisamente dei saggi brevi partendo dagli spunti di alcuni problemi del loro quotidiano rilevanti, utili a verificare se dopo le lezioni di DCL, fosse cambiato il loro modo di ragionare. Per esempio una traccia riguardava una mensa scolastica a cui gli studenti potevano accedere dopo che il loro volto fosse stato scannerizzato e riconosciuto da un sistema di intelligenza artificiale, che avrebbe detto loro se il pasto era già pagato o avrebbe riferito se era da pagare. I ragazzi hanno scritto nei loro temi se fosse una scelta intelligente in termini di etica e privacy e semplificazione del sistema mensa o se invece non lo fosse.

Se la capacità di argomentazione era propria del 27% degli studenti a inizio del percorso, alla fine è stata del 43% degli alunni. Lo stesso è stato per il pensiero disciplinare che a fine anno è stato proprio del 48% degli alunni.

“Introdurre questi metodi nelle scuole permetterà ai bambini di oggi anche di sanare quelle fratture che i loro genitori hanno creato tra l’essere umano e il Pianeta, grazie a queste competenze civiche saranno cittadini migliori, empatici e uniti nella risoluzione dei problemi comuni” ha concluso Lin.

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