Immobiliare, modelle e dittatori: alle radici dell’infatuazione di Trump per l’Est Europa

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Prima gli affari nel real estate in Azerbaigian, Georgia e Kazakistan. Poi la passione per le bellezze slave, che gli ha permesso di conoscere la prima e la terza moglie, Ivana e Melania. Ma anche di organizzare Miss Universo nel 2013 guarda caso a Mosca. Dove ha stretto i rapporti con Putin e i russi, che l’hanno aiutato nel voto del 2016 tramite fake news e hacker. Così è nato il debole di The Donald.

Immobiliare, modelle e dittatori: alle radici dell’infatuazione di Trump per l’Est Europa

Ci volevano l’educazione e l’aplomb di Volodymyr Zelensky a svelare la rozzezza da dilettante della politica di Donald Trump e a confermare, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua infatuazione per Vladimir Putin. Il presidente americano ha sempre avuto un debole per il dittatore russo e per i Paesi dell’Est Europa, terreni di conquista da quando era nel ramo immobiliare e organizzava incursioni in Azerbaigian, Georgia e Kazakistan, per sviluppare il real estate e appagare la sua passione per le modelle slave.

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Immobiliare, modelle e dittatori: alle radici dell'infatuazione di Trump per l'Est Europa
Donald Trump e Melania (foto Getty).

Affari con le proprietà di lusso, modelle per attirare clienti

Belle case e belle donne dell’Est sono sempre stati strategicamente connessi, per come Trump concepisce gli affari, ha raccontato Paolo Zampolli, inviato speciale del presidente in Italia e amico di vecchia data del Potus: Zampolli, si legge nella sua biografia, «promuoveva la vendita di proprietà di lusso a Manhattan impiegando modelle della sua agenzia per attirare potenziali clienti» quando lavorava per The Trump Organization, fondata negli Anni 20 da Fred, il padre di Donald, con il nome Elizabeth Trump & Son; nel 1971 Trump le cambiò il nome e la società è ancora attiva nei campi dello sviluppo immobiliare, del golf & resort, del branding e delle licenze, dei media e dell’intrattenimento.

Agalarov
Una vecchia foto di Paolo Zampolli con due modelle (foto Getty).

Melania e quelle radici in Slovenia da dimenticare

L’entertainment è l’altra grande passione del presidente, assiduo frequentatore, negli Anni 90, del Kit Kat, un night club per uomini d’affari ricchi e soli che si trovava all’interno del Paramount Hotel, vicino a Times Square. Fu lì che Zampolli gli presentò Melania, che poi divenne la sua terza moglie. Melania aveva lasciato la sua città natale, Novo Mesto in Slovenia, e la città in cui è poi cresciuta, Sevnica, nel 1980 per fare la modella a Milano e a New York e non è mai più tornata, gli amici dicono perché impegnata a far dimenticare le sue radici, che però il suo inglese dal forte accento non riesce a mascherare. Eppure nel 2019, in un campo vicino a Sevnica, un artista locale eresse in suo onore una statua in legno che la raffigurava, anche se ignoti la bruciarono e dovettero sostituirla con una in bronzo.

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Donald Trump e Melania nel 1999 (foto Getty).

Lo sprezzante snobismo di aver rinnegato persino il suo cognome

Quella povera cittadina dell’Est Europa considera ancora Melania la sua regina, ma lei ha perfino rinnegato il suo nome, nel segno del più sprezzante snobismo, e invece che Knavs si fa chiamare Knauss. Questa ostentata distanza non ha scoraggiato i suoi fan: appena diventata First Lady nel 2017, in Slovenia è nato un business legato alla sua immagine, dalle ciabatte “Melania”, una sorta di pantofole per desperate housewives, al miele “Melania”, con packaging ispirato alla Casa Bianca, oltre alle torte e ai dolci “Melania” che si trovano praticamente in tutte le pasticcerie di Sevnica. Non poteva mancare il vino, con varie etichette che portano il suo nome e le tazze, ovviamente, come quelle con l’effigie della regina d’Inghilterra.

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Donald Trump e Melania Trump con parrucche (foto Getty).

Anche Ivana, la prima moglie di Trump, era dell’Est Europa

Il suo incontro con Trump era nel destino: lei, slava, faceva la modella e con Zampolli promuoveva l’immobiliare. Si diceva dell’interesse di Trump per le donne dell’Est. Ivana Zelinkova, la sua prima moglie morta nel 2022, era di Zlin, nella Repubblica Ceca: al contrario di Melania non era per nulla snob e tornava spesso a sciare (era talentuosa) sulle montagne del suo Paese natale. Che fare, si chiese Trump, di tutte queste modelle che gli ronzavano intorno? Se ne occupò la sezione “media & entertainment” del suo chiamiamolo impero: bisognava mettere a profitto il gineceo di Zampolli.

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Ivana e Donald Trump nel 1978 (foto Getty).

Miss Universo 2013 con l’aiuto del miliardario Agalarov

Era il 2013 quando Donald organizzò a Mosca il concorso di Miss Universo, attraverso la Miss Universe Organization, prontamente costituita. Si fece aiutare da Aras Agalarov, il padrone miliardario del Crocus Group, allora una delle più importanti società di sviluppo immobiliare in Russia: suo figlio, Emin Agalarov, era un cantante pop e partecipò anche lui all’organizzazione dell’evento. Trump scelse Mosca perché aveva già cercato, in passato, di costruirci una Trump Tower, voleva fare affari con i russi: il concorso per Miss Universo gli consentiva di creare contatti, sempre mandando avanti le modelle che funzionano sempre con gli oligarchi.

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Donald Trump con Aras Agalarov, Miss Universo 2012 Olivia Culpo e il cantante Emin Agalarov all’edizione 2013 di Miss Universo in Russia (foto Getty).

Quando scoppiò lo scandalo del Russiagate quel nome riemerse…

In effetti in quell’occasione ne conobbe molti, per via di quella carota che con l’aiuto di Zampolli gli agitava davanti agli occhi, e quando scoppiò lo scandalo del Russiagate, il nome del co-organizzatore Agalarov  uscì fuori perché, con il suo entourage, aveva partecipato a un ormai famoso incontro alla Trump Tower di New York, nel 2016, durante il quale promise a Trump di fornire e diffondere informazioni dannose su Hillary Clinton, allora avversaria democratica.

«Putin diventerà il mio nuovo migliore amico?»

L’immobiliare e le modelle avevano spinto Trump in una campagna di conquista dell’Est Europa che lo aveva portato, oltre che a Mosca, a Baku, a Tbilisi e ad Astana, ma fu durante la sua prima presidenza (2016-2020) che Donald non si trattenne e cominciò a elogiare apertamente Putin. Già alla vigilia del concorso di Miss Universo, il 19 giugno 2013, aveva twittato speranzoso: «Putin verrà a Miss Universo a Mosca? Se viene diventerà il mio nuovo migliore amico?».

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Putin non andò, ma inviò un rappresentante ufficiale e poi, molto discretamente, lo aiutò: l’intelligence Usa ha confermato che la Russia cercò di favorire Trump tre anni dopo, nelle elezioni del 2016, attraverso fake news diffuse dalla Internet research agency (Ira) su immigrazione, religione e razzismo, mentre hacker legati ai servizi segreti militari russi violarono i server del Partito democratico.

Hillary Clinton e Donald Trump.

Musk dal canto suo usa The Donald per fare business in Europa

Per questo Trump si è alleato con Elon Musk, proprietario del social network mondiale X e utile idiota: sa per esperienza che la manipolazione dell’informazione funziona. Musk dal canto suo usa Trump per fare business in Europa, sostenendo le destre, moderate e estreme, basta che siano destre poiché più malleabili – la troppa etica dei democratici, ha sperimentato Elon, disturba gli affari – per vendere ai governi i suoi satelliti Starlink che affollano pericolosamente la bassa orbita della Terra come il traffico di una città nell’ora di punta.

Tesla, a gennaio crollate del 45 per cento le vendite in Europa 
Elon Musk (Getty Images).

Zelensky non aveva portato con sé nemmeno una modella…

Oggi Trump sfrutta l’Ucraina per consolidare l’amicizia con il dittatore russo, flirta con il leader sovranista ungherese Viktor Orbán e con Giorgia Meloni. Si è visto come ha trattato Zelensky: era l’immobiliarista che stava discutendo con il presidente di una nazione fino a poco prima amica. Voleva estorcere alcuni terreni senza pagare: quell’altro gli rispondeva da presidente di una nazione alleata e in guerra. Era naturale che non si intendessero. Zelensky poi non aveva portato con sé nemmeno una modella.

Usa, New York Times: «Il Pentagono ha interrotto le operazioni di cyber spionaggio contro Mosca»
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Getty).



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