Cassa integrazione, Vicenza è seconda in Italia

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Economia

Uno studio della Cisl berica mostra il forte aumento delle ore autorizzate di cig in provincia: nel 2024 sono state 20,6 milioni

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Vicenza prima in Veneto e seconda in Italia per ore di cassa integrazione autorizzate nel 2024. Un record che la provincia Berica avrebbe sicuramente preferito non aggiungere ai tanti – positivi – già detenuti in ambito economico e che è segno di una crisi dovuta a diversi fattori. Accanto alle difficoltà del mercato, tra cui la crisi dell’auto in Germania, secondo il segretario vicentino della Cisl Raffaele Consiglio c’è anche una mancanza di regia a livello territoriale.

Vicenza seconda in Italia per ore di cig

L’indagine realizzata dal Centro studi Cisl di Vicenza registra per Vicenza 20,6 milioni di ore di cassa integrazione guadagni autorizzate – il 4,2% totale del totale nazionale – il dato più alto dal 2010 in poi, escludendo il periodo Covid. La provincia berica si colloca quindi al secondo posto dietro a Torino (32,4 milioni). Un dato che certamente si riferisce a un tessuto altamente industrializzato, ma che vede Vicenza davanti a poli produttivi come Brescia (medaglia di bronzo con 19,7 milioni di ore), Milano (sesta con 15,7 milioni), Bergamo (settima con 15,2 milioni) e Bologna (ottava con 13,7 milioni).

Vicenza in Veneto stacca tutti

In Veneto, poi, il Vicentino stacca tutte le altre province, davanti a Treviso (15,8 milioni); Padova (10,3 milioni) e Verona (8,6 milioni). In questo contesto, i 19,3 milioni di ore di cig ordinaria vicentine rappresentano quasi un terzo del totale (31,3%).Significativo il confronto temporale, con il dato 2024 in linea con la media degli anni 2010-2013, quelli successivi alla crisi finanziaria del 2008. «All’epoca, però, era stato massiccio il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e in deroga, sintomatico di un momento di crisi, mentre oggi il 93,7% delle ore sono di cassa integrazione ordinaria, segno che le aziende stanno attendendo di capire cosa succederà», sottolinea Stefano Dal Pra Caputo, che ha curato lo studio con Francesco Peron.

Dal 2013 le ore di cig erano poi costantemente scese fino ai 3.9 milioni del 2019 e dopo il Covid, nonostante la ripresa dell’economia, erano state comunque 9,4 milioni nel 2022 (quasi il triplo del 2019) e 14,1 milioni nel 2023.Per quanto riguarda i settori, il confronto tra 2023 e 2024 mostra un deciso incremento nell’industria (+46%: da 13,7 a 20,1 milioni).

II settori maggiormente colpiti

L’aumento è del 62% nell’edilizia, sebbene su numeri molto più ridotti: da 265.772 a 430.810 ore. A soffrire di più è la meccanica, passata da 6,2 a 10,6 milioni di ore (+71%), staccando tutti i settori. Seguono la metallurgia (2,358 milioni) con un aumento meno marcato; pelli, cuoio e calzature (2,349) e chimica (1,568) stabili; e poi tessile (+150% da 594 mila a 1,5 milioni di ore) e abbigliamento (+126% da 293mila a 663mila).«Sinergia con il territorio»«Questo dato ha due chiavi di lettura – sottolinea Raffaele Consiglio -. Da un lato rispecchia il calo della produzione di valore, dall’altro c’è la riduzione delle entrate delle famiglie, con conseguente perdita del potere d’acquisto. La cig non copre il 100% dello stipendio e a questo vanno aggiunti l’aumento dell’inflazione e la difficoltà a rinnovare i contratti, perché la controparte è in difficoltà, come nel caso della meccanica».

Un difficile contesto internazionale

Tra gli elementi all’origine di questa situazione c’è il contesto internazionale, ma non solo. «Vicenza – continua Consiglio – è la terza provincia italiana per export e l’incertezza verso il mercato Usa, molto importante, può incidere. Come dimostra il primo posto di Torino, pesa poi notevolmente la crisi del settore auto, che nel Vicentino occupa migliaia di persone. Essenziale è leggere tutti assieme i problemi del territorio, perché già al congresso 2017 dicevamo che rischiavamo di perdere competitività rispetto all’Emilia Romagna, regione che oggi ha superato il pil del Veneto».L’impresa, secondo il segretario Cisl, non può essere l’unico attore: «Non basta da sola a creare ricchezza, ma serve una sinergia con il territorio, sia a livello regionale che provinciale. Vicenza è una realtà policentrica, nella quale manca una regia locale e questo ne fa una Cenerentola in cui le aziende vengono lasciate sole».





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