Smart destination: il nuovo turismo sfida l’autenticità?

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Smart destination e Smart City due concetti che conquistano sempre più terreno nel turismo. Intelligenza Artificiale, Realtà Aumentata e Big Data sono gli strumenti in grado di offrire nuove possibilità per rendere le destinazioni più accessibili e le esperienze di viaggio più personalizzate e immersive. In questo scenario le startup giocano un ruolo attivo nello sviluppo delle Smart City, cioè le città che utilizzano tecnologie digitali e dati per migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei turisti. Su questi temi, ma anche sugli eventuali rischi che ne possono derivare, si sono confrontate quattro startup, in occasione della recente edizione di Bit, in un panel coordinato da Flavio Tagliabue, segretario generale, Associazione Startup Turismo, per capire come si può costruire un equilibrio tra tecnologia e identità dei luoghi.

La realtà aumentata

A parlare di realtà aumentata è Francesco Diomede, director of business development di Augmented City, startup nata per offrire uno strumento che aiuta a comprendere cosa si sta osservando in una città. “Per comprendere i palazzi all’interno di una città abbiamo creato una tecnologia utilizzabile tramite smartphone – spiega Diomede -. I contenuti da veicolare sono molteplici e gli spazi possono diventare una vetrina dove inserire contenuti, ma possono essere utilizzati per campagne pubblicitarie, inserendo cartelloni e video promozionali sui palazzi, nelle piazze e nelle vie. Si possono arricchire gli spazi espositivi di una fiera – esemplifica -, scoprire le città con la gamefication”.

A fronte di tutto ciò il turista potrebbe avere una percezione errata del luogo? “La realtà aumentata va vissuta nel luogo dove ci si trova, offre contenuti che sono frutto di studio”, spiega ancora Diomede. I loro committenti sono le amministrazioni, che chiedono alla startup di far vedere quello che a occhio nudo non si vede, “il che può essere l’occasione per vedere i luoghi che non si possono più osservare”, partendo ad esempio dalle rovine.

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Tutto ciò è invasivo? Diomede rassicura su questo aspetto, semmai a suo dire può essere “un aiuto per il turista, non usiamo tecniche invasive, non aggiungiamo oggetti ai luoghi. Sul fronte della realizzazione vengono creati dei gemelli digitali del luogo da visitare o della città che sono i contenitori in cui posizionare i contenuti”.

Partita tecnologica a tre

Un territorio lo si può raccontare anche grazie all’intelligenza artificiale, unita all’uso dei big data e ai droni. È ciò che fa Immodrone, startup innovativa del Politecnico di Torino che ha al suo attivo una flotta di 1.500 piloti di droni, realizza foto e video dall’alto per il settore immobiliare e turistico. “Abbiamo raccontato storie di hotel e smart city e poi siamo atterrati nella Ai – spiega il ceo Simone Russo –. I droni stanno rivoluzionando diversi settori, il turismo e le smart city sono tra questi”.

Immodrone è una piattaforma di piloti di droni, sono assicurati, specializzati, certificati da Enac, dotati di tecnologie ispettive potenziate con l’intelligenza artificiale. Una formula che azzera i costi di trasferta per la realizzazione dei servizi in Italia. Prima le riprese venivano fatte con gli elicotteri e avevano budget improponibili. “Il drone mostra il territorio, i big data profilano in modo preciso il cliente, più di Facebook e di Google – commenta Russo -, l’intelligenza artificiale permette di distribuire gli annunci pubblicitari”. La startup realizza più di 9mila annunci pubblicitari al mese.

A detta del ceo il “ritorno sugli investimenti è elevato, pari a 10-15 volte l’investimento fatto”. Fanno video di un minuto, identificano quattro immagini di copertina, le testano, targhettizzano gli annunci pubblicitari su diversi target, classici e micro-target fatti sulla base dei big data e il sistema “migliora dell’1% al giorno”.

Data analysis

A intervenire al dibattito anche InsightUp, azienda start-up fondata nel 2022. La sua specializzazione è la data-drive solution per aiutare i clienti ad analizzare il loro business, prendere decisioni strategiche e migliorare i risultati attraverso strumenti di data analysis. Il target client è costituito da strutture ricettive medio-grandi di tutto il territorio nazionale.

Alla domanda su come le strutture ricettive siano posizionate nei confronti dei big data, Vittorio Dionisi, founder & ceo InsightUp, risponde che “l’adozione di tecnologia e data intelligence è appannaggio di qualche catena”, a suo dire l’accelerazione non si è mai avuta, invece data, Ai e realtà aumentata offrono possibilità enormi.

Il manager si sofferma sui vantaggi connessi all’analisi dei dati, a partire dalla facilità con cui si può “catturare il cliente e mantenerlo”, ma anche il fatto che permette di avere “una capacità di reazione prima degli altri”, offre la possibilità di “ampliare la visione aziendale, inoltre – commenta Dionisi -, capire cosa succede in azienda e nel mercato e avere una sintesi in pochi minuti è un grande vantaggio. E poi velocizza l’analisi dei dati, potendo analizzare circa dieci volte la quantità di dati analizzati prima nel 98% di tempo in meno”.

Tutto ciò accresce le competenze, ma nell’analisi dei dati non si può prescindere dal tema data quality, cioè di che tipo di dati si dispone. “Bisogna essere capaci di governare i numeri, così si possono creare strategie predittive”, afferma. I risultati delle strutture che utilizzano InsightUp rivelano un +25% di ospiti fidelizzati che ritornano, un +20% la media di aumento della marginalità e un +15% la media del tasso di occupazione.

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La difesa dell’autenticità

Ecosistema digitale a supporto del destination management per affrontare le sfide di uno spazio di vita condiviso. E’ ciò su cui lavora Factory, il loro ecosistema fornisce un framework integrato per la gestione di dati ed esperienze all’ interno di destinazioni turistiche. “Lavoriamo per destinazioni molto avanzate, che vogliono approcciarsi alle nuove tecnologie”, spiega Hubert Rienzner, ceo Factory e managing partner e co-founder Guestnet.

Il manager è favorevole al modello delle Smart destination, ma difendendo sempre “l’autenticità del luogo, trovando un equilibrio tra l’identità locale e le tecnologie che si adattano ai nuovi contesti tecnologici e sociali, con la sostenibilità ambientale e sociale al centro, valorizzando le differenze, riflettendo la cultura locale, ottimizzando l’efficienza operativa e promuovendo la resilienza”.

Alla domanda su cosa dovrebbe fare una destinazione domani per essere smart, secondo Rienzner dovrebbe “preoccuparsi degli equilibri e usare tecnologie a supporto delle esperienze del viaggiatore. L’Ai non sostituirà l’esperienza, ma la integrerà”. Dal canto suo Diomede porta l’attenzione sul fatto che “spesso si adottano tecnologie innovative, ma i cittadini non le conoscono”, da qui l’invito a semplificare l’accesso per aumentare la conoscenza degli abitanti del luogo che devono sapere “cosa offrono i loro comuni e territori”.

Stefania Vicini

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