L’OPINIONE DI UN LETTORE: La Poitica come servizio – Valledaostaglocal.it

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Gentile Direttore,

permettete un opinione personale sulla spinosa questione dell’avvenuta modifica parziale alla legge elettorale e, al prolungamento del limite dei mandati per i sindaci.

Una premessa d’obbligo è il fatto che, le modifiche alla legge elettorale dovrebbero essere votate all’unanimità dell’Assemblea rappresentativa stessa. Proprio per il fatto che, l’insieme di tale Aula dovrebbe raffigurare la cittadinanza intera: con le sue rispettive differenze di idee e culturali (tralasciando ovviamente il fatto che, all’interno dell’attuale Consiglio Valle, vi sono movimenti e forze politiche nate in corso di legislatura: e dunque non elette dai valdostani).

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Riguardo dunque al tema centrale della possibilità data all’elettore di esprimere più preferenze sulla propria scheda elettorale, le varie forze politiche, debbono perlomeno tentare un dialogo costruttivo e sereno tra loro. Ed il quale stesso, abbia financo come obiettivo, la materializzazione della nuova Raccomandazione alla pace divulgata da parte della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Nel quale encomio stesso, al paragrafo riguardante l’uguaglianza di genere, viene descritto appunto che: “(…) L’uguaglianza tra i generi fa parte dei diritti fondamentali delle persone ed è la premessa per ogni società che voglia dirsi autenticamente democratica.” Ed infine tale invito precisa financo che: “(…) è dunque compito degli Stati membri implementare la Raccomandazione ed assicurarne gli esiti (…)”. (Fonte: https://www.unesco.it/it/temi-in-evidenza/educazione/la-nuova-raccomandazione-sulleducazione-alla-pace/ ).

Dunque, se davvero si vuole rispettare la predetta Raccomandazione, così da dimostrare financo concretamente la rispettiva autentica democraticità, vi è la necessità di redigere un correttivo al testo appena approvato da parte di una risicata maggioranza all’interno dell’Assemblea stessa. Il cui emendamento tenga conto dei predetti principi e pertanto l’attuazione di un meccanismo il quale, potrebbe aiutare in modo effettivo alla realizzazione della equa raffigurazione dei generi all’interno del Consiglio Valle stesso. Con la giusta parificazione dei generi financo in Giunta regionale.

Sempre riguardo alla predetta Raccomandazione, essa rammenta financo che, spetta in particolare alle istituzioni e alle forze politiche le quali le compongono: uniformarsi a tale Raccomandazione e di conseguenza legiferare in tal modo.

Per quanto riguarda l’elezione diretta del Presidente della Regione, è bene ricordare che, la Valle d’Aosta – come ha sottolineato appropriatamente qualche Consigliere regionale – ha una conformazione istituzionale particolare. In quanto prevede già più poteri accentrati nel ruolo della Presidenza della Regione stessa. Pertanto, in modo obiettivo ed imparziale da parte di tutte le forze politiche in campo, vi è la necessità di un ragionamento approfondito sul fatto che, la nostra Regione avendo appunto una architettura istituzionale diversificata dalle altre realtà italiane: dovrebbe astenersi dal redigere una Legge elettorale di tipo Presidenzialista. Proprio per evitare l’eccessiva concentrazione di potere in codesto determinato ruolo. Il quale quest’ultimo stesso, con la elezione diretta da parte degli elettori e verso il candidato a Presidente di Regione: conferisce a tale soggetto già particolari e consistenti prerogative.

In relazione invece al dossier concernente i limiti dei mandati per i Sindaci dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti – ovvero la quasi totalità dei comuni valdostani – e per comprendere al meglio la delicatezza di tale questione: risulta essenziale ricordare la legge 81/1993. Ossia la normativa la quale, introduce e declama appunto l’elezione diretta dei sindaci. E nella quale stessa all’art. 13, si definiscono “I poteri del Sindaco”. 

Tuttavia nella medesima legge e all’art. 2, il legislatore stabilisce financo la “Durata dei mandati del Sindaco” (con il successivo ampliamento del periodo della legislatura da 4 a 5 anni – legge 120/1999 art. 7).  

Codesto limite di mandato pensato dal corpo legislativo appunto per il fatto che, tale ruolo istituzionale locale e con i poteri conferitogli dalla predetta disciplina, senza un giusto limite di mandato, potesse arrecare situazioni di nepotismo e subornazione di vario genere.

Peraltro sempre riguardo alle elezioni comunali, e per ovviare al fatto davvero anomalo e negativo della impossibilità di scelta di più liste elettorali da parte degli elettori – ovvero la ormai perenne lista elettorale unica e senza alcuna alternativa – le varie forze politiche in campo, dovrebbero perlomeno proporre liste di candidati idonei e alternative tra loro. In modo tale da risolvere questo evidente vulnus democratico ultradecennale.

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È tuttavia financo certo che, per realizzare il conseguimento di tali  diversificate agende, le varie forze politiche, necessitano di un imprescindibile esistenza sul territorio ed in modo concreto. Facendo sentire alla cittadinanza la rispettiva presenza. Rendendo così partecipe l’intera comunità sulle varie questioni in esame e da affrontare.

D’altronde, qualsiasi Amministrazione pubblica, senza una vera opposizione vigile, costruttiva, critica nel merito e la quale sappia tuttavia argomentare la rispettiva idea di comunità in modo civile ed educato: rimane inesorabilmente indietro. Ancorata al distorto e deleterio pensiero unico, il quale stesso alla lunga: non porta in alcun modo a risultati soddisfacenti e al bene dell’intera comunità.

Ora, permettete di soffermarmi soltanto per qualche riga nell’affrontare sinteticamente financo il tema del cosiddetto “spopolamento dei piccoli centri”: e che ahinoi la Valle d’Aosta non è esime da questo problema. Soprattutto in quei piccoli Comuni al di fuori del circuito turistico, con poche risorse economiche a disposizione e dunque in perenne difficoltà.

Tuttavia invertire tale tendenza è possibile. Attuando politiche diversificate: aumentando financo in particolar modo i servizi al cittadino, ma non solo. Bisogna dare la possibilità per chi decide di restare, nel realizzare i rispettivi “sogni” di vivere una “buona vita” in una autentica Comunità: la quale quest’ultima stessa, sia in grado di ascoltarsi e rispettarsi reciprocamente.

Si rimanda dunque al seguente link, il quale articolo propone qualche idea alla risoluzione di tale questione: (https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-i-luoghi-demograficamente-rarefatti ).

In ultima analisi, noi abbiamo bisogno di una diversa concezione della parola Politica. La “Politica come servizio”, non come mezzo per esercitare il proprio potere per scopi personalistici e carrieristici illimitati.

Abbiamo dunque bisogno della Politica la quale svolga il rispettivo esercizio nell’esclusivo interesse del bene comune. E che dopo aver espletato 3 mandati di legislatura consecutivi – 15 anni – lascia il testimone alle nuove generazioni. In modo tale da poter realizzare società più giuste, inclusive, partecipative, sempre al passo con i tempi e democratiche. E’ questo il fulcro della questione.

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Al riguardo di questo ultimo tema, si rimanda ai seguenti link. Ovvero a due articoli in relazione all’argomento stesso, ed i quali spero possano contribuire nel comprendere il valore di tale materia:

(https://www.sussidiarieta.net/cn4367/conoscere-per-decidere-la-politica-come-servizio.html );

(https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/che-cos-e-il-bene-comune-che-va-visto-e-salvato ).

J’arrive à la fin de cette mienne, en rappelant précisément Alexis de Tocqueville qui affirmait que :

“Lorsque le citoyen est passif, c’est la démocratie qui tombe malade”;

“La démocratie est le pouvoir d’un peuple informé”;

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“La presse est par excellence l’instrument démocratique pour la liberté”,

“C’est dans la petite ville que réside la force des peuples libres. Les institutions communales sont pour la liberté ce que les écoles primaires sont pour la science, elles la mettent à la portée du peuple.

Sans les institutions communales, une nation est capable de se donner un gouvernement libre, mais manque l’esprit de liberté”.

Ringrazio per il tempo dedicatomi.

Cordiali saluti

(lettera firmata)

Gentile Lettore,

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ho letto con attenzione la lettera riguardo la modifica parziale alla legge elettorale e il prolungamento del limite dei mandati per i sindaci, e desidero esprimere il mio pieno accordo con alcune delle considerazioni avanzate.

Innanzitutto, ritengo che sia cruciale che ogni modifica alla legge elettorale sia il frutto di un dialogo ampio e costruttivo, coinvolgendo tutte le forze politiche in campo, e che tale dialogo possa riflettere davvero le istanze della cittadinanza valdostana, rappresentando una pluralità di idee e posizioni. La questione della parità di genere, in particolare, è un punto che non può essere ignorato. L’uguaglianza tra i generi è una delle fondamenta della democrazia, come giustamente sottolineato nella Raccomandazione della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, e dovrebbe tradursi in pratiche concrete all’interno delle istituzioni. Un intervento che favorisca una corretta rappresentazione dei generi sia nel Consiglio Valle che nella Giunta regionale è una priorità per il futuro della nostra regione.

In merito alla legge elettorale e all’elezione diretta del Presidente della Regione, è evidente che la Valle d’Aosta ha una particolare struttura istituzionale, che non può essere paragonata a quella di altre regioni italiane. La concentrazione di potere nelle mani di un solo individuo, come potrebbe avvenire con un sistema di tipo presidenzialista, rischia di compromettere l’equilibrio e la pluralità delle voci politiche. Il nostro sistema richiede una riflessione attenta per evitare il rafforzamento di poteri che potrebbero diventare eccessivi, limitando il pluralismo e la partecipazione democratica.

Un altro punto fondamentale sollevato dal lettore riguarda i limiti dei mandati per i sindaci nei comuni con meno di 5000 abitanti. È importante che le modifiche in questa direzione non ignorino il rischio di situazioni di nepotismo o di consolidamento di poteri troppo radicati. Un limite ai mandati è necessario per garantire un rinnovamento della classe politica, evitando l’eccessiva permanenza al potere di singoli individui. È anche essenziale che, in parallelo, si promuovano liste elettorali alternative e variegate, affinché i cittadini possano esprimere una vera e propria scelta, contribuendo al mantenimento della vitalità democratica.

Infine, il problema dello spopolamento dei piccoli centri è una realtà che non possiamo ignorare, soprattutto in quelle aree che non sono parte del circuito turistico e che soffrono per la carenza di risorse. È necessario affrontare questa sfida attraverso politiche che non solo migliorino i servizi al cittadino, ma che contribuiscano anche a creare un ambiente in cui le persone possano realmente progettare il proprio futuro. La politica deve servire la comunità, non solo gli interessi di chi la esercita, e deve concentrarsi sul bene comune, nella prospettiva di costruire una società più giusta e inclusiva.

Sono convinto che l’analisi e le riflessioni contenute nella lettera possano stimolare un dibattito costruttivo, che vada oltre le divisioni politiche, e che porti a una visione più equa e partecipativa per il futuro della nostra regione.

Ringrazio per l’attenzione e mi auguro che queste tematiche possano essere approfondite ulteriormente, con un coinvolgimento reale delle forze politiche e della cittadinanza. pi.mi.

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