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Gentili lettori,

se pensiamo all’etimologia comune delle parole che compongono il titolo di questo report ci viene in mente l’immagine di qualcosa che attraversa una direzione in senso obliquo, dando origine in Geometria agli angoli associatigli  quando riguarda due rette intersecate da una terza, che hanno impegnato tanti di noi negli esercizi sul tema degli angoli opposti, coniugati e così via.

Altri esempi..

Oppure, familiari a coloro che utilizzano il treno per gli spostamenti da casa al luogo di lavoro, le traversine sono quelle assi di cemento (una volta erano di legno e ancora resistono su alcune tratte) che tengono a debita e corretta distanza le rotaie. Per gli appassionati dello sport Nazionale Traversone è sinonimo dell’anglosassone “cross”, cioè un lungo passaggio del pallone dalle fasce laterali verso l’area di rigore. Riandando invece col pensiero a panorami marini, una barca a vela che sia spinta da un vento che proviene in senso perpendicolare al suo asse sta procedendo nell’andatura “al traverso”. Per inciso si tratta di una delle più efficaci se si sanno regolare bene le vele, conciliando la velocità con uno “sbandamento” non eccessivo. Ma restando a pelo d’acqua, i porti possono diventare meno sicuri quando sono investiti da venti “di traversìa” che rendono gli ormeggi meno stabili. Questa è un’accezione negativa del termine, tanto è vero che le difficoltà della vita sono dette anche traversìe, perché possono deviarci dalla rotta che immaginiamo ideale verso i nostri obiettivi, o mettere a rischio gli “ormeggi” delle nostre certezze.

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Più ottimisticamente, però:

esistono comunque anche significati da interpretare in senso positivo: sconfinando nel campo più psicologico, usare un pensiero “trasversale” significa un modo di ragionare che non segue la logica consequenziale causa-effetto, alla base di qualsiasi indagine scientifica dai tempi di Aristotele in poi, ma va a ricercare i collegamenti tra diversi aspetti e punti di vista, estendendo l’analisi anche a campi diversi da quello principale per trovare, attraverso similitudini e differenze, corrispondenze che in prima battuta non era stato possibile ricavare seguendo il percorso “rettilineo”, sequenziale, ma “osando” verso diversi sentieri.

Alcuni lo definiscono pensiero laterale, e come tutte le cose ha i suoi pregi e difetti: se da un lato sembra un allontanamento dalla “confort zone” della “logica fino a prova contraria”, che in un certo senso ci sgrava da responsabilità soggettive, dall’altro spesso è premessa indispensabile per una nuova scoperta, un’invenzione frutto di una creatività “esondata” al di fuori degli schemi usuali. Lo psicologo e saggista Edward De Bono, di origini maltesi, è stato uno dei principali fautori del “lateral thinking” sopra descritto, prendendo spunto dai suoi studi di medicina per diffondere poi le sue idee dalle cattedre di Oxford, di Londra, e alla Harvard University.

Questo o quello?

Ovviamente non esiste una contrapposizione tra i due possibili sistemi di pensiero: sono entrambi utili, a seconda della circostanza; per esempio, gli analisti dei mercati finanziari utilizzano sistemi ed algoritmi basati sulla logica della Matematica e sulle probabilità della Statistica.

Ma la cosiddetta “analisi intermarket”, che cioè associa nello studio tendenze che si sviluppano in diversi ambiti che riguardano asset diversi, è una preziosa alleata per meglio comprendere la portata di un fenomeno, l’ampiezza di un andamento che può essere già in atto, o meglio ancora, ipotizzato come scenario futuro.

Un esempio di analisi “trasversale” effettuata su asset diversi.

E cosa c’è di più diverso, rispetto all’ “alea” dei mercati azionari, dell’Oro, considerato il bene rifugio per eccellenza? Eppure, nonostante l’apparente inconciliabile loro natura, entrambi hanno raggiunto nei giorni scorsi nuovi massimi storici, una “corrispondenza d’amorosi sensi” che, presa ad irriverente prestito dal Foscolo, può meravigliare, se non si allarga l’orizzonte di pensiero a tutti i possibili fattori che hanno concorso direttamente o indirettamente ai recenti record. E questa analisi “olistica” permette, come vedremo tra poco, di delineare con più efficacia i possibili sviluppi futuri di un mercato, anche senza possedere quella “Celeste dote” che il Poeta nato nell’isola di Zante tributava agli umani più fortunati.

Indice S&P500 “convertito” in Oro

Vediamo allora il grafico del valore dell’indice S&P500 “convertito” in Oro, cioè dividendo la sua quotazione con quella del metallo giallo: quindi non espressa come solito in Dollari, ma in once d’Oro.

S&P index Gold troy

Vari fattori hanno influenzato nel tempo l’andamento di questo rapporto, ma se guardiamo al periodo di forte recupero dell’indice azionario partito dopo la crisi finanziaria del 2008, sembra che dopo il 2020 la linea azzurra si sia stabilizzata al di sopra della media storica di 1,63 e di quella che considera gli anni dal 2000 in poi, poco sotto 2,00. Questo perché ai rialzi dell’indice degli ultimi anni che hanno condotto ai recenti massimi storici è corrisposto un aumento del prezzo dell’Oro.

Se poi aggiungiamo alla “linea blu” l’evoluzione dei tassi di interesse a breve, che per il Dollaro sono rappresentati dai “Fed Funds”, il grafico risulta così:

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S&P index gold troyS&P index gold troy

Possiamo notare che nei periodi di maggior aumento del rapporto indice/oro, cioè prima del 2000, dal 2009 e dopo la pandemia del 2020, i tassi di interesse erano stabili su livelli bassi rispetto agli anni immediatamente precedenti.

Invece i periodi di maggior ribasso del rapporto avvenivano dopo che i tassi avevano raggiunto un “top”: e questo è avvenuto nel 2000, nel 2007 e nel 2019.

Il costo del denaro

In sintesi, il costo del denaro, parametro alla base di qualsiasi analisi finanziaria, ha avuto sempre un ruolo fondamentale: per l’indice azionario in quanto incide sulla redditività delle posizioni più speculative (che sono sempre basate su denaro preso a prestito), per l’Oro in quanto le quotazioni del metallo sono assimilabili a quella di una obbligazione “zero coupon”, che come l’oro basa il suo rendimento sulla differenza tra prezzo di acquisto e valore di rimborso, essendo entrambi gli asset privi di flusso cedolare per l’investitore.

Considerando i fattori “fondamentali”, le banche centrali di alcuni Paesi, Cina ed India in particolare, hanno fatto incetta di oro negli ultimi anni e questo ne ha fatto lievitare il prezzo fino ai livelli attuali: sul fronte azionario invece è stato l’esponenziale sviluppo delle nuove tecnologie a spingere l’indice verso Nord.

Nell’ultimo triennio si è ripetuta la situazione grafica del “top” della linea rossa del grafico precedente: in passato (2000, 2007, 2019) è sempre stato preludio di successiva diminuzione del rapporto indice/oro, affiancata da un calo dell’indice S&P500.

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L’evoluzione

Affinchè la prossima evoluzione della “linea blu” sia diversa, devono verificarsi entrambi, o almeno una, delle due seguenti condizioni: o l’indice, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, continua nella sua corsa verso l’alto al di là delle naturali “pause”, oppure l’oro recede dai recenti massimi.

Un prolungato calo del costo del denaro non avrebbe invece un ruolo analogo, almeno finchè non si stabilizzerà su livelli bassi per qualche anno; che come abbiamo visto finora, è la condizione migliore in assoluto a supporto della crescita della “linea blu”.

E allora ricorriamo infine al paragone con il “vento al traverso” che investe le vele di una imbarcazione: ogni “skipper” esperto in questi casi, invece dell’azione sul timone che rallenterebbe l’andatura, regolerà opportunamente le vele.

Tradotto in termini finanziari, una regolazione “fine” dell’asset allocation saprà meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi di ogni investitore, piuttosto di bruschi ribaltamenti delle posizioni, spesso dettati da fattori emotivi, anche e soprattutto nei potenziali momenti di “svolta” dei mercati.

Passiamo ora alla consueta analisi settimanale.

Andamento dei principali indici e mercati e commento .

indici azionari al 28.02.2025indici azionari al 28.02.2025

Mentre l’ultima seduta della settimana scorsa era stata caratterizzata da “sell-off”, venerdì 28 è stato anche fine mese e quindi ad un “ritorno di fiamma” verso le azioni del settore tecnologico si è aggiunto un po’ di “window dressing” per la chiusura di febbraio. Ciò non ha impedito ai principali indici USA di chiudere in negativo l’ottava, a fronte di listini europei sostanzialmente stabili, con un risultato complessivo che ha portato l’indice tecnologico Nasdaq  in territorio negativo da inizio anno, e anche sui singoli titoli che come solito analizziamo in dettaglio le chiusure sono ampiamente negative:

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indici usa . azioni singoleindici usa . azioni singole

 

Motivazioni?

Il clima geopolitico incerto e la conferma dell’arrivo del prossimo pacchetto di sanzioni commerciali a Canada e Messico sotto forma di aumento del 25% dei dazi hanno tenuto basso il morale e alto il livello del Dollaro (vedi più sotto); d’altro canto i rassicuranti dati sull’andamento dei prezzi dei generi di più largo consumo in Usa hanno provocato l’aumento dei flussi verso il reddito fisso, che si sono aggiunti a quelli attuati a scopo difensivo.

A livello settoriale…

Comune ad Europa ed Usa la debolezza del Tecnologico (-4,79% e -4,11% rispettivamente); segni abbondantemente positivi invece per il comparto Finanziario in senso “largo”, comprendente cioè anche l’assicurativo, che, banche europee in testa, sta dando molte soddisfazioni agli operatori.

A livello geografico…

Completiamo lo scenario con la borsa di Tokyo che sull’onda di dati macroeconomici non brillanti si allontana ancora da quota 40.000, chiudendo la settimana con oltre 4 punti percentuali di ribasso: più contenuto il calo dell’Hang Seng (-2,29%) che comunque mantiene comodamente il primato tra i principali listini nella performance da inizio anno con il suo +14,36%, con l’indice tedesco ed italiano a fargli compagnia sul podio: Dax +13,27%, FibMib +13,07%.

Riassumendo per quanto riguarda l’azionario:

Meglio di ogni ulteriore disamina vale il prossimo grafico, dove i vari settori azionari sono raggruppati in 4 categorie, a seconda del momento nel quale, all’interno di un “ciclo economico”, tendono a performare meglio:

  • in “Early” sono compresi i comparti che tipicamente si rafforzano all’inizio di quel ciclo, come l’Industriale e i Finanziari,
  • si passa ai “Mid” che comprende anche il Tecnologico,
  • ai “Late” che si distinguono nella fase di maturità di una economia, come l’Energia e i Beni Ciclici,
  • per finire con i “Rec” (recession) di fine ciclo come il Farmaceutico e le Utilities:

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Procedura celere

 

Nella decade conclusiva del mese appena trascorso, il progresso della linea di colore viola (“Rec”) sta appunto ad indicare che le preoccupazioni maggiori vengono ora dal pericolo recessivo, cui certamente gli eventi geopolitici e “doganali” contribuiscono nella percezione degli operatori. 

Obbligazionario

“Liberi tutti” sotto il livello chiave di rendimento del 4,50% sui Treasury: 19 bps di calo ulteriore fino all’attuale 4,23 sono “tanta roba” in pochi giorni, significano mal contati un 2 per cento in più sul prezzo di un titolo governativo decennale, che in un portafoglio bilanciato avrebbe pressochè compensato gli andamenti dell’azionario. Più contenuto (+0,58%) il rialzo delle quotazioni degli emittenti di rating inferiore.

E se sull’Europa la curva dei tassi ha “switchato” verso il basso con un movimento parallelo, in quanto le aspettative sulle politiche monetarie della BCE sono rimaste stabili, in Usa nella parte iniziale si è ampliato il differenziale 1-3 anni, passato da 17 a 28 punti base, dopo che gli ultimi dati economici hanno rinfocolato le aspettative di una FED più “morbida” nell’approccio monetario:

eur e usd 1 weekeur e usd 1 week

Vedremo poi nel vecchio Continente l’impatto che avrà la recentissima decisione di Standard & Poor’s sul rating della Francia: se da un lato ha mantenuto la AA- sul debito sovrano di Parigi, dall’altro ha abbassato l’”outlook” da stabile a negativo, giustificando il pessimismo con le difficoltà del Governo di mantenere il deficit a livelli contenuti. Se nel corso dei prossimi due anni, ha scritto l’agenzia nel suo report, non ci saranno miglioramenti su quel fronte, la prossima revisione del rating sarà in direzione Sud. La “Vie en Rouge”…? Se volete approfondire l’argomento, vi rimando al nostro report del 7 febbraio, quello intitolato “La Caduta degli Dei”, e alle conclusioni sul tema in esso contenute.

Mercato Valutario

Anche se come si diceva poco sopra le attese sulla FED sono migliorate, e i rendimenti obbligazionari sono scesi, l’apprezzamento del Dollaro Usa, che di norma non avviene in quei contesti, la dice lunga sull’incertezza geopolitica del momento: il Dollar Index ha guadagnato lo 0,87% e solo Yen e Franco Svizzero hanno “tenuto botta” anche se con rialzi inferiori (+0,32% e +0,28% rispettivamente) , ed essendo due tipiche divise premiate da uno scenario “risk-off”, il quadro è completo, e anche il regresso dei “cugini” del biglietto verde in Australia e Canada lo confermano.

E le Commodities?

Se avevamo definito nel precedente report ”piuttosto variegata” quanto a risultati la settimana allora conclusa, stavolta il “Peana” è generale, passando dal -10,30% del Gas Naturale al più contenuto -0,26% del Petrolio, mentre Oro e Argento hanno segnato -2,81% e -3,71%; ampie anche le variazioni delle Agricole che hanno spaziato dal -3,05% della Soia all’ ”amaro” -13,19% dello Zucchero.

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In quest’ultimo caso l’indebolimento del Real Brasiliano ha incoraggiato gli esportatori carioca ad aumentare l’export, favorendo il calo dei prezzi dovuto alla maggiore offerta. Il Caffè, che conclude quest’analisi (come nei menù dei nostri pasti quotidiani…) prosegue lo storno dai massimi registrati nel corso di febbraio.

Il nostro consueto indicatore, grazie al tardivo slancio dell’azionario nella seconda parte dell’ultima seduta, migliora leggermente rispetto al venerdì precedente ma resta in zona debole:

sentiment 28.02.2025sentiment 28.02.2025

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