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Con l’assemblea dello scorso 8 dicembre a Bologna è stata ufficializzata la nascita del Coordinamento Nazionale No Nato (Cnnn). Dalla discussione è emerso che il motore della costruzione del Coordinamento sono stati i comitati e gli organismi locali che hanno trovato in esso lo strumento per uscire dai confini territoriali e cimentarsi nella discussione, nell’elaborazione, nella progettazione. Potete parlarci del lavoro che il Cnnn ha fatto dall’8 dicembre a oggi?
Innanzitutto, vogliamo ringraziarvi per l’attenzione concessa al nostro tentativo di dare un più ampio respiro alle mobilitazioni condotte dagli organismi presenti a livello territoriale, di cui va comunque riconosciuta l’importanza. Dallo scorso dicembre ci siamo dedicati a darci una cornice organizzativa di base capace di dare gambe alle attività del Coordinamento, nominando una segreteria che riunendosi a cadenza regolare si è occupata di convocare le assemblee plenarie degli aderenti durante le quali vengono prese, con il metodo del consenso, le decisioni rilevanti. La segreteria gestisce inoltre la comunicazione esterna tramite l’invio di comunicati e aggiornamenti di varia natura ai numerosi contatti raccolti negli scorsi mesi e mediante la gestione di un canale Telegram al quale invitiamo a iscriversi (https://t.me/CoordNazNoNATO), in attesa di animare lo spazio virtuale gentilmente messoci a disposizione dagli attivisti del Comitato “No comando Nato né a Firenze né altrove”. Chi desidera entrare in contatto con noi può scrivere via mail.
La Terza guerra mondiale sta facendo passi da gigante, ma allo stesso tempo abbiamo visto che i piani della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti e Ue incontrano ostacoli e persino sconfitte. L’elezione di Trump ha acutizzato la guerra per bande tra i vertici dei gruppi imperialisti Usa che si scontrano e il caso “Usaid” ne è un esempio. E il “cessate il fuoco” a Gaza è una sconfitta per lo Stato sionista d’Israele e i suoi sostenitori: non hanno raggiunto nessuno degli obiettivi che si erano dati con l’aggravamento del genocidio nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Che valutazioni fa il Cnnn della situazione?
Facendo nostre le parole del Grande Timoniere Mao, grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente. Le contraddizioni sempre più acute che si palesano tra le oligarchie dominanti aprono spiragli a un rinnovato protagonismo dei ceti popolari anche nei paesi del sempre meno opulento Occidente, i cui bilanci risultano ormai dissanguati da dissennate politiche belliciste. La vera sfida del presente è costituita dalla capacità di individuare i mezzi e i modi per promuovere mobilitazioni che abbiano carattere di massa, capaci quindi di riequilibrare quei rapporti di forza che negli ultimi decenni hanno propeso a favore dei ceti dominanti favorendo nefaste tendenze alla rassegnazione e all’impotenza. Siamo consapevoli che si tratta di un compito di difficile e complessa realizzazione al quale crediamo che tutte le realtà politiche autenticamente antimperialiste, organizzate o meno, possano dare un contributo senza compromettere la propria autonomia d’azione.
Anche in Italia ci sono molti fronti di lotta aperti e tutti sono in qualche modo legati agli sviluppi e agli esiti della Terza guerra mondiale in corso, a partire dalle politiche di guerra e dall’economia di guerra imposte dal governo Meloni. Come può la lotta conto la Nato intercettare tutti gli altri settori delle masse popolari che si mobilitano e che filo conduttore c’è tra la lotta contro la Nato e quella per la salvaguardia del tessuto produttivo, ad esempio, oppure per la tutela dell’ambiente?
Le connessioni cui accennate nella vostra domanda diventano sempre più evidenti agli occhi delle persone, mano a mano che la crisi non solo economica ma anche istituzionale che attanaglia i paesi coinvolti nella guerra mondiale in corso colpisce più duramente le fasce sociali meno tutelate. Auspichiamo di rendere palesi tali connessioni a parti sempre più ampie della popolazione, dedicandoci a un paziente lavoro di divulgazione e sensibilizzazione e sfuggendo, per quanto possibile, alla repressione del pensiero divergente che è tipica dei tempi di propaganda bellicista in cui viviamo.
Chi sa, ad esempio, che il Pentagono è il peggiore inquinatore del pianeta?!
Ultima domanda. Quali sono le prospettive del Cnnn per i prossimi mesi? Ci sono iniziative in programma per il 4 aprile – 76° anniversario di fondazione della Nato? E, più in generale, quali attività vi proponete di mettere in campo per rafforzare la lotta contro la Nato e la Terza guerra mondiale?
Lo scorso 7 marzo ha preso avvio da Roma una serie di incontri che ci porterà nei prossimi mesi a presentare gli obiettivi del Cnnn in diverse regioni, grazie al patrocinio di alcuni degli organismi che hanno già dato la loro adesione e di altre organizzazioni che stanno comunque mostrando interesse verso il progetto del Coordinamento nazionale. Oltre a ciò, abbiamo lanciato un appello alla mobilitazione diffusa nei territori per le giornate del 4, 5 e 6 aprile, in concomitanza con il 76° anniversario della fondazione della Nato, convinti che solo mobilitazioni a carattere unitario possano acquisire nel tempo un carattere di massa. D’altro canto, ci stiamo impegnando anche in un lavoro di ricerca relativa alla presenza e alle attività della Nato in Italia, ricalcando almeno in parte la mappatura realizzata in Emilia Romagna. Cogliamo quindi l’occasione per fare appello a chi voglia offrire la propria collaborazione nell’attività di ricerca delle informazioni necessarie per elaborare tale mappatura, che in un primo momento sarà indirizzata a censire le infrastrutture militari Usa-Nato, in secondo luogo a individuare gli accordi tra università ed enti di ricerca con la Nato e infine a censire le aziende del comparto bellico legate al dispositivo euro-atlantico. Siamo infatti convinti che una mappatura così concepita possa rivelarsi uno strumento utile ed efficace per l’attività di divulgazione e sensibilizzazione che ci proponiamo di condurre. Per conoscere meglio i nostri propositi rimandiamo alla dichiarazione programmatica.
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