ecco quanto ha speso la Calabria dal 2019 a oggi

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Il rapporto dell’Anac inquadra un fenomeno costato complessivamente più di 2 miliardi alle casse del servizio sanitario nazionale. Per le Asp calabresi un costo di 6,5 milioni in 6 anni (e 1,7 nel 2024)


L’ultimo rapporto dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) prova a mettere in prospettiva il ricorso all’esternalizzazione di personale medico e infermieristico nel sistema sanitario pubblico. Formuletta burocratica che si traduce con l’utilizzo di medici e infermieri “a gettone” nella sanità del Paese. Fenomeno iniziato ai tempi della pandemia e diventato un business miliardario e diffusissimo.

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Qualche cifra: la spesa previsionale deliberata in Italia per medici e infermieri “a gettone” dal 2019 al 2024 è pari a due miliardi e 141 milioni di euro. Era pari a 1 miliardo e 827 milioni a fine 2023, con un incremento previsionale di 314 milioni nel 2024. Il numero restituisce le dimensioni di un affare che incide sul bilancio del sistema sanitario e rischia di eroderne la base: un medico “a gettone”, per quanto negli ultimi mesi le cifre si siano ridimensionate, guadagna molto di più rispetto a un collega che lavora per il servizio sanitario nazionale. Il rischio, oltre che finanziario, riguarda anche le capacità di attrazione degli ospedali pubblici.

Medici “a gettone”: nonostante gli appelli il fenomeno è in crescita 

Se n’è parlato molto anche in Calabria. Il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto è intervenuto spesso sul tema e ha spiegato ha scelto di ricorrere ai medici cubani anche per scardinare un sistema che costringeva alcune aziende sanitarie a pagare anche 150 euro all’ora ai gettonisti. Così, mentre un medico incardinato nel sistema pubblico costava al massimo 7mila euro al mese, lo stesso professionista al servizio di una cooperativa privata e per le stesse ore di lavoro, poteva costare anche 50mila euro al mese.

A metà 2023 la questione è esplosa in tutto il Paese: un anno e mezzo dopo, grazie al report dell’Anac, emerge che – con modalità diverse – il ricorso al personale sanitario “a gettone” continua.

Succede anche in Calabria: LaC News24 ve lo ha raccontato qualche settimana fa: l’Asp di Reggio ha disposto un nuovo bando con compensi di 80 euro all’ora per i camici bianchi per un massimo di 38 ore a settimana (circa 3mila euro a settimana). Un secondo tentativo, dopo che il primo bando era andato male, forse perché la paga prevista valeva la metà (40 euro). Siamo lontani dalle cifre astronomiche degli anni scorsi ma i cubani non bastano e la Calabria resta poco attrattiva per i camici bianchi.

Quello che il rapporto Anac rivela, però, è che nonostante la fine della pandemia e il decreto legge del marzo 2023 che prevede l’uso dei “gettonisti” solo come extrema ratio, il fenomeno è in crescita. Se guardiamo alla spesa effettiva messa a bilancio dalle varie Asl, nel solo 2024 la spesa per i “gettonisti” nella sanità italiana è stata pari a 457,5 milioni messi a bilancio.

I dati dell’Autorità nazionale anticorruzione chiariscono anche l’ammontare della spesa sostenuta dalle Regioni per coprire i buchi in organico nel 2024. Ci sono enormi differenze territoriali. In testa alla graduatoria c’è il Piemonte con 115 milioni di euro, seguito dalla Lombardia con 105. Chiude la Puglia con soli 171mila euro anche se ci sono Regioni come la Campania che non hanno speso nulla per i “gettonisti”.

Quanto ha speso la Calabria per i medici “a gettone”

La sanità calabrese è tra quelle che spendono di meno: 1 milione e 728mila euro nell’anno passato, pari allo 0,38% della spesa nazionale. La cifra sale a 2,5 milioni di euro se si considerano anche gli ultimi sei mesi del 2023. Fondi che vanno sotto la voce “servizio di fornitura di personale”, che non permette di distinguere tra medici e infermieri.

I dati forniti dall’Anac permettono di ricostruire anche la spesa per la Calabria tra il 2019 e la prima metà del 2023: sono 4 milioni (1,6 milioni alla voce medici “a gettone” più 2,4 milioni per la categoria generica “personale”). Sommati ai 2,5 dell’ultimo anno e mezzo si arriva a 6,5 milioni di euro per i 6 anni che vanno dal 2019 al 2024. Cifra non eccessiva se paragonata ai 184 milioni spesi dalla Toscana nel solo periodo 2019-2013 ma comunque – almeno in parte – sottratta al bilancio di un sistema sanitario pubblico che ha un disperato bisogno di risorse. Se, insomma, ci fossero stati medici a sufficienza, parte di quella somma sarebbe stata usata per assistenza e cure.

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Busia (Anac): «Organici più poveri e rischi per la salute»

È il senso del ragionamento del presidente Anac Giuseppe Busia, che chiude il rapporto ricordando che «come Anac siamo intervenuti, fra i primi, anche di fronte al Parlamento e al governo, a segnalare il fenomeno dei cosiddetti “medici a gettone”, la crescente esternalizzazione del personale sanitario, caratterizzata da contratti particolarmente onerosi per le amministrazioni, in cambio di servizi non adeguati, spesso con rischi per la salute dei pazienti».

Busia lancia un monito: «Si tratta di un progressivo impoverimento degli organici, perché medici ed infermieri in più casi preferivano lasciare il proprio impiego, attratti dalle più elevate remunerazioni riconosciute per le prestazioni di carattere interinale. Tutto questo, dando vita ad un circolo vizioso, a causa di una irragionevole concorrenza fra le diverse Asl, come emerge dalla nostra indagine conoscitiva. Ospedali e Asl pubbliche dispongono di eccellenti risorse professionali che, tuttavia, in molti casi non sono adeguatamente valorizzate e, anzi, sono spesso spinte verso altri approdi, privando le amministrazioni del loro patrimonio più prezioso».



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