Il gigante buono, 186 centimetri per 124 chili. È il 27enne teramano Marco Riccioni, pilone destro dell’Italrugby nel Sei Nazioni, unico atleta abruzzese doc tra gli azzurri. Una carriera da predestinato: è stato anche capitano della migliore Under 20 azzurra nella storia dei Mondiali, ha cominciato a giocare a Teramo, la sua città d’origine anche se è nato a Pescara, per poi approdare nell’Under 16 della Polisportiva L’Aquila Rugby e a seguire all’Accademia di Roma della Fir (Federazione italiana rugby) Under 18. Ma già a 17 anni si è trasferito a Calvisano dove ha vinto uno scudetto nel 2017, prima di compiere il salto alla Benetton Treviso.
Nell’estate del 2021, la chiamata dei Saracens, nel campionato di Premiership. Ma un nuovo infortunio al ginocchio in Nazionale contro i Pumas l’ha tenuto fermo per altri 322 giorni. È stato premiato quale migliore pilone destro della Premiership 2022-2023.
Riccioni, a che età ha iniziato a giocare a rugby?
«Da bambino ho praticato diversi sport tra sci, nuoto, calcio e triathlon, poi mia madre Luigina (Gina Di Benedetto, ndr), incontrò un suo vecchio amico che le raccontò le avvincenti avventure della pallaovale e lei mi convinse a provare. E così ho iniziato a giocare nel minirugby del Teramo, insieme a mio fratello Simone, più grande di due anni. Mia madre mi ha raccontato che sia io che Simone eravamo talmente stanchi che a casa non litigavamo più. Crescendo ho continuato con il rugby, mentre Simone è diventato un avvocato».
Chi è la persona che le ha dato la svolta nel mondo del rugby?
«Senza dubbio l’aquilano Fabio “Bubba” Andreassi e lo ringrazio per quello che ha fatto per me come allenatore nella giovanile della Polisportiva L’Aquila Rugby. È stato a scoprirmi come pilone destro».
Nel frattempo lei è impegnato nelle fila dell’Italrugby nel Sei Nazioni: ora bisogna almeno confermare il miglior piazzamento ottenuto lo scorso anno, il quinto.
«Non sarà facile, ma la volontà di tutti gli azzurri è sempre quella di fare bene e migliorare. La strada è in salita, perché le altre squadre ora ci aspettano e iniziano a guardarci in modo diverso».
Lei è l’unico atleta abruzzese doc nell’Italrugby: è un orgoglio?
«Sicuramente, sono onorato e spero di essere sempre all’altezza. Comunque non sono l’unico abruzzese nell’Italrugby. Non dimentichiamoci di Giovanbattista Venditti, ex azzurro e ora team manager, originario di Avezzano e del video analista, l’aquilano Massimo Lombardo. Inoltre tra gli azzurri c’è anche il tallonatore Tommaso Di Bartolomeo: è nato a Padova, ma il padre, Athos, è originario di Teramo (l’avanti però ha iniziato a giocare a rugby nel Veneto, ndr). Concluso il Sei Nazioni torno subito a Londra per giocare con i Sarancens».
A Londra vive da solo?
«Per ora sì, ma da giugno mi raggiunge la mia fidanzata Marta originaria di Milano. Galeotta fu una gara della Nazionale. Ci siamo conosciuti per caso a Treviso, nell’agosto di due anni fa, dopo la partita dell’Italia contro il Giappone. Lei si è unita alla festa successiva al test match. E così abbiamo iniziato a parlare e oggi siamo arrivati a decidere di convivere. Non è bello stare lontani: io sono sempre impegnato con la squadra inglese. Quando lei viene a trovarmi andiamo spesso a cenare fuori e visitiamo Londra. Ora però, come si dice, è tempo che metta la testa a posto. È bello mettere su famiglia. Vivremo a Londra? Ho un altro anno di contratto con il club inglese e quindi la capitale inglese sarà la nostra residenza. Quando scadrà il contratto con i Saracens, insieme a Marta decideremo cosa fare e dove sarà meglio andare ad abitare. Intanto voglio sempre ringraziare il professore Andy Williams che mi ha operato al ginocchio, dopo l’infortunio subito con la Nazionale contro i Puma di 4 anni fa e i Saracens che hanno messo a disposizione tutto quello che serviva per l’intervento chirurgico e mi hanno aspettato che tornassi in forma».
Torna a Teramo, la città dove è nato?
«Cerco di tornare il più possibile, ma non è così facile, visti i numerosi impegni con i Saracens e quelli dell’Itarugby. Scendo a Teramo per salutare i miei genitori, Antonio e Luigina, mio fratello Simone, tutti i parenti e gli amici. Mi fermo spesso a parlare con i miei concittadini della mia carriera rugbistica. Ho un po’ di nostalgia dell’Italia, quando si parla della pastasciutta e soprattutto il clima con meno piogge. A Teramo ho vicino la montagna e il mare, qui invece è quasi tutta campagna. Intanto la mia famiglia, lavoro permettendo, la incontro anche a Roma dove giochiamo le gare casalinghe del Sei Nazioni. Tra l’altro ho diversi parenti dalla parte di mio padre a Roma. E in questa edizione disputiamo 3 gare allo stadio “Olimpico”. Mia madre è la mia prima tifosa e spero di poter regalarle tante soddisfazioni, dopo i sacrifici che ha fatto per me, per portarmi a giocare a rugby».
Oltre a Teramo, altra tappa quando lei torna in Italia è all’Aquila, per le conviviali con il suo vecchio allenatore nelle giovanili della Polisportiva L’Aquila Rugby Fabio “Bubba” Andreassi.
«Con “Bubba” è un appuntamento fisso, perché con lui ho sempre degli scambi di idee sulle mie giocate in campo. Ultimamente però cerco di evitare le cene con Fabio e i suoi amici, perché sono molto belle e simpatiche, ma non si sa mai quando finiscono. Inoltre il coach è un bravo cuoco e le sue grigliate rischiano di farmi mettere qualche chilo di troppo. A parte gli scherzi la sua compagnia è bella, perché si può parlare di rugby, lui è molto esperto, e anche di questioni al di fuori della pallaovale. Ma come ho già detto, il tempo è poco ed è difficile salutare tutti».
Oltre al rugby, fa il tifo per qualche squadra di calcio?
«Sono un tifoso laziale sfegatato e lo sono diventato grazie a mio padre che mi ha trasmesso la passione per i colori biancocelesti. In Inghilterra non riesco a vedere le gare di calcio, visto che giochiamo quasi in concomitanza. Una volta però mi è capitato di andare ad Anfield a vedere il Liverpool: i ragazzi inglesi con cui sono andato allo stadio mi hanno comprato la casacca e la sciarpa dei “rossi” dicendomi “Da oggi tifi Liverpool”».
Per gli ultimi due incontri dei Sei Nazioni, l’Italia sarà impegnata a marzo il 9 alle 16 a Londra contro l’Inghilterra e il 15 a Roma contro l’Irlanda. I tifosi abruzzesi sono pronti a tifare Riccioni.
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