NOAA, SMANTELLATA L’AGENZIA: SOLIDARIETÀ A LAVORATORI E LAVORATRICI

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Sconcertante lo smantellamento della NOAA e l’attacco alle istituzioni scientifiche statunitensi

Assistiamo con sconcerto e preoccupazione a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove la seconda amministrazione Trump già dalle sue prime ore di mandato ha emanato una serie di Ordini esecutivi diretti a colpire istituzioni e organizzazioni scientifiche, oltre a bloccare lo sviluppo delle energie rinnovabili, aumentando al contempo la produzione di petrolio e gas.
La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’Agenzia federale che si occupa del monitoraggio di mari, oceani e atmosfera è stata tra le prime realtà a finire nel mirino, già dalla campagna elettorale. 

Creata nel 1970, l’Agenzia ha assunto nel tempo un ruolo di vitale importanza nelle previsioni e nelle allerte per uragani, tempeste e tornado. La NOAA, che ospita il National Weather Service, il National Hurricane Center e due centri di allerta tsunami, fornisce informazioni cruciali anche per aiutare le cittadine e i cittadini americani a sopravvivere alle emergenze meteorologiche. Sotto il profilo climatico, inoltre, ha da sempre un essenziale ruolo guida nel monitoraggio della concentrazione di anidride carbonica, metano e altri gas serra nell’atmosfera, in particolare nel centro di Mauna Loa. I dati della NOAA vengono utilizzati anche da molti Paesi che non possono permettersi un proprio monitoraggio meteorologico, nonché da ricercatori di tutto il mondo per analizzare i dati e promuovere studi scientifici.

Per l’amministrazione Trump, la “colpa” dell’Agenzia sarebbe quella di essere uno dei principali strumenti scientifici, fondamentale voce tecnica sempre accompagnata dai relativi dati, sui cambiamenti climatici e i loro impatti. Fumo negli occhi per un’amministrazione votata dall’industria fossile.

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E proprio la NOAA, dopo annunci e minacce, è stata vittima lo scorso giovedì di un’ondata di licenziamenti in tronco di scienziate e scienziati, lavoratrici e lavoratori, “rei” – agli occhi del presidente Trump e di Elon Musk – di minare gli interessi della nazione.
La scusa è quella di razionalizzare e contenere la spesa pubblica, ma è del tutto evidente che le ragioni sono semplicemente quelle di mettere un bavaglio alla scienza, in particolare alla scienza climatica e meteorologica, licenziando chi lavora da decenni su questi temi e con la volontà di sequestrare e oscurare tutti i dati, anche negli archivi storici.
Anche l’American Meteorological Society era in allarme, da settimane, avvertendo che “la profondità di questi cambiamenti non è chiara, ma sembra evidente che le attività di meteorologia e clima che conosciamo oggi non saranno le stesse domani”.

Come Italian Climate Network, esprimiamo la nostra massima solidarietà e vicinanza alle persone coinvolte e alla stessa Agenzia, nella speranza che questo “uragano” di negazionismo e contrarietà alla scienza presto perda potenza e si plachi.

Se oggi siamo consapevoli dei cambiamenti climatici, delle loro cause e delle relative soluzioni è grazie ai dati che elaborano, da decenni, organizzazioni e istituzioni scientifiche come la NOAA, anche collaborando con realtà simili in tutto il mondo, come il Copernicus Climate Change Service dell’Unione europea o la Japan Meteorological Agency, solo per citarne alcune. 

Spegnere la scienza non fa scomparire le estremizzazioni climatiche sempre più impattanti in atto sul nostro pianeta, anzi: diventeranno fenomeni ancora più pericolosi e costosi, perché dovranno essere combattuti con armi spuntate.

Quanto alla prevenzione, è evidente che se avvisi meteo sono rapidi e precisi le autorità hanno maggiori possibilità di salvare vite. I progressi nelle previsioni meteo hanno ridotto il numero di vittime di disastri legati al meteo in tutto il mondo, anche se la popolazione è aumentata e il clima è diventato più estremo. Senza dati scientifici e programmi di ricerca come quelli della NOAA, e con la politica di tagli e chiusure che l’amministrazione USA sta implementando, più persone rischieranno di morire a causa di eventi meteorologici estremi e disastri correlati.

La distanza espressa rispetto alle evidenze delle scienze climatiche  è anche alla base del ripetuto ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, forse addirittura dalla Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, e della mancata presenza degli USA nella riunione dell’IPCC avvenuta dei giorni scorsi in Cina (l’AR7 dovrebbe essere pubblicato nel 2029).

Il drastico ridimensionamento della NOAA non è solo un attacco alla scienza, ma un grave colpo alla sicurezza collettiva”, commenta Serena Giacomin, Direttrice Scientifica di Italian Climate Network.
Solo per citare un esempio recente, l’uragano Milton (ottobre 2024), che ha investito la Florida con una potenza distruttiva in aree densamente popolate, avrebbe potuto causare centinaia, se non migliaia di vittime. Invece, grazie ai sistemi di previsione e allerta della NOAA, alla professionalità dei suoi esperti e al sistema di protezione civile, il bilancio – pur tragico – è stato contenuto a 13. Eppure, l’uragano Milton è stato uno degli eventi più devastanti dell’intero 2024 e ha provocato danni da record alle infrastrutture: le stime variano tra 50 e 60 miliardi di dollari, rendendolo uno degli uragani più costosi nella storia degli Stati Uniti.
Anche questo dimostra quanto dati accurati e professionisti qualificati siano vitali per trasformare la scienza in soluzioni concrete per salvare vite. Senza strumenti di monitoraggio adeguati e con dati limitati, ci troveremo sempre più esposti, più vulnerabili e con meno possibilità di proteggere le nostre comunità, oggi e ancora di più in futuro.

Come associazione che fonda il suo attivismo sul rigore scientifico, in tempi bui quali quelli che stiamo vivendo vogliamo rilanciare con forza il messaggio della scienza, assicurando che continueremo con rinnovata energia ad attivarci affinché esso arrivi in tutte le istituzioni e a tutti i decisori politici, che hanno le leve per agire contro i cambiamenti climatici. E tra queste, certo, non potrà mai rientrare lo smantellamento di organismi scientifici e la riduzione al silenzio delle loro voci.

Immagine di copertina: Robert Hyatt, NOAA’s National Weather Service

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