La lite fra Trump e Zelensky allontana l’Europa dagli Usa? L’alta rappresentante Ue Kaja Kallas: «Il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader»

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Minacce di dazi, sgarbi diplomatici, aperture a Mosca e stop agli aiuti per l’Ucraina: le relazioni tra Bruxelles e Washington sono sempre più complicate

A poco più di un mese dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le relazioni tra Stati Uniti ed Europa hanno raggiunto uno dei punti più bassi della storia recente. Il presidente americano non è mai stato troppo incline a seguire le regole – comprese quelle non scritte – della diplomazia internazionale, ma in pochi si aspettavano uno strappo di questo genere tra Washington e Bruxelles. Dopo le minacce dei dazi, gli attacchi del vicepresidente J.D. Vance e lo sgarbo diplomatico sulle trattative con la Russia, l’Unione europea sembra più che determinata che mai a “sganciarsi”, per quanto possibile, dall’alleato americano. O almeno questo è quanto emerge da alcune delle dure reazioni che hanno fatto seguito al surreale incontro tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che rischia di trasformarsi nella proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.

L’Europa prende le difese di Zelensky

La presa di posizione più dura dei vertici comunitari viene da Kaja Kallas, alta rappresentante dell’Unione europea per la politica estera. «Oggi è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Tocca a noi, europei, accettare questa sfida», ha detto l’ex premier estone senza troppi giri di parole. Nello scontro tra Trump e Zelensky, Bruxelles sembra aver deciso da che parte intende schierarsi. «La vostra dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Siate forti, siate coraggiosi, siate senza paura. Non siete mai soli», ha scritto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, rivolgendosi direttamente al leader di Kiev. A prendere le difese di Zelensky è anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che pochi giorni fa è passato proprio dallo Studio Ovale e si è trovato a correggere una bugia di Trump in diretta tv. «La Russia è l’aggressore e l’Ucraina è il popolo aggredito… Sono cose semplici, ma è bene ricordarle in momenti come questo», scrive sui social l’inquilino dell’Eliseo dopo la discussione fra il presidente americano e quello ucraino.

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La solidarietà nei confronti di Zelensky non arriva solo dai vertici dell’Unione europea ma anche da buona parte dei capi di Stato e di governo del Vecchio Continente. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha scritto su X che la Spagna è al fianco dell’Ucraina, mentre il premier polacco Donald Tusk si è rivolto direttamente al leader di Kiev con un semplice messaggio: «Non siete soli». Ma l’elenco dei leader europei che hanno espresso sostegno a Zelensky dopo la sfuriata di Trump e Vance è lunghissimo e comprende, tra gli altri, il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz, il primo ministro olandese Dick Schoof, il primo ministro del Lussemburgo Luc Frieden e il primo ministro del Portogallo Luís Montenegro.

I Patrioti si sfilano

Le uniche figure di spicco della politica europea che hanno preso le parti di Donald Trump fanno tutte riferimento ai Patrioti, il gruppo politico che al Parlamento europeo raduna i principali partiti di estrema destra. «Oggi Trump si è schierato coraggiosamente a favore della pace. Anche se per molti è stato difficile da digerire. Grazie, Signor Presidente!», ha scritto su X il premier ungherese Viktor Orbán. A tifare per il presidente americano è anche Matteo Salvini, leader della Lega, che ha condiviso uno spezzone video dell’incontro con Zelensky e ha commentato: «Obiettivo PACE, basta con questa guerra! Forza Donald Trump». Stesso discorso anche per Alice Weidel, leader del partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland, che parla di un incontro «storico» e aggiunge: «Forza Trump e Vance!».

EPA/Jim Lo Scalzo | L’incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, 28 febbraio 2025

Tutti gli sgarbi di Trump all’Europa

La discussione fra Trump e Zelensky dentro lo Studio Ovale è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno creato distanza e diffidenza tra Stati Uniti e Unione europea, che pure sulla carta sono ancora alleati. Il presidente americano ha ripetuto più volte che introdurrà dazi sulle esportazioni del Vecchio Continente e ha accusato l’Ue di essere nata «per fregare» l’America. Nelle scorse settimane, sempre nell’ambito delle trattative per la guerra in Ucraina, l’amministrazione americana ha intavolato un negoziato con la controparte russa, escludendo però dal processo sia il governo di Kiev sia i vertici dell’Unione europea. Un vero e proprio sgarbo diplomatico, che ha mandato su tutte le furie i leader del Vecchio Continente.

A rendere ancora più esplicite le tensioni tra Usa e Ue ci ha pensato J.D. Vance. In occasione della conferenza di Monaco, il vicepresidente americano ha sferrato un attacco frontale e inedito contro l’Europa. «La minaccia più grande non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America», ha detto Vance poco prima di chiedere ai leader europei di eliminare i vari “cordoni sanitari” istituiti a livello nazionale ed europeo contro i partiti di estrema destra. E a proposito di estrema destra, c’è un’altra figura molto vicina a Trump che in Europa sta creando non pochi malumori: Elon Musk. Il miliardario americano interviene sempre più spesso nei dibattiti dei singoli Paesi europei, quasi sempre prendendo le parti dei partiti più a destra dell’emiciclo.

Le promesse di Merz e la prudenza di Meloni

Il progressivo allontanamento tra Stati Uniti ed Europa ha implicazioni tutt’altro che scontate non solo dal punto di vista commerciale e diplomatico, ma anche da quello militare. Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, i leader europei temono di non poter più fare affidamento sulla clausola di difesa collettiva della Nato, che più di ogni altra cosa garantisce oggi la sicurezza dell’Europa dallo spettro di un attacco militare russo. «Dobbiamo discutere sia con gli inglesi che con i francesi, le due potenze nucleari europee, se la condivisione nucleare, o almeno la sicurezza nucleare del Regno Unito e della Francia, possa applicarsi anche a noi», ha suggerito Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco, pochi giorni prima di vincere le elezioni. Anche la Germania, insomma, sembra pronta a prendere in considerazione l’idea di “sganciare” l’Europa dagli Stati Uniti e perseguire la tanto agognata «indipendenza strategica», a partire dalle politiche per la difesa.

Dall’altra parte, però, c’è anche chi spinge per una linea più prudente. È il caso del governo italiano, con la premier Giorgia Meloni che gode di buoni rapporti con Trump e viene vista da molti come possibile facilitatore del dialogo tra Washington e Bruxelles. Dopo lo scontro tra il presidente americano e Zelensky, la premier non ha rilasciato una dichiarazione di solidarietà nei confronti del leader ucraino – come fatto da molti colleghi europei – ma ha chiesto un incontro d’urgenza tra Stati Uniti, Europa e Ucraina: «Serve un vertice senza indugi tra Stati Uniti, Stati europei e loro alleati per parlare con franchezza di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall’Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni», afferma Meloni in una nota.Cia

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EPA | Una protesta a Berlino contro Musk, Trump, Putin e Vance

Foto copertina: EPA/Olivier Hoslet | L’alta rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas





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