L’assegno di maternità comunale rappresenta un supporto economico importante per le madri che non possono accedere alle indennità di maternità standard. Nel 2025, i criteri di accesso sono stati rivisti includendo soglie ISEE aggiornate secondo l’inflazione ISTAT.
Cosa è l’assegno di maternità comunale e chi può richiederlo
L’assegno di maternità comunale è un contributo economico previsto per sostenere le madri prive di accesso a indennità di maternità obbligatorie o con redditi bassi, stabilito dall’articolo 74 del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151. Questa misura è erogata dall’INPS su richiesta del Comune di residenza, ma la gestione amministrativa della pratica resta a carico del singolo Comune.
Il beneficio spetta alle donne che diventano madri biologiche o accolgono bambini tramite adozione/affidamento preadottivo e che rispettano criteri specifici stabiliti dalla normativa. Se la madre non è in grado di richiedere l’assegno, altri soggetti legalmente rappresentativi possono avanzare la domanda.
- Requisiti di residenza e cittadinanza: il richiedente deve essere residente in un Comune italiano al momento della nascita del bambino o dell’adozione. Sono inclusi:
- Cittadine italiane o di altri Stati UE.
- Cittadine extra-UE in possesso di un valido permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.
- Requisiti economici: per accedere all’assegno, l’ISEE familiare non deve superare la soglia di 20.382,90 euro nel 2025.
- Tutela della madre: possono beneficiare solo le madri sprovviste di copertura previdenziale obbligatoria oppure con indennità di maternità inferiori agli importi dell’assegno comunale, nei limiti di legge. L’indennità spetta inoltre a donne in situazioni lavorative precarie o disoccupate.
In alcuni casi particolari, il diritto all’assegno può estendersi a:
- Padri: se la madre è deceduta, abbandona il minore o in caso di affidamento esclusivo al padre.
- Adottanti o affidatari: quando il bambino proviene da contesti di adozione o affidamento preadottivo, l’indennità può essere richiesta dalla madre adottiva o da equivalenti figure legali, purché il minore rientri nella famiglia anagrafica del richiedente.
Oltre a questi requisiti, esistono limitazioni legali sull’accesso al beneficio. L’assegno è incompatibile con:
- Indennità di maternità concesse dall’INPS per altre forme di lavoro.
- Prestazioni assistenziali superiori o uguali all’importo dell’assegno comunale.
L’importo per il 2025 è pari a 407,40 euro mensili, con una durata massima di cinque mesi, per un totale complessivo di 2.037 euro. Questa somma viene corrisposta in un’unica soluzione dall’INPS, dopo le verifiche amministrative.
Casi particolari:
- Se la madre è minore d’età o legalmente incapace, la domanda può essere presentata dal padre, dai tutori legali o da altri soggetti autorizzati.
- Nei contesti di adozioni speciali (articolo 44, comma 3, della legge 184/1983), il genitore adottante non coniugato può richiedere l’assegno, purché il minore sia residente nella sua famiglia anagrafica e non in custodia presso terzi.
Tutti i dettagli normativi necessari per interpretare i requisiti dell’assegno sono contenuti nel decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive circolari INPS. Inoltre, il Dipartimento per le Politiche della Famiglia pubblica periodicamente aggiornamenti sulle soglie ISEE e sull’importo dell’assegno.
Ogni Comune potrebbe adottare procedure personalizzate per la raccolta delle domande. Pertanto, è consigliabile rivolgersi direttamente agli uffici competenti nel proprio luogo di residenza per ottenere istruzioni precise in merito alla documentazione richiesta.
Come presentare la domanda: requisiti e documentazione necessari
Per richiedere l’assegno di maternità comunale, è necessario presentare una domanda formale al Comune di residenza entro sei mesi dalla nascita del bambino, dall’adozione o dall’affidamento preadottivo. Il rispetto di questa scadenza è fondamentale per evitare la perdita del beneficio. Ogni Comune stabilisce procedure specifiche per la raccolta e la gestione delle domande.
Documentazione necessaria:
- Certificato di nascita del bambino o, in caso di adozione, il provvedimento ufficiale rilasciato dal tribunale.
- Una attestazione ISEE valida, aggiornata all’anno corrente. Questa certificazione è indispensabile per dimostrare che il reddito familiare rientra nei limiti fissati annualmente.
- Autocertificazione relativa ai requisiti legali, che include:
- Residenza nel Comune al momento della nascita o adozione.
- Status di cittadinanza o possesso di un valido permesso di soggiorno per i cittadini extra-UE.
- Dichiarazione di non aver diritto ad altre indennità di maternità (o indicazione di eventuali importi già percepiti).
- Copia del documento d’identità del richiedente.
Cittadine extra-UE: le madri non comunitarie devono presentare una copia del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo o della carta di soggiorno, rilasciati in conformità alle normative vigenti. Poiché i tempi di rilascio possono essere fino a 90 giorni, si raccomanda di avviare la procedura tempestivamente.
Nei casi in cui la madre non possa inoltrare la domanda, altri soggetti autorizzati (ad esempio il padre o un rappresentante legale) possono farlo. È necessario presentare documenti aggiuntivi per comprovare lo stato di tutela e la situazione familiare.
Casi particolari:
- Se il bambino non è riconosciuto dai genitori, la domanda può essere presentata dal tutore legale o dall’affidatario, sempre documentando adeguatamente la situazione.
- In caso di separazione legale tra i coniugi, la richiesta può essere effettuata dall’adottante o dall’affidatario, purché il minore sia parte integrante del nucleo familiare del richiedente.
Una volta inoltrata la richiesta, il Comune ha generalmente 30 giorni (o i tempi previsti dal regolamento comunale) per verificare i requisiti e inviare la pratica all’INPS. In alcuni casi specifici i termini possono essere estesi.
L’INPS, una volta ricevuta la domanda dal Comune, si occuperà della verifica dei requisiti fiscali e contributivi e procederà al pagamento del contributo se tutti i criteri richiesti sono rispettati.
Per monitorare lo stato della pratica, gli utenti possono accedere al servizio online dell’INPS denominato “Fascicolo Previdenziale del Cittadino”, autenticandosi con SPID, CIE o CNS. Il sistema mostrerà lo stato dell’istruttoria e le prestazioni approvate.
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