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La corruzione del potere nella celebre commedia di Gogol. In scena Rocco Papaleo

@ Anna Di Mauro, 28 febbraio 2025

Sempre attuale l’argomento, sempre irridente la sua rappresentazione. È L’ispettore generale del grande scrittore e drammaturgo russo Nikolaj Gogol’ che ambienta la sua satira feroce nella Russia del suo tempo, ma la scottante tematica è valida in ogni luogo e in ogni tempo, sicché accanto alla risata degli spettatori inevitabilmente striscia l’amara consapevolezza del marciume che alberga nella nostra società. L’ispettore generale che dà il titolo all’opera paradossalmente non sarà mai in scena, come il Godot di Beckett. Aleggerà come un fantasma sulla pièce che ritorna in palco grazie all’adattamento in un atto unico e alla regia di Leo Muscato, che ha steso una patina algida e malinconica, quasi spettrale, sulla vicenda tragicomica che vede protagonisti piccoli e corrotti funzionari scomodamente allocati (sono sempre in piedi) in un gelido e innevato avamposto russo, alle prese con la loro squallida vita, fitta di miseri espedienti moralmente esecrabili, dediti essenzialmente al proprio soddisfacimento, incuranti del benessere altrui che dovrebbero garantire.

Le decadenti funzioni nevralgiche del potere e di ciò che vi attiene sono tutte rappresentate: il podestà, il direttore sanitario, il direttore scolastico, il giudice, l’ufficiale postale, una coppia di oscuri e inutili nullafacenti, le civettuole e ambiziose moglie e figlia del podestà, il giovane squattrinato. Tutti sfiorano il grottesco, che si esprime in vezzi di garbato umorismo, in un susseguirsi di rutilanti scene corali, gradevolmente sottolineate dalle musiche originali di Andrea Chenna e scandite da una duttile scenografia strutturata da elementi evocativi costituiti dalle sagome delle casette del villaggio, poste intorno a una piattaforma girevole su cui insistono i vari ambienti, creando un suggestivo scenario rafforzato da artati cambi di luce e qualche immancabile fiocco di neve. La commedia, pare ispirata a Gogol’ da un fatto vero suggerito da Puškin a seguito dell’istituzione da parte di Nicola II nel 1836 in Russia di un organismo di controllo, è imperniata su un grossolano equivoco. Nel paesino in questione giunge la sconvolgente notizia che sta per arrivare un ispettore generale in incognito.

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Panico generale. Si cerca frettolosamente di porre rimedio alle magagne perpetrate fino a quel momento, ma i due nullafacenti credono di individuare l’ispettore in un giovane squattrinato e perdigiorno che soggiorna alla locanda con il suo affamato servitore. Da quel momento Chlestakov, alias il supposto ispettore, viene sommerso dalle attenzioni di tutti i funzionari, in primis del podestà che arriverà a prestargli soldi, casa, carrozza, fino a promettergli in sposa la figlia, mentre sogna una fulgida carriera a Pietroburgo. L’equivoco suscita ilarità nello spettatore che conosce la verità, come lo stesso Chlestakov, mentre tutti i personaggi ignorano la reale situazione, fino a quando una lettera del giovane indirizzata a Gogol’ stesso, regolarmente aperta e letta dallo scorretto ufficiale postale, rivela la vera natura del sedicente giovanotto che l’aveva scritta prima di involarsi, dopo avere spremuto come limoni i malcapitati “notabili”, ora piombati nella più nera delusione e disperazione.

La commedia fu malamente accolta dalla società russa di quel tempo per l’attacco al potere e per quella vena di totale pessimismo che la connota. I personaggi sono tutti perdenti, in un mondo che non concede nulla alla pietà, assolutamente negativi, dal primo all’ultimo, e inoltre il finale è aperto; erano delle novità inaccettabili che invece in seguito ebbero un gradito riscontro per gli innegabili effetti umoristici dell’opera. Persino lo Zar ne fu divertito e nel tempo “L’ispettore generale” venne considerata un capolavoro, pur nella spietata gravità della denuncia. La regia di Muscato, esteticamente creativa, pur essendo fedele al testo e all’ambientazione, innervata da un cast dinamico in cui emerge la figura del podestà di Rocco Papaleo, sobria e quasi malinconica, pur nella sua ridicolaggine, ha reso godibile la commedia che mantiene intatti la sua forza e il suo brio, acuiti dalla pantomima ieratica delle miserie umane.

L’ISPETTORE GENERALE
di Nikolaj Gogol’
adattamento e regia Leo Muscato
scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
musiche originali Andrea Chenna
con Rocco Papaleo
e con (o.a.) Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano di Cola e Marco Vergani
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e TSV – Teatro Nazionale

Al Teatro Verga di Catania fino a Domenica 2 Marzo



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