Spille, oversize e nostalgia Anni ’70. Spirito e idee dalle sfilate alla strada, le tendenze negli studiatissimi look di esperti (e aspiranti tali)

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Milano, 1 marzo 2025 – Nel 1528 Baldassarre Castiglione nel suo “Il libro del Cortegiano” scrive dei milanesi che “per i loro abiti eccessivamente ornati e stratagliati, in altre città sarebbero presi per buffoni” perché sovraccarichi di ornamenti e colori sgargianti, desiderosi di grandeggiare per guarnizioni e ricchezze. Ed ecco che 500 anni dopo Milano è la capitale della moda italiana e durante la settimana delle sfilate, insita una gara di esuberanza, folclore, giovialità, assistiamo a un vero decadimento di regole vestimentarie. E meno male – aggiungo – d’altronde la moda deve far sognare e sperimentare, alimentare vanità, eccessi e anche le indefinite cadute di stile (spesso rovinose) ammoniscono le noie di un mondo in scala di grigi. Come spesso accade è interessante osservare gli accadimenti tanto quanto parteciparvi e sono molti a girovagare per la città durante le Fashion Week in cerca di scatti, volti noti o semplicemente perché appassionati e desiderosi di ritagliarsi uno spazio di appartenenza con i loro simili. 

Geometrie Déco

Armati di studiatissimi look, che si entri o no alle sfilate, tutt’attorno si fa tendenza e attraverso l’obiettivo di Arthur Buoso, giovane e talentoso fotografo, possiamo far luce su quel che è, sarà e magari dovrebbe essere l’universo della moda streetstyle. A cominciare dalla variopinta capacità di esprimere la propria personalità qualsiasi sia l’attimo anagrafico, trasversale poi la spasmodica ricerca per il dettaglio: catene mixate a collane, orecchini che si fan cerchio, armature e geometrie déco abbinate a chignon, chiome naturali o impreziosite da treccine, stelline, luccichii. Tornate con elegante prepotenza le spille che da un po’ non si vedevano su baveri e revers, così come gli accenni country tra stivaloni e cappelli gaucho, e a non finire felpe oversize, colori pastello o luminosi arancioni, è un grande campo fiorito la moda. Ah, ci sono anche borse a forma di carpe (o è un salmone?). Povero Baldassarre Castiglione! Lo street-style è parte integrante delle sfilate soprattutto perché qui le proposte degli stilisti si fondono e si miscelano a quello che è l’interpretazione di chi i vestiti li porta, li ama e li vive. 

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ll ritorno della moda degli anni Settanta è nell’aria

Pantaloni revival

Abituati come siamo a discernere tessuti, drappeggi, orpelli, su modelle che camminano in un iperspazio non definito, finalmente li contestualizziamo in un ambiente simile al nostro. In passerella questa stagione abiti stratificati su pantaloni dal taglio anni ’70, spalline da baby doll, pizzi e ricami che cesellano sete ma anche chiffon e organza. Per una donna che non ha freddo, ma se c’è uno spiffero di troppo ci si copre con eco pellicce (Fendi), giubbotti oversize in pelle dall’ispirazione biker e paletot che sembrano ereditati da nonni gentiluomini. Anche la maglieria fa il suo glorioso ritorno, se prima solo con timidi scaldacuore e scialli a più giri, ora compaiono in versione mélange abiti morbidi da portare con o senza cintura in vita, su jeans indaco o con maxi disegno cashmere a più toni fluo sopra gonne midi dall’effetto metallizzato (Prada). Non deludono mai i completi, perché la praticità impone un rigore immediato quando ci si trova di fronte al guardaroba e si è in ritardo per uscire.

Colli di velluto e orli vivi

I designer rispondono a questa esigenza con giacche e pantaloni dal taglio maschile inserendo qui colli di velluto, là piume e orli vivi con profili asimmetrici (Alberta Ferretti). Piacciono anche i minimalismi da uniforme con colori che non oltrepassano il bleu, il grigio antracite e il nero inchiostro, abbinati spesso e da generazioni all’intramontabile camicia bianca. Quest’ultima viene fagocitata da maxi dress o portata come capospalla dai volumi importanti ma resta sempre possibile e malleabile nelle infinite varianti suggerite. Difficile annunciare una netta direzione verso cui la moda vorrebbe tendere, c’è chi sveste la donna ma le copre la testa con colbacchi (Dsquared2) e velette, chi invece la ingentilisce compiacendo i nostalgici e gonfia le manichette che lasciano intravedere guanti a contrasto come le nostre Nonne vittime dei modelli alla Jackie O’ (Gucci per l’appunto). Una cosa è certa, la moda italiana non manca di spirito e idee ma di compratori e autonomia di pensiero, il resto vien da sé.



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