Roma – Non solo petrolio, alla luce della transizione energetica e di una industria globale sempre più bisognosa di terre rare e minerali diversificare è divenuta la parola chiave per l’Arabia Saudita ed il settore minerario rappresenta già oggi il presente e il futuro della monarchia del Golfo.
ARABIA SAUDITA, DIVERSIFICARE PAROLA CHIAVE. DALLE TERRE RARE AL RAME FINO ALL’ORO PER RIMANERE LEADER
L’Arabia Saudita ha ben presto compreso come la chiave per mantenere un ruolo leader nello scacchiere politico ed economico mondiale fosse diversificare e distaccarsi gradualmente dal settore tradizionale del petrolio. Una mossa obbligata per la monarchia del Golfo a causa degli sforzi crescenti dell’Occidente sul fronte transizione energetica e di una industria globale che nei comparti chiave dell’innovazione tecnologica fa ampio uso di minerali e terre rare.
ARABIA SAUDITA, SETTORE MINERARIO VALE 2.500 MILIARDI
Ad oggi l’Arabia Saudita può contare su un settore minerario che vale circa 2.500 miliardi di dollari grazie ad un sottosuolo ricco di terre rare, fosfato, oro, zinco e rame.
Ed era all’incirca un anno fa che Bandar Alkhorayef, ministro saudita dell’Industria e delle Risorse minerarie, intervenendo al Future Minerals Forum, annunciava una rivalutazione del settore minerario Saudita da 1.300 miliardi di dollari agli attuali 2.500 miliardi di dollari grazie alla scoperta di nuovi sedimenti.
ARABIA SAUDITA, ACCORDI E PARTNERSHIP ESTERE PER CONQUISTARE IL MERCATO
Lo sviluppo del settore non si ferma solo ai confini nazionali con le operazioni di estrazione. All’aumentare della concorrenza che vede USA, Cina e in parte Unione Europea contendersi minerali e terre rare, la strategia dell’Arabia Saudita si è fatta sempre più aggressiva. Nel corso degli anni sono aumentati accordi e partnership dell’Arabia Saudita per andare a ricoprire un ruolo sempre più centrale nel settore a livello globale. Rientra in questo modus operandi l’accordo da circa 2.6 miliardi di dollari firmato tra Arabia Saudita e Vale, multinazionale mineraria con sede a Rio de Janeiro, espandendo così l’influenza della monarchia del Golfo anche nel mercato della produzione di rame e nichel, strategici per lo sviluppo delle nuove tecnologie.
Ulteriori accordi per circa 9 miliardi di dollari sono stati poi annunciati a fine novembre nel settore minerario e metallurgico, tra cui quelli con l’azienda indiana Vedanta e la cinese Zijin Group.
VISION 2030, LA TRANSIZIONE ECONOMICA DAL PETROLIO AI MINERALI
Progetti che rientrano all’interno di Vision 2030, la strategia saudita per diversificare l’economia dal petrolio e mettere in piedi un settore minerario in grado di rispondere alle sfide della transizione energetica e dell’economia globale. Per diventare, come già per il petrolio, un hub mondiale per terre rare e minerali da cui sempre più industria e tecnologia si troveranno a dipendere.
ARABIA SAUDITA-ITALIA, FIRMATO MEMORANDUM D’INTESA
Anche sotto quest’ottica si deve quindi leggere la missione italiana in Arabia Saudita che ha visto il ministro Mase Pichetto Fratin firmare oggi a Riad un Memorandum d’Intesa dalla validità di cinque anni che mira a rafforzare la cooperazione su transizione e sicurezza energetica.
La serie di appuntamenti ufficiali ha visto poi l’incontro del ministro italiano col ministro dell’Industria e delle miniere di Riad. “C’è stata una bilaterale dove abbiamo messo a punto i nostri rapporti per quanto riguarda la ricerca, per quanto riguarda il futuro dei minerali critici, con l’impegno europeo e l’impegno italiano, con la mappatura per l’Italia e quella che è la nostra esperienza su riciclo” ha dichiaro il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin a margine dell’incontro.
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