Strage di Torre, la procura chiede l’archiviazione per tutti e 15 gli indagati

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LUCCA. colpo di scena nell’inchiesta sull’esplosione della palazzina bifamiliare di Torre che provocò la morte di tre persone e il ferimento di altre due. Cinque mesi dopo la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini a 15 persone _ legate alla ditta che realizzò la rete del gas nel 1993, all’azienda che affidò quell’appalto oltre 30 anni e fa e la società di distribuzione del gas che aveva affidato la predisposizione per l’allaccio all’utenza nell’ottobre 2022 _ la procura, sulla base di nuovi accertamenti, decide di chiedere l’archiviazione del procedimento penale al gip Alessandro Trinci. E viste perizie e consulenze che hanno individuato con certezza la causa dei fatti contestati di esplosione, crollo e incendio rimanda tutto al giudice civile per le responsabilità e l’eventuale risarcimento del danno a carico di Ges-Am, Gesam Reti e Del Debbio. Ergo: i fatti contestati sono avvenuti, le cause sono state individuate in modo certo, ma non ci sono prove documentali e dichiarative per dimostrare con certezza la responsabilità personale per i lavori 1992-93 mentre per quanto riguarda l’allaccio all’utenza dell’ottobre 2022 chi ha lasciato aperta la valvola di sicurezza non ha colpe specifiche perché non esiste una disposizione che ne imponga la chiusura sussistendo argomenti tecnici che viceversa ne suggeriscono l’apertura.

Nessun colpevole

Per il pm Antonio Mariotti non ci sono elementi documentali per chiedere un processo nei confronti di Paolo Del Debbio, 65 anni, di Lucca, all’epoca direttore tecnico della Del Debbio spa, l’azienda che 33 anni fa effettuò i lavori dalla tubatura interrata del civico 7818 sulla via per Camaiore a Torre su incarico dell’allora municipalizzata Gesam, un intervento effettuato sotto la rete fognaria preesistente. Nessuna prova di un suo coinvolgimento nei lavori effettuati nell’area interessata all’esplosione del 27 ottobre 2022. Stesso discorso per Piero Brocchini, 78 anni, di Capannori, ragioniere-direttore di Gesa-Am e Riccardo Mazzoni, 83 anni, di Capannori, all’epoca direttore tecnico Gesa-Am. Per Maurizio Lazzari, 60 anni, lucchese, geometra della Del Debbio spa e responsabile del cantiere emerge dall’interrogatorio che il suo ruolo non era quello di ‘capo responsabile del cantiere’, ma di semplice geometra contabile. Quindi la colpa di non aver isolato la tubazione del gas dalla preesistente rete fognaria sovrastante e di non aver collocato la condotta entro un manufatto o un’altra protezione per i 3 metri precedenti e successivi non è a lui imputabile. Nessun colpevole per carenza di documenti sufficienti e di testimonianze viventi afferenti alla precisa ricostruzione delle cariche, dei ruoli effettivi e delle responsabilità in merito all’appalto e ai lavori eseguiti in maniera scorretta nel periodo 1992-93.

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Il mistero della valvola

Gesam Reti Spa, società di distribuzione del gas, aveva affidato la predisposizione per l’allaccio all’utenza del civico 7818 alla ditta Celfa. I lavori consistevano nella posa in opera di un tronchetto di tubazione fuori terra da saldare alla parte terminale della preesistente derivazione realizzata nel 1993. Era prevista anche l’installazione del riduttore di pressione, della valvola a sfera e della staffa destinata al montaggio del contatore per verificare i consumi. L’intervento però non venne ultimato. Dal momento che l’allaccio era incompleto avrebbe dovuto essere chiusa la valvola sotto strada che portava il gas. Invece, rimase aperta e non venne valutato il rischio derivante dalla formazione di atmosfere esplosive. Questo provocò un aumento della pressione da 2 a 4 bar e il metano accumulato nella tubazione trovò sfogo in un foro provocato da un fenomeno corrosivo. Attraverso il vicino pozzetto delle acque reflue, il gas entrò nelle condutture di scarico della rete fognaria e da lì nelle abitazioni di Franceschi e Pierini. Ma è proprio sul dovere di serrare la valvola sotto strada a monte della derivazione di utenza che ulteriori accertamenti del pubblico ministero _ a prescindere dal fatto che se fosse stata chiusa il disastro da fuga di metano non si sarebbe verificato _ hanno portato alla scoperta di una manca disposizione normativa che imponga la chiusura della valvola per evitare esplosioni. Dalle indagini della procura esistono sistemi di gestione “Qualità e Sicurezza” di città come Torino, Pisa e Prato similari a quelli di Gesam Reti spa e Celfa srl, e altri, come quello della città di Milano, che impone la chiusura della valvola ma solo per evitare allacci abusivi. Quindi per il sostituto procuratore Antonio Mariotti non appare provabile la colpa per non aver disposto quella chiusura della valvola da parte degli indagati. E per questo motivo chiede l’archiviazione anche per Ugo Fava, 74anni , lucchese fino al 21 ottobre 2022 presidente del Cda di Gesam Reti; Fabio Salvatore Vantaggiato, 64 anni, di Capannori, responsabile tecnico di Gesam Reti; Stefano Volpi, 63 anni nato a Lucca, dal 2002 direttore tecnico Ufficio e reti impianti di Gesam Reti; Stefano Braconi, 52 anni nato a Lucca, responsabile tecnico Ufficio e reti impianti; Alessio Dinelli, 59 anni, lucchese, ingegnere responsabile Ufficio e reti impianti Gesam; Nicola Pieri, 48 anni, di Lucca, geometra e dipendente Gesam Reti che era in possesso della chiave di manovra della valvola materialmente utilizzata dai dipendenti Celfa.la mancata chiusura. E ancora Federica Chierici, 46enne di Lucca, in qualità di presidente e ad di Celfa; Luca Gelli, 59 anni, geometra e responsabile tecnico di Celfa; Gregorio Mariano, 47enne di Monsummano, procuratore speciale Celfa; Elisabetta Giannecchini, 57 anni, di Lucca, procuratrice speciale Celfa e Ottavio Castelli, 26enne di Barga, geometra dipendente Celfa e supervisore dell’intervento di predisposizione di allaccio dell’utenza alla rete. Una decisione che farà sicuramente discutere. l

 



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