l sistema universitario italiano si trova ad affrontare una delle sfide più gravi della sua storia: il crollo demografico. Nonostante l’arrivo di ingenti finanziamenti, tra cui i 9,4 miliardi di euro previsti per il Fondo ordinario e oltre 2 miliardi l’anno fino al 2026 grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), la realtà per molti atenei italiani è tutt’altro che ottimistica. A lanciare l’allarme è stato Stefano Paleari, consigliere della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, durante il convegno “Per un’università nuova in un’Italia migliore” al Senato: “Alcuni atenei sono a rischio estinzione”.
La causa principale di questo allarme risiede in un fenomeno che ha ormai assunto dimensioni preoccupanti: l’inverno demografico. Il calo della popolazione giovane, che inizierà a farsi sentire in modo significativo a partire dal 2027, minaccia di ridurre il numero di potenziali studenti fino al 30% entro il 2040. Un cambiamento epocale che, se non affrontato con misure efficaci, rischia di ridurre drasticamente la base di utenti dei nostri atenei, minando la loro sopravvivenza e sostenibilità.
Paleari ha spiegato che la diminuzione delle nuove matricole, unita a una struttura degli organici sbilanciata, rappresenta una minaccia diretta alla stabilità del sistema universitario italiano. Se da un lato i numeri di docenti associati e ordinari sono elevati, dall’altro i tempi di ingresso per i giovani nel sistema accademico sono troppo lunghi, impedendo un ricambio generazionale efficace. La situazione è ulteriormente aggravata dall’eterogeneità tra gli atenei, alcuni dei quali vedono crescere il numero di docenti, ma contemporaneamente soffrono una riduzione degli studenti iscritti. Questo squilibrio rende sempre più difficile garantire una qualità dell’offerta formativa adeguata.
Il calo demografico e la carenza di nuovi studenti si intrecciano con un altro problema critico: la crescente richiesta di personale tecnico-amministrativo altamente qualificato, capace di adattarsi alle nuove tecnologie. La difficoltà di reperire figure adeguatamente preparate per gestire le innovazioni digitali e l’introduzione di nuove modalità di insegnamento rischia di rallentare ulteriormente il processo di modernizzazione dell’Università italiana, già alle prese con le sfide imposte dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione.
La questione demografica è quindi centrale nell’attuale dibattito sul futuro delle università italiane. Secondo Paleari, la risposta a questa emergenza non può essere soltanto finanziaria, ma richiede una revisione profonda della struttura e dell’organizzazione accademica. L’adeguamento alle nuove dinamiche demografiche e sociali richiede, prima di tutto, un ripensamento delle politiche di reclutamento e dei percorsi di carriera, per garantire che i nuovi giovani accademici possano entrare nel sistema senza ostacoli insormontabili.
Questa preoccupazione è condivisa anche da Ernesto Galli della Loggia, che ha denunciato come l’università italiana abbia smesso di pensarsi come un sistema al servizio della crescita culturale del Paese, concentrandosi invece sulla competizione tra atenei per guadagnare spazi sempre più ampi. “Quasi tutti i rettori sono ormai soliti vivere la loro carica come la tappa iniziale di un percorso di carriera ben maggiore, fuori dall’università”, ha affermato Galli della Loggia, sottolineando come l’università abbia perso il suo ruolo fondamentale di promozione della cultura e della ricerca scientifica.
L’allarme demografico e la conseguente crisi degli studenti iscritti sono una realtà che non può più essere ignorata. Se non si interviene in modo deciso e tempestivo, il rischio è che molte università italiane diventino sempre più marginali, incapaci di rispondere alle esigenze della società e di formare le nuove generazioni di cittadini e professionisti. Una preoccupazione che è stata ripresa anche dal sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha messo in guardia contro il pericolo di infiltrazioni straniere, ma che non ha dimenticato di ricordare la necessità di proteggere il sistema accademico da forze esterne.
Il futuro dell’Università italiana dipende da un approccio che veda la riduzione demografica come una sfida da affrontare con politiche lungimiranti. È necessario un rilancio delle iscrizioni, attraverso incentivi e progetti che coinvolgano attivamente i giovani, promuovendo percorsi formativi più inclusivi, tecnologicamente avanzati e più attenti alle reali esigenze del mercato del lavoro. Solo così sarà possibile preservare l’integrità e la qualità del sistema universitario, rendendolo più resiliente e pronto ad affrontare le sfide del futuro.
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