Il consenso dei mercati è unanime: nel corso del 2025 ci aspettano altri tre interventi della BCE sui propri tassi di riferimento, tre nuovi tagli al costo del denaro. Il primo è atteso per il 6 marzo, giorno della riunione del Consiglio direttivo della banca centrale a Francoforte. Del resto, Christine Lagarde l’aveva detto: le condizioni economiche in Europa sono ancora restrittive, lasciando intendere che ci sia ancora lavoro da fare per dare la giusta spinta alla crescita.
Quanto sarà il taglio della BCE il 6 marzo? Effetti su Euribor e IRS
Secondo le previsioni di tutti gli operatori di mercato, il prossimo taglio sarà di 25 punti base, portando il Tasso sui Depositi dal 2,75% al 2,50%. L’attesa è talmente consolidata che l’Euribor 3 Mesi si è già portato avanti, attestandosi in anticipo al 2,53% già a febbraio.
Anche l’IRS 20 ha risentito del clima, assestandosi al 2,41% a febbraio, 9 punti base in meno rispetto a gennaio (2,49%).
La nuova curva dei futures
Nelle ultime due settimane, la curva dei futures ha subito una lieve discesa, nonostante le notizie non proprio brillanti sul fronte inflazione nell’area euro. Sebbene si sia registrata una lieve risalita, sulla paura dell’inflazione ha prevalso la debolezza economica europea, che rende improbabile un peggioramento significativo della situazione.
Le previsioni rivedute e corrette per il futuro dell’Euribor 3 Mesi confermano ciò che ormai già sapevamo: il tasso toccherà il 2% a fine 2025, per fermarsi probabilmente appena sotto per buona parte del 2026. Attorno all’autunno prossimo, dovrebbe iniziare una lenta risalita, ma le previsioni di mercato suggeriscono che bisognerà attendere il 2030 per rivedere un Euribor ai livelli attuali, intorno al 2,40%.
IRS ed Euribor: la tanto attesa inversione dei tassi
Dopo il crollo di fine 2023, l’IRS 20 ha mantenuto una volatilità tutto sommato contenuta per tutto il 2024, oscillando entro un range di circa 40 punti base, ma restando lontano sia dal 3%, sia dal 2%.
Quando assisteremo allora all’inversione dei tassi, ovvero al ribaltamento della situazione che vede l’IRS 20 più basso dell’Euribor 3 Mesi, riportando il mercato a una condizione meno storicamente “insolita”? Potrebbe accadere già a marzo, ma anche nella più prudente delle previsioni non si andrà oltre l’estate di quest’anno.
Impatto sul costo dei mutui
L’inversione significa che i mutui a tasso variabile diventeranno automaticamente più convenienti di quelli a tasso fisso? Non è detto. Allo stato attuale, le banche continuano ad applicare spread molto alti sui mutui variabili, intorno a 70-80 punti base. L’offerta per il variabile, come ben sappiamo, ha ricevuto poca “manutenzione” nel corso degli ultimi anni, a differenza di quella per i mutui a tasso fisso.
Siamo inoltre alle porte della primavera, periodo spesso fecondo per offerte e promozioni. In sostanza, a decidere davvero quando i mutui variabili torneranno a superare i fissi in convenienza non saranno tanto i tassi, quanto le scelte commerciali degli istituti di credito, ovvero quanto e come decideranno di ridurre i propri margini.
Insomma, chi sta pensando ad un mutuo e valuterebbe il variabile, sarà bene che tenga d’occhio gli indici nei prossimi mesi.
E chi invece preferisce il tasso fisso?
L’IRS, anche dopo gli ulteriori tagli, molto probabilmente non subirà variazioni davvero significative, continuando a muoversi nel range dell’ultimo anno. Pertanto, chi desidera la sicurezza del tasso fisso può mettersi il cuore in pace e iniziare a muoversi concretamente, giusto in tempo per la partenza delle promozioni primaverili. Difficilmente attendere fine anno porterebbe qualche beneficio.
Dazi e situazione internazionale: elementi inevitabili di incertezza
Sebbene gli operatori di mercato diano ormai per certi i tagli della BCE, l’annuncio dei nuovi dazi statunitensi contro l’Europa da parte del presidente Donald Trump introduce nuovi elementi di incertezza. L’impatto sull’economia dell’eurozona sarà inevitabile e, se l’Unione Europea risponderà con contro-dazi, si rischierà un’ulteriore spinta inflazionistica, soprattutto nella forma di inflazione importata.
Tuttavia, se l’effetto sui fondamentali economici appare scontato, lo stesso non si può dire per la politica monetaria. I tre tagli della BCE previsti per il 2025 non sembrano in discussione, e il tema dei dazi appare già fattorizzato nei mercati.
In definitiva, conviene sì mantenersi pronti a incertezze e colpi di scena, ma tenendo a mente che i temi legati al costo del denaro non dovrebbero subire gli scossoni più vistosi.
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