Qualcosadisinistra.info – La premier promette dialogo. Ma è un falso movimento

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Alta adesione allo sciopero dei magistrati contro la riforma Nordio. «La separazione delle carriere e il sorteggio per il Csm minacciano l’autonomia, avremo pm controllati dall’esecutivo». Meloni per raffreddare lo scontro ha poco da offrire: sorteggio sì, ma temperato

VIZIO DI RIFORMA Vertice a palazzo Chigi: apertura al confronto per smentire la guerra ai magistrati

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L’ordine parte dalla premier in persona ed è comunque solo la conferma di una linea già adottata: Dialogo, Dialogo, Dialogo. Mentre i magistrati incrociano le toghe per protesta, la premier riunisce lo stato maggiore ed è tassativa. La riforma della giustizia non deve apparire come punitiva nei confronti della magistratura. Bisogna rassicurare gli elettori. Con lei ci sono il guardasigilli Carlo Nordio, i due vicepremier Salvini e Tajani, Maurizio Lupi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. A incaricarsi di sbandierare l’apertura più di ogni altro è Antonio Tajani, leader di Forza Italia e dunque principale sponsor della riforma. Risponde in aula al question time e abbonda in rassicurazioni: «Non ci sarà mai nessun tentativo di mettere i magistrati sotto l’ala del governo. Non vogliamo assolutamente travalicare i confini del potere esecutivo». La riforma, fa filtrare palazzo Chigi, «non è contro i magistrati ma nell’interesse dei cittadini». Poi sempre Tajani allunga il ramoscello d’ulivo: «Noi siamo pronti al confronto. Vedremo richieste e proposte e poi si vedrà».

Per confermare la volontà di «confronto costruttivo» il 5 marzo la presidente del consiglio vedrà l’Anm ma anche le Camere penali, gli avvocati. Mossa abile dal momento che mentre l’Associazione nazionale magistrati insisterà per cassare in blocco la separazione delle carriere le camere penali insisteranno con identica foga per mantenerla intatta. Sempre per evitare di gettare benzina sul fuoco i commenti sullo sciopero sono ridotti all’osso. Ma la Lega, a differenza dei centristi, non abbassa i toni. I ministri si adeguano e non mitragliano. L’ex magistrata Simonetta Matone, per il Carroccio, spara a zero: «Lo sciopero è un’offesa all’Italia. Le toghe che usano la Carta per attaccare il governo non la hanno letta o non la hanno capita».

Cosa può offrire Giorgia Meloni ai magistrati? Poco. La linea continua a essere quella già

fatta balenare nelle settimane scorse: nessun ritorno indietro sulla separazione delle carriere ma leggi di attuazione concordate con la magistratura per addomesticarne un po’ l’impatto. Il governo non rinuncerebbe al sorteggio per il Csm, considerato l’unico strumento in grado di debellare il potere delle correnti, ma lo trasformerebbe in quello che in gergo si definisce «sorteggio temperato». Sarebbe un po’ come il sorteggio pilotato in ambito sportivo: la sorte dovrebbe cioè poter scegliere solo all’interno di una platea ristretta e selezionata. In più si aggiungerebbe l’introduzione delle quote rose.

Da via Arenula negano che il vertice di maggioranza abbia deciso di offrire queste contropartite. I termini del possibile dialogo saranno indicati solo dopo gli incontri del 5 marzo. Proprio i centristi, sia Forza Italia che Noi Moderati, sembrano i più aperti. «Non si può dire che il testo non si tocca. Se si dialoga non si può partire con nessun paletto», commentano dal partito di Lupi. Ma l’eventualità di un ritorno indietro sui due temi che i magistrati considerano inaccettabili, separazione dei Csm e sorteggio temperato o meno che sia, non sembra nel novero delle possibilità reali.

Il Colle segue la situazione senza commentare anche se naturalmente col massimo interesse e con notevole preoccupazione per lo scontro tra poteri dello Stato. Da un lato ogni segnale di dialogo viene accolto positivamente, tanto più che proprio in quella direzione Sergio Mattarella ha sempre spinto. Dall’altro i margini di dialogo del governo, se verrà confermato che si tratta solo del sorteggio temperato e della disponibilità a discutere le leggi d’attuazione, non sembrano affatto sufficienti a disinnescare lo scontro.

Per Giorgia Meloni l’importante è contrastare l’immagine di un governo nemico delle toghe e che mira a metterle sotto il suo controllo. Non è un’impresa facile.

 

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