Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza TAR: Barclays vince, i cittadini restano senza tutela

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Un duro colpo per i mutuatari italiani con mutui indicizzati al franco svizzero (CHF). La recente sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del TAR Lazio, annullando il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che nel 2018 aveva riconosciuto la scarsa trasparenza dei contratti Barclays. Una decisione che lascia migliaia di famiglie senza alcuna tutela.

La vicenda giudiziaria: Barclays contro AGCM e i consumatori

Nel 2018, l’AGCM aveva stabilito che i contratti di mutuo indicizzati al franco svizzero venduti da Barclays tra il 2003 e il 2010 non rispettavano il principio di trasparenza previsto dal Codice del Consumo. Secondo l’Autorità, le clausole contrattuali erano formulate in modo tale da rendere difficilmente comprensibili i rischi legati alla doppia indicizzazione, finanziaria e valutaria. Per questo motivo, Barclays era stata obbligata a pubblicare un estratto del provvedimento sul proprio sito web per venti giorni consecutivi.

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Tuttavia, Barclays ha presentato ricorso al TAR Lazio, che nel 2023 ha confermato la decisione dell’AGCM. La banca, decisa a cancellare ogni responsabilità, ha quindi impugnato la sentenza davanti al Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso, sostenendo che le clausole erano chiare e comprensibili e che il rischio fosse noto ai mutuatari fin dalla sottoscrizione del contratto.

La decisione del Consiglio di Stato e le sue conseguenze

Il 20 febbraio 2025, il Consiglio di Stato, con una sentenza firmata dai magistrati Giancarlo Montedoro (Presidente), Giordano Lamberti, Davide Ponte (estensore), Lorenzo Cordi’ e Thomas Mathà, ha annullato la decisione dell’AGCM e dato ragione a Barclays.

Secondo il Consiglio di Stato:

  • Le clausole contrattuali erano chiare e comprensibili per il consumatore medio.
  • I meccanismi di doppia indicizzazione non erano ingannevoli, in quanto spiegati nei contratti.
  • I mutuatari erano consapevoli dei rischi di cambio legati al franco svizzero.
  • L’AGCM non aveva fondati motivi per sanzionare Barclays.

Questa sentenza crea un pericoloso precedente che potrebbe rendere ancora più difficile per i mutuatari ottenere giustizia nei tribunali italiani. Molti giudici di merito hanno riconosciuto le anomalie di questi mutui, ma ora il Consiglio di Stato ha di fatto dato una protezione aggiuntiva a Barclays.

Una sentenza “già pronta nel cassetto”?

Un aspetto particolarmente sospetto è la tempistica con cui è stata emessa la sentenza del Consiglio di Stato. La decisione è arrivata in meno di una settimana, un fatto molto raro per procedimenti così complessi. Questo porta a chiedersi: era una sentenza già scritta? Possibile che fosse già pronta nel cassetto, in attesa solo di essere pubblicata? Questo elemento, unito al contenuto della decisione, rafforza i dubbi sulla parzialità dell’esito.

Ma il contratto era davvero chiaro?

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Molti esperti legali e finanziari contestano questa decisione, sottolineando che:

  • Se il contratto fosse stato chiaro, non sarebbero state necessarie perizie tecniche e battaglie legali durate anni.
  • Se i giudici stessi danno sentenze opposte su casi simili, significa che il contratto non è affatto chiaro nemmeno per gli esperti del settore.
  • Il tasso di cambio applicato da Barclays è superiore al tasso di mercato, generando un debito extra ingiustificato per il cliente.

Un caso esemplare è quello di Sheila Meneghetti, vicepresidente dell’Associazione Tuconfin e una delle fondatrici del movimento contro i mutui Barclays.

Meneghetti ha contratto un mutuo nel 2007 per 170.000 euro, ma oggi, dopo aver già versato circa 200.000 euro in rate, si ritrova con un debito residuo di 213.132,78 euro. La doppia indicizzazione e il meccanismo del cambio hanno trasformato un normale mutuo in una trappola finanziaria, obbligandola a vendere la casa e ad accollarsi ulteriori 24.000 euro per chiudere il debito.

La sentenza della Cassazione: una decisione superficiale e in contrasto con la propria giurisprudenza

A peggiorare la situazione, è arrivata anche una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha rigettato le richieste dei mutuatari con una decisione sbrigativa e scarsamente motivata.

A differenza della sentenza n. 23655 del 31 agosto 2021, che formulava ben tre principi di diritto chiari e vincolanti per la successiva giurisprudenza, questa nuova pronuncia non stabilisce alcun principio di diritto, riducendo di fatto la sua valenza nomofilattica.

Inoltre, la decisione della Cassazione è entrata in aperto contrasto con la sua stessa sentenza del 2021, in particolare per quanto riguarda l’efficacia probatoria della delibera AGCM. Proprio per questa contraddizione, la Corte ha deciso di compensare le spese processuali.

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Questa situazione avrebbe imposto la rimessione alle Sezioni Unite della Cassazione, come richiesto sia dalla Procura Generale che dai legali dei ricorrenti, per garantire un’interpretazione univoca e conforme al diritto europeo.

Secondo gli avvocati dei mutuatari, questa sentenza frettolosa e superficiale è in contrasto con il diritto UE e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, ma purtroppo non è più impugnabile e determina il giudicato nel rapporto tra i mutuatari e Barclays.

Azione contro lo Stato italiano: la strada del risarcimento

Di fronte a questa ingiustizia, gli avvocati ritengono proponibile un’azione contro lo Stato italiano per risarcimento danni, ai sensi della legge n. 117/1988, modificata nel 2015 proprio per adeguarsi alle condanne dell’Italia da parte della Corte di Giustizia UE.

L’accusa? Violazione del diritto UE e mancata applicazione della giurisprudenza europea, con grave danno ai consumatori italiani.

E ora? Quali sono le prossime mosse?

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L’Associazione Tuconfin, insieme ad altri gruppi di tutela dei consumatori, sta valutando:

  • Un ricorso a livello europeo presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
  • Un’esposto alla Commissione Europea per mancata tutela dei consumatori.
  • Una denuncia per possibili conflitti di interesse nella gestione del caso.
  • Una campagna mediatica per portare la vicenda all’attenzione dell’opinione pubblica.

La domanda che rimane è chiara: lo Stato italiano è dalla parte dei cittadini o delle banche?



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