«Francesco è il compagno di strada di tutti i rifugiati»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Francesco che dà la mano ai rifugiati in fila per strada. Mentre varca la soglia del Centro Astalli. Nelle stanze dove mangiano uomini e donne scappati dai loro paesi, tra i volontari  della mensa e dell’ambulatorio. E poi in preghiera, nella cappellina del Centro, sotto l’icona della fuga in Egitto, dipinta da un rifugiato etiope. «Sono tante le foto che abbiamo qui, nei locali di Astalli. Papa Francesco ci è venuto a trovare  il 10 settembre 2013, pochi mesi dopo la sua elezione. E in questi giorni molti rifugiati, in prevalenza musulmani, che hanno saputo del ricovero in ospedale, si fermano davanti a quelle foto, in segno di rispetto e di accompagnamento silenzioso per questa persona che per loro è presente, un compagno di strada». Padre Camillo Ripamonti, classe ’70, originario di Usmate Velate, in Brianza,  dal 2014 è il presidente del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.  Il confratello, gesuita e Papa, ha dimostrato fin da subito un’ attenzione speciale per rifugiati e migranti. «La cifra distintiva di Francesco è sempre stata il contatto e l’incontro con le persone. La cosa che ricordo in particolare di quella visita nel 2013 è il suo voler dare la mano a tutti coloro che erano in fila, in un incontro che restituiva dignità. Da quel giorno ha dimostrato sempre una grande vicinanza ai rifugiati e al Centro Astalli. Quando è stato inaugurato il Centro Matteo Ricci, per l’accoglienza di donne sole o con bambini, ci ha regalato un crocifisso di Lampedusa, una copia di quello dinanzi al quale aveva pregato durante la visita all’isola. Poi nel 2015  ha realizzato un video messaggio in occasione della presentazione del Rapporto annuale e in diverse occasioni i rifugiati del Centro lo hanno incontrato in Vaticano. Ha sempre dimostrato attenzione per loro e soprattutto questo desiderio di incontrarli, di ascoltare le loro storie. Per lui non sono mai numeri, ma persone a cui va riconosciuta la dignità di esseri umani e con cui realizzare un incontro diretto».

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Lei è anche gesuita. Come sta vivendo questi giorni della malattia di Francesco?

«Come tutti i cristiani, c’è apprensione per la sua salute. Lui ha sempre chiesto la preghiera, in qualsiasi occasione, e in questi giorni difficili si fa più presente».  

 Qual è il cuore del magistero del Papa sui rifugiati?

«Nel fatto che ha cercato di riabilitare i rifugiati da numeri a persone, mettendoli al centro nei suoi incontri  Anche in tutti i suoi viaggi li ha quasi sempre incontrati. Nel suo magistero l’attenzione è alle periferie esistenziali, il suo primo viaggio è stato a Lampedusa, in una periferia in cui molti rifugiati nel tentativo di arrivare al sicuro in Europa perdono la vita. In quell’occasione parlò per la prima volta della “globalizzazione dell’indifferenza”. E nel suo magistero le parole che  usa sempre sono “proteggere, difendere, promuovere e integrare”, per dire della necessità di un accompagnamento delle persone rifugiate nelle varie fasi del loro cammino. Un’attenzione, insomma, perché siano compagni di strada anche in un’Europa che li dimentica o si ricorda di loro soltanto in termini strumentali perché utili nel mercato del lavoro. Una delle cose che lui ha sempre ricordato è il diritto di non partire. Non bisogna dimenticare che le persone non lasciano la propria casa per piacere, ma perché sono costrette a lasciarla. Da qui il diritto di non partire, di poter vivere nella propria terra senza guerre, senza essere vittime dei cambiamenti climatici, senza violenza e ingiustizie. Il diritto di continuare a vivere lì dove sei nato senza essere costretto a lasciare la tua terra. Francesco si inserisce in un’attenzione ai migranti che la Chiesa ha sempre avuto, non dimentichiamo che la giornata dei migranti è stata una delle prime giornate che la Chiesa ha celebrato, all’inizio del Novecento».

E che oggi è al centro del magistero di questo Papa…

«A livello mondiale i rifugiati ormai sono più di 120 milioni, sono dati dell’UNHCR. Numeri che non possono essere sottovalutati, in continuo aumento, per cui certamente la situazione dei migranti e dei rifugiati è una questione centrale e che ci riguarda tutti. E Francesco ha uno sguardo lungimirante verso il futuro: questo tema deve essere affrontato da tutta la comunità facendo in modo che migranti e rifugiati vengano accolti perché la pace sociale sia garantita e mantenuta. E’ fondamentale ci sia l’attenzione di tutta la società, anche della comunità cristiana,  perché un futuro riconciliato per tutti, un futuro in pace, un futuro in cui tutti si sentano accolti sia possibile».





Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link