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il personaggio
ROMA Quarant’anni fa moriva, a 56 anni, il giornalista Giuseppe detto Joe Marrazzo, giornalista famoso per le prime inchieste giornalisti sulla mafia, e in particolare sulla ‘ndrangheta. Marrazzo morì per cause naturali ma in tanti pensano che dietro la sua scomparsa ci potesse essere la criminalità organizzata. Intervistato dal “Corriere del Mezzogiorno”, il figlio Pietro Marrazzo, anche lui giornalista con un passato in politica, sostiene che «quelli che lo pensano, andando contro la realtà dei fatti, non dicono una cosa del tutto sbagliata, perché mio padre era destinato a finire di morte violenta. L’ha detto Giovanni Brusca al processo Pecorelli: i cugini Salvo – racconta Piero Marrazzo – avevano ordinato a Nuvoletta di eliminare mio padre perché aveva fatto troppe inchieste su di loro e sui rapporti tra mafia e politica in Sicilia. Gli esecutori materiali dovevano essere Pasquale Galasso e Carmine Alfieri nel 1981 però stranamente non agirono. E così passano 4 anni in cui Joe, pur aggredito da un tumore ai polmoni, continua a lavorare alacremente. Intanto finisce pure nel mirino della ‘ndrangheta ma i killer non fanno in tempo: lui morendo ha fregato tutti». Secondo Piero Marrazzo, il padre Joe «ha lasciato un grande messaggio per i giovani: non avere paura di fare il proprio lavoro, devi arrivare al tuo obiettivo anche sporcandoti le mani, lui ci riusciva quasi sempre».
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