L’importanza del bipolarismo e della elezione popolare di presidenti e premier

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Friedrich Merz, Cancelliere in pectore della Germania appena uscita dalle elezioni per il rinnovo del Bundestag, il Parlamento tedesco, ha subito dimostrato, già dalle prime dichiarazioni, un piglio del tutto differente da quello incerto e claudicante del Kanzler uscente Olaf Scholz, sconfitto alle urne. L’alleanza CDU-CSU di Merz, i cristiano-democratici e i cristiano-sociali bavaresi, si è aggiudicata il primo posto con il 28,5% dei voti ed è normale che il suo candidato Cancelliere si ritenga destinato a formare e a guidare il prossimo governo della Repubblica Federale tedesca. Friedrich Merz si è già addentrato nei principali temi odierni di politica interna ed internazionale, esprimendo posizioni anche interessanti e meno nebulose dei pensieri del socialdemocratico Scholz. Il legame transatlantico non si discute, ma, secondo Merz, l’Europa non può più rimandare una grande ridefinizione delle politiche di difesa militare continentale e non può continuare a delegare ogni aspetto della sicurezza globale all’alleato americano. Le parole del quasi Cancelliere tedesco non sono lontane da quanto sostengono da sempre Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni in merito alla UE come seconda gamba della NATO. In campagna elettorale il leader della CDU aveva invocato regole più severe circa l’immigrazione clandestina in Germania e nel resto d’Europa, e ha ripetuto i medesimi concetti dopo le elezioni. Ci si augura ch’egli prosegua su tale linea una volta prese le redini della Repubblica Federale, in un’ottica di collaborazione comunitaria nella lotta alle migrazioni illegali come auspica la premier Giorgia Meloni, la quale ha telefonato a Friedrich Merz non solo per congratularsi con il vincitore, bensì per richiamare l’attenzione dell’interlocutore verso un coordinamento europeo e in particolare tra Germania e Italia più fecondo rispetto alle consuetudini UE alimentate dalla sinistra di Olaf Scholz e pure dal centro lib-lab francese di Emmanuel Macron. Tanto di cappello a Merz per avere invitato in Germania il premier israeliano Benjamin Netanyahu in barba allo squinternato mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. Non ci sono ragioni che impediscano a Netanyahu di atterrare a Berlino. Per poter formare il nuovo governo Friedrich Merz ha bisogno di alleati di altri partiti perché la coalizione CDU-CSU, pur essendo la prima forza politica del Paese, non può da sola dare vita ad una maggioranza governativa. La AfD, Alternativa per la Germania, è diventata con più del 20 per cento dei voti il secondo partito tedesco, ma è stato allestito da tutti, Merz compreso, un cordone sanitario per continuare a mantenere isolata questa formazione nonostante essa abbia raddoppiato i propri consensi elettorali. Quindi, se vuole governare, la CDU è costretta a chiedere l’aiuto del principale sconfitto di queste elezioni tedesche, ovvero, i socialdemocratici della SPD e dello sfiduciato Olaf Scholz, giunti appena al 16% . Infatti, Merz si è dato un periodo di tempo per mettere insieme tutti i pezzi del nuovo governo che terminerà a Pasqua, ma, come già annunciato dal leader cristiano-democratico, si ricorrerà molto probabilmente alla grande coalizione, la Grosse Koalition si dice in Germania, basata sulla CDU-CSU e sulla SPD. Al di là di ciò che si possa pensare della AfD di Alice Weidel, pone qualche interrogativo il fatto che un partito in marcata crescita non venga contemplato per nessuna ragione al mondo nelle trattative per la costituzione di un nuovo governo, e nel contempo, un altro partito, che fino a ieri si trovava nella stanza dei bottoni ed è stato bocciato dal corpo elettorale proprio per non avere lavorato granché bene, possa tornare al timone della Nazione, per quanto con meno stellette sui tubolari rispetto a prima. La Germania è una Repubblica parlamentare regolata da una legge elettorale proporzionale con almeno uno sbarramento del 5% che serve ad evitare la frammentazione partitica nel Bundestag. Quando vi sono grandi leader, la Germania ha avuto Helmut Kohl e Konrad Adenauer, la democrazia funziona e si solidifica anche con ordinamenti istituzionali e regole fragili, ma non sempre emergono statisti dalle qualità insuperabili e il parlamentarismo puro, insieme all’assenza di una chiara alternanza fra forze opposte, può portare a sgradevoli inciuci di governo non chiesti dagli elettori e al ritorno al vertice di chi è stato cacciato. Dove si elegge direttamente il potere esecutivo e vi è una netta distinzione, aiutata da leggi elettorali apposite, fra due o tre schieramenti avversari, è minimo il rischio che gli sconfitti rientrino nel Palazzo dalla porta ubicata sul retro. Per queste ragioni il Governo Meloni porta avanti la riforma istituzionale del premierato e Fratelli d’Italia crede da sempre nel bipolarismo.