Quando si spegne il riscaldamento nel 2025?

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L’inverno in casa si riconosce da alcuni dettagli, come il tepore che avvolge le stanze, l’odore familiare e inconfondibile dei termosifoni accesi, il vapore sui vetri nelle mattine più fredde. Poi, senza quasi accorgersene, arriva la primavera, le finestre si spalancano, l’aria diventa più leggera e il tepore artificiale lascia spazio ai profumi della nuova stagione. È questo il tempo in cui spegnere i riscaldamenti, un momento che è scandito da regole e tempi differenti, in base alle fasce climatiche del Paese. La normativa disciplina le scadenze fissando anche limiti precisi sulla temperatura. Ecco quando si può spegnere il riscaldamento nel 2025 e quali potrebbero essere le novità per il futuro.

Quando si spegne il riscaldamento per legge?

L’accensione e lo spegnimento del riscaldamento in Italia è regolato dal DPR numero 412 del 1993, che stabilisce periodi e fasce orarie in base alle zone climatiche del Paese. Il fine principale è quello di contenere i consumi energetici e ridurre l’impatto ambientale, ottimizzando l’uso degli impianti termici in base alle reali necessità climatiche.

Nel 2025, come negli anni precedenti, le date di spegnimento dipendono dalla fascia climatica di appartenenza. Vediamo quindi come sono suddivise le zone climatiche in Italia e quali sono le date di riferimento per lo spegnimento dei termosifoni nel 2025.

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Quali sono le zone climatiche d’Italia?

L’Italia è suddivisa in sei zone climatiche, indicate con le lettere dalla A alla F, in base ai gradi-giorno, un parametro che tiene conto della temperatura media annua di una determinata località. Più i gradi-giorno sono alti, più la stagione di riscaldamento sarà lunga. Ecco come sono distribuite le zone climatiche:

  • Zona A (climi più caldi): comprende Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle.
  • Zona B: include le città di Reggio Calabria, Crotone, Trapani, Siracusa, Palermo, Messina, Catania e Agrigento.
  • Zona C: comprende Napoli, Salerno, Bari, Lecce, Taranto, Cagliari, Oristano e Sassari.
  • Zona D: include Roma, Firenze, Genova, Ancona, Pescara e molte altre città.
  • Zona E: comprende Milano, Torino, Venezia, Bologna, Perugia e altri centri abitati caratterizzati da inverni più rigidi.
  • Zona F (nessuna limitazione): include le province di Cuneo, Belluno, Trento e alcune località montane.

Quando si spengono i termosifoni nel 2025?

Le date di spegnimento del riscaldamento variano a seconda della zona climatica di appartenenza. Tuttavia, in caso di condizioni climatiche particolarmente rigide, i singoli Comuni possono decidere di prorogare l’accensione degli impianti, purché con un uso limitato a metà del tempo massimo consentito dalla legge. Ecco le scadenze fissate per il 2025, zona per zona:

  • Zona A: 15 marzo 
  • Zona B: 31 marzo 
  • Zona C: 31 marzo 
  • Zona D: 15 aprile 
  • Zona E: 15 aprile 
  • Zona F: nessuna limitazione

Nei condomini con impianti centralizzati è necessario rispettare queste date, mentre chi possiede un impianto autonomo può spegnerlo in base alle proprie esigenze. Tuttavia, per garantire il risparmio energetico, è sempre consigliato risparmiare e ottimizzare l’uso del riscaldamento nei periodi più miti.

Il futuro del riscaldamento: quali cambiamenti attendono gli impianti domestici?

Lo spegnimento del riscaldamento nel 2025 segue il consueto calendario basato sulle zone climatiche italiane, con la possibilità di deroghe locali in caso di necessità. Tuttavia, nei prossimi anni il panorama cambierà radicalmente, anche perché le caldaie a gas saranno progressivamente eliminate. Le direttive europee sulle nuove costruzioni puntano a una transizione graduale verso sistemi più sostenibili, limitando progressivamente l’uso dei tradizionali impianti a gas. Ecco le tappe principali di questa trasformazione:

  • Dal 2029: i nuovi impianti di riscaldamento dovranno rispettare standard energetici molto più rigidi, rendendo più difficile la commercializzazione di sistemi obsoleti e meno efficienti.
  • Dal 2040: è previsto lo stop definitivo alla produzione e alla vendita di nuovi impianti di riscaldamento a gas, per favorire l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale come le pompe di calore, il teleriscaldamento e altre soluzioni innovative e meno energivore.

Questo significa che chi possiede un impianto tradizionale potrà continuare a utilizzarlo, ma in caso di sostituzione dovrà scegliere soluzioni alternative. Comunque, il passaggio sarà incentivato da bonus statali e agevolazioni fiscali, con sconti e detrazioni per chi investe in sistemi di riscaldamento più sostenibili ed efficienti.



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