“Può accadere a chiunque”. Lady Gabriella Windsor rompe il silenzio sulla morte del marito

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Nel febbraio 2024 la royal family britannica venne travolta da un evento tanto doloroso quanto inaspettato: la morte del 45enne Thomas Kingston, marito di Lady Gabriella Windsor, la figlia di Michael di Kent, il cugino della regina Elisabetta. In un primo momento l’ipotesi più credibile sembrò quella di un malore. I primi accertamenti, però, smentirono questa ricostruzione, come pure la possibilità di un coinvolgimento di altre persone. Ora i risultati dell’inchiesta hanno fatto pienamente luce sulla vicenda e insieme alle parole di Lady Gabriella Windsor, arrivate dopo quasi un anno dalla scomparsa del consorte, ci spingono a prendere in considerazione delle realtà di cui, forse, parliamo troppo poco.

La morte di Thomas Kingston

Lady Gabriella Windsor, 56ª in linea di successione al trono britannico, è la cugina di Carlo III, in quanto bisnipote, proprio come l’attuale Re, di Giorgio V. Il 19 settembre 2018 Buckingham Palace annunciò il fidanzamento di Lady Gabriella con Thomas Kingston, manager laureato alla Bristol University, che aveva anche preso parte a diverse missioni diplomatiche per il Foreign Office.

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Al matrimonio, celebrato nella St. George’s Chapel di Windsor il 18 maggio 2019, parteciparono la regina Elisabetta e il principe Filippo. Quell’unione sembrava del tutto normale ma ebbe un tragico epilogo: il 25 febbraio 2024 Thomas venne trovato senza vita nella casa dei suoi genitori nel Gloucestershire.

La senior coroner Katy Skerrett, come riportato dal Telegraph, ricostruì gli ultimi momenti del marito di Lady Gabriella: “…Il signor Kingston è andato in visita nella casa dei suoi genitori, nel Cotswolds. Il 25 febbraio 2024 ha pranzato con [loro]. Suo padre è uscito a passeggiare con i cani. Al suo ritorno il signor Kingston non era in casa e dopo circa 30 minuti sua madre è andata a cercarlo. Suo padre ha forzato l’entrata di una dépendance chiusa quando non ha avuto risposta”. Infine “ha trovato il signor Kingston morto per una terribile ferita alla testa. Sulla scena era presente una pistola…”. I soccorsi sarebbero stati chiamati intorno alle 18, ma per il giovane era ormai troppo tardi. I medici ne attestarono la morte alle 18:45.

“Il Re e la Regina sono stati informati della morte di Thomas e si uniscono al Principe e alla Principessa Michael di Kent e a tutti quelli che lo conoscevano nel lutto per un membro molto amato della famiglia. In particolare le Loro Maestà mandano i loro pensieri commossi e le loro preghiere a Gabriella e a tutta la famiglia Kingston”, disse Buckingham Palace nella prima dichiarazione ufficiale, a cui seguì un’altra a nome di Lady Gabriella e della famiglia Kingston: “È con grande dolore che annunciamo la morte di Thomas Kingston, il nostro amato marito, figlio e fratello. Tom era un uomo eccezionale, che illuminava le vite di tutti quelli che lo conoscevano. La sua morte è stata un grande shock per l’intera famiglia e vi chiediamo di rispettare la nostra privacy mentre piangiamo la sua scomparsa”.

A scatenare i sospetti dell’opinione pubblica furono proprio i due particolari menzionati dalla coroner, ovvero “la ferita alla testa” e il ritrovamento della pistola accanto al corpo del giovane. A chi apparteneva l’arma? Come era finita accanto a Kingston? Come era morto il marito di Lady Gabriella Windsor? Non c’era davvero nessuno con lui al momento del decesso? Queste erano le domande principali che molti, all’epoca, si ponevano. Lo scorso dicembre sono arrivati i risultati dell’inchiesta della Gloucestershire Coroner’s Court, che hanno contribuito a scrivere la parola fine sulla vicenda.

La ricostruzione dei fatti

Gli inquirenti non avrebbero mai avuto seri dubbi sulle circostanze della morte di Thomas Kingston. Tuttavia alcuni dettagli non erano così chiari. Lo scopo della doverosa inchiesta era proprio quello di rimettere a posto tutti i tasselli di questa triste storia. Stando alla ricostruzione della senior coroner Katy Skerrett, riportata dal Daily Mail, dopo il pranzo in famiglia Thomas stava mettendo le sue cose in auto, pronto a tornare a Londra. Tra le 17 e le 18 l’uomo avrebbe “prelevato dal suo veicolo una pistola che di recente aveva preso in prestito da suo padre per una battuta di caccia”, poi “è entrato nella dependance nella proprietà dei suoi genitori. Si è sparato alla testa all’interno di un bagno chiuso, riportando ferite mortali”.

Questa è la semplice successione dei fatti. Rimane da spiegare il motivo che avrebbe spinto il marito di Lady Gabriella Windsor a suicidarsi. Le indagini hanno rivelato che Kingston avrebbe avuto problemi di “ansia” e “stress”, a quanto pare legati al suo “lavoro” e conseguente difficoltà ad addormentarsi. Un medico di Buckingham Palace (per l’esattezza del Royal Mews Surgery, servizio medico dedicato proprio alla Casa Reale e allo staff del Palazzo), come ha riportato il Daily Mail, gli avrebbe prescritto un antidepressivo, la “sertralina”, mentre per curare l’insonnia il farmaco “zopiclone”.

Tuttavia, dopo un breve periodo, Thomas sarebbe tornato dal medico spiegandogli di non aver tratto alcun beneficio dal trattamento. Così la sertralina sarebbe stata sostituita con un rimedio simile, ovvero il “citalopram”, come hanno puntualizzato la Bbc e il Daily Mail, specificando anche un altro dettaglio importante: il 45enne avrebbe sospeso l’uso delle medicine “nei giorni precedenti” alla morte.

La situazione, però, sarebbe più complicata di come appare. La coroner ha evidenziato: “L’intenzionalità [del gesto] rimane incerta, visto che il defunto soffriva a causa di effetti collaterali dovuti alla terapia farmacologica che gli era stata prescritta”. Infatti secondo le conclusioni dell’inchiesta, nonostante i problemi di “ansia” degli ultimi tempi Kingston non avrebbe mai “espresso propositi suicidi”.

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“Una comunicazione adeguata”

In casi come questo, in cui abbiamo a che fare con la psiche, con l’interiorità di una persona, può capitare che i rapporti di causa-effetto non siano perfettamente lineari. Siamo su un terreno accidentato, costellato di buche molto profonde. Forse non sapremo mai cosa è passato per la mente di Thomas Kingston quando ha preso la pistola dall’auto, cosa è scattato nei suoi pensieri.

Tuttavia la Skerrett ha proposto una riflessione, chiedendosi “se vi sia stata una comunicazione appropriata sui rischi di suicidio associati ai farmaci “Selective Serotonin Reuptake Inhibitors” (SSRI)”, cioè gli antidepressivi che impediscono la ricaptazione di serotonina come quelli presi da Kingston. La coroner ha espresso anche altri dubbi, domandandosi “se le attuali linee guida orientate a insistere con la terapia farmacologica SSRI o a cambiarla con terapie alternative SSRI siano appropriate quando non vi è alcun beneficio e/o specialmente quando si verificano effetti collaterali”.

Temendo che quanto accaduto a Thomas Kingston possa ripetersi di nuovo, è stato inviato un report con queste conclusioni al National Institute for Health and Care Excellence (organizzazione che fa capo al Ministero della Salute britannico e si occupa di sviluppare e promuovere le linee guida nell’applicazione della scienza medica), al Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (agenzia regolatrice dei farmaci inglese) e al Royal College of General Practitioners (ente dei medici di Medicina Generale). Le organizzazioni hanno 56 giorni, ovvero fino al prossimo 3 marzo, per presentare le loro risposte e le loro valutazioni in merito.

Le parole di Lady Gabriella Windsor

Katy Skerrett ha sollevato una questione davvero spinosa, che è ancora oggetto di studio da parte dei ricercatori e probabilmente lo sarà anche nei prossimi anni. Le sue conclusioni hanno colpito l’opinione pubblica britannica e, in generale, tutti quelli che hanno seguito la vicenda. Ancor di più, però, ha scosso tutti il commento rilasciato da Lady Gabriella Windsor e letto dalla coroner Skerrett lo scorso 3 dicembre, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Kingston.

La cugina di Sua Maestà ha infranto un silenzio durato mesi, ribadendo, come ha riportato Hello, che Thomas non avrebbe mai dichiarato apertamente l’eventuale volontà di togliersi la vita: “Ritengo che il gesto impulsivo sia stato probabilmente provocato da una reazione avversa alla terapia farmacologica che aveva seguito nelle ultime due settimane di vita. Di sicuro negli anni [il lavoro] è stato una sfida per lui, ma dubito fortemente che ciò lo avrebbe portato a togliersi la vita…Se qualcosa lo avesse tormentato, sono convinta che avrebbe condiviso questa sua grave lotta. Il fatto che si sia suicidato nella casa dei suoi amati genitori suggerisce che la decisione sia stata il risultato di un impulso improvviso”.

Lady Gabriella sembra avere un’idea molto precisa di come si sarebbero svolti i fatti. La sua opinione è pienamente condivisa dal suocero, Martin Kingston, che ha definito il figlio “un uomo maturo, equilibrato, emotivamente stabile e mentalmente forte”. Doti che aveva acquisito anche grazie al suo lavoro, poiché “in passato aveva gestito situazioni difficili e impegnative dal punto di vista mentale”. Per questo, è convinto ancora Martin Kingston, “non può essere una coincidenza” il fatto che “[Thomas] avesse iniziato a seguire la terapia tre settimane prima” di togliersi la vita.

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La speranza di Lady Gabriella è che quanto ritiene sia successo al marito non accada più:

“Credo che chiunque prenda pillole come quelle [assunte da Thomas] debba essere più consapevole degli effetti collaterali, in modo da prevenire future morti. Se ciò è accaduto a Tom, può accadere a chiunque”.



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