i demoni interiori e le sue ultime parole

“Dentro di sé, portava un peso che nessuno poteva davvero vedere”. A parlare è Mario Occhiuto, senatore di Forza Italia e padre di Francesco, 30 anni, morto sei giorni fa dopo essere precipitato dall’ottavo piano della sua abitazione di Cosenza. Il parlamentare descrive il figlio come un ragazzo “dolce, brillante e sensibile”, in perenne lotta con una “fatica interiore”.

Mario Occhiuto sulla morte del figlio Francesco: “Aveva un peso dentro di sé”

Intervistato dal Corriere della Sera, il senatore azzurro ha spiegato che suo figlio “aveva tutto: una famiglia che lo amava, una carriera avviata, tanti sogni da realizzare”. Nonostante ciò, portava dentro di sé un disagio, un peso che “nessuno poteva davvero vedere”, una sorta di demone interiore.

Laureato a Bologna in psicologia, aveva superato l’esame di abilitazione con il massimo dei voti e da poco aveva ottenuto un contratto di ricerca all’Università di Roma.

Francesco e Mario Occhiuto

“Secondo me – ragiona papà Mario – conoscere la mente umana non significa automaticamente sapersi salvare. Capire gli altri è più semplice che guardarsi dentro”.

Il parlamentare di FI ha raccontato che Francesco “aveva una mente brillante, ma anche affollata di pensieri” e che spesso gli spiegava che per lui non era facile mantenere la concentrazione in quanto “il controllo della sua mente lo assorbiva”. Nonostante ciò, non si è mai fermato, e “ha sempre trovato la forza di andare avanti”.

Quando disse al padre “immagino di essere un supereroe”

Una volta disse al padre “io sogno a occhi aperti e immagino di essere un supereroe”. Mario prese tale pensiero come una fantasia giovanile, confidando al figlio che anche lui da giovane faceva simili ragionamenti: “Ma per lui non era un semplice gioco della mente, era qualcosa che scavava più in profondità. Studiava psicologia, leggeva moltissimo, cercava risposte dentro sé stesso. Voleva capire, aiutare. Forse anche salvarsi“.

Mario ha aggiunto che Francesco aveva tanti amici e una famiglia che lo amava. Aveva però la consapevolezza di “essere diverso”, tanto che un giorno, parlando con il padre, gli confessò parte del suo disagio: ”Forse alcuni mi vedono distante, chiuso, ma nessuno immagina che il mio è un malessere interiore. Nessuno sa quanto sto lottando”.

Le ultime parole scambiate tra il senatore e il figlio

Il senatore di Forza Italia ha ricordato che Francesco “non credeva nei farmaci, come unica soluzione”. Riteneva che la scienza avesse compiuto progressi enormi per le patologie del corpo, ma che non ne aveva fatti quasi per nulla per quel che riguarda quelle della mente.

“Voleva essere lui ad aiutare gli altri. Eppure, quando è arrivato il momento più difficile, nemmeno tutto il suo sapere lo ha salvato”, ha spiegato papà Mario. Le ultime parole scambiate con Francesco:

“Le ultime parole tra noi sono state una supplica a non perdere la speranza. Gli dicevo che il malessere che stava vivendo in questo momento era temporaneo e dovuto alla sospensione troppo veloce dei farmaci; che si sarebbe stabilizzato in pochi giorni, che i dottori dicevano che era solo questione di tempo. Lui non riusciva più a vedere via d’uscita. La crisi in atto aveva già strutturato un pensiero ossessivo. Le mie parole non lo hanno raggiunto, non sono riuscite a fargli vedere uno spiraglio di luce. E questa è la cosa più dura da accettare. Come può una persona così intelligente, così piena di sogni, essere travolta da un solo pensiero?”.

Mario ha spiegato che si crede che l’amore della famiglia basti, “ma la verità è che, a volte, non è sufficiente”. Dunque? Di che cosa c’è bisogno? Di “sistemi strutturati, reti di sostegno, di cure che non si attivino solo nell’emergenza. Oggi la salute mentale è ancora considerata un argomento marginale”.

Fonte foto: ANSA