cosa dice il Rendiconto 2024 dell’INPS sullo svantaggio delle donne

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Secondo il Rendiconto di genere 2024 dell’INPS, cioè l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, il reddito medio delle donne è 20 punti più basso rispetto a quello dei pari ruolo di genere maschile. Ma questo non è l’unico dato emerso dal report reso pubblico il 24 febbraio 2025 durante il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza. Il divario di genere rimane ancora ampio sia nei dati generali sull’occupazione, che in quelli relativi ai ruoli ricoperti all’interno delle aziende: solo il 21,1% dei dirigenti, in Italia, è donna.

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Vediamo in questo articolo questi ed altri dati emersi dal rapporto dell’INPS.

Il Rendiconto di genere 2024: il gap retributivo tra uomini e donne

Il dato sicuramente più preoccupante emerso dal Rendiconto di genere 2024 presentato lo scorso 24 febbraio dall’INPS è l’ancora ampio divario salariale tra uomini e donne ricoprenti ruoli di pari livello. In media, le donne percepiscono uno stipendio il 20% inferiore rispetto ai colleghi uomini. Analizzando le differenze per settore, nelle attività manifatturiere la differenza è del 20% in meno, in linea con la media, del 23,7% nell’ambito del commercio, del 16,3% nei servizi di alloggio e ristorazione, mentre il divario più ampio si percepisce nell’ambito delle attività finanziarie, assicurative e nei servizi alle imprese, dove lo stipendio medio delle donne è inferiore del 32,1% rispetto a quello degli uomini pari grado.

Le donne superano gli uomini nell’istruzione, ma trovano difficoltà nel mondo del lavoro

Un dato sicuramente positivo è quello riguardante l’istruzione: nel 2023 le donne hanno superato gli uomini sia per quanto riguarda il numero di diplomate – che sono il 52,6% del numero totale di studenti che terminano le scuole superiori – sia per quanto riguarda il numero di laureate, che hanno rappresentato il 59,9% del totale dei laureati nel 2023.

Questi dati vanno però a scontrarsi con la realtà lavorativa e, nello specifico, con le posizioni di vertice nel mondo del lavoro. Nonostante il numero di studentesse sia aumentato fino ad arrivare alla parità, per quanto riguarda il mondo del lavoro è ancora fortemente presente il cosiddetto glass cieling, quella barriera invisibile che ancora oggi impedisce alle donne di accedere alle posizioni apicali per ostacoli spesso difficili da individuare, che per questo vengono chiamati metaforicamente “ostacoli di vetro”. Secondo il Resoconto, infatti, solo il 21,1% dei dirigenti è donna, mentre tra i quadri la percentuale di genere femminile è solo il 32,4%.

Un altro fattore rilevante è le donne sono tutt’ora le maggiori protagoniste dei lavori di cura: nel 2023 sono state 14,4 milioni le giornate di congedo parentale usate dalle donne, mentre per quanto riguarda gli uomini si parla di 2,1 milioni, cioè il 14% rispetto alle giornate di congedo “materne”.

L’instabilità occupazionale e le pensioni: ancora svantaggi

Il tasso di occupazione femminile nel 2023 rimane ancora 20 punti più basso rispetto a quello maschile, con un 52,5% contro il 70,4% maschile. Questo divario può essere letto attraverso il dato relativo alle assunzioni: anche se il numero di donne assunte è in aumento, nel 2023 solo il 42,2% degli assunti è di genere femminile e, di queste assunzioni, solo il 18% è stato a tempo indeterminato.

Passando invece al “fine lavoro”, nonostante le donne siano le maggiori beneficiare di pensioni in numero – essendo 7,9 milioni le pensionate rispetto ai 7,3 milioni di pensionati – quello che rimane a svantaggio delle donne è l’importoerogato, che rimane sostanzialmente più basso nel caso delle pensionate. I dati parlano infatti di un importo pensionistico dal 25,5% al 32% inferiore rispetto a quello degli uomini nel caso di pensionamento per anzianità/anticipato o per invalidità nel campo del lavoro dipendente privato, mentre nel caso delle pensioni di vecchiaia, il divario è ancora più sconcertante: le donne ricevono importi in media inferiori del 44,4%.

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La violenza di genere è una problematica radicata

Come afferma il Rendiconto dell’INPS, le denunce per violenza di genere sono aumentate rispetto al 2o23: se prendiamo come riferimento il primo semestre dell’anno, i cosiddetti reati spia – cioè quei reati che indicano una violenza di genere – sono aumentati del 10,5% in generale e, all’interno di queste numeriche, il 91% delle violenze sessuali e l’81% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi sono stati subiti da donne per mano di uomini.

Percentuali di vittime femminili all’interno dei reati spia. Fonte: Rendiconto di genere 2024, INPS.

Attenzione, questo non significa necessariamente che siano aumentati gli episodi di violenza, bensì può essere frutto del fatto che le donne di anno in anno stanno denunciando con più frequenza gli atti di violenza di genere grazie alla sensibilizzazione sul tema. In ogni caso, la persistenza di questi episodi evidenza la presenza di una problematica ancora radicata.

Tutti i dati completi possono essere trovati sul sito ufficiale dell’INPS.





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