«L’Italia ha sempre detto che l’invio di truppe italiane in Ucraina non è all’ordine del giorno». Affermano fonti di governo. Alla vigilia dei tre anni del conflitto russo ucraino si parla di un possibile invio di truppe italiane in Ucraina ma nessuno chiarisce come e con quali obiettivi. Il nodo è subentrato con l’insediamento di Trump, l’ipotesi che al tavolo delle trattative di pace tra Russia e Ucraina, gli Stati Uniti possano non riservare un posto per l’Ue, non è un’idea particolarmente condivisa dai 27 membri. Infatti, ieri alla stampa nello Studio Ovale prima dell’inizio del bilaterale con Donald Trump, Emmanuel Macron ha dichiarato che gli europei sono «pronti ad arrivare fino all’invio di truppe» per far sì che la pace tra Russia e Ucraina «venga rispettata». Giorgia Meloni sembra invece scegliere la strategia della prudenza, continuando sulla linea del silenzio. Nessuna dichiarazione ufficiale, si guarda alla prospettiva di pace, lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto aveva sottolineato che la possibilità di inviare truppe italiane in Ucraina «è velleitaria, prima serve la tregua, poi un tavolo di pace, poi una trattativa e, alla fine, una soluzione politica».
La missione peacekeeping
Anche se Palazzo Chigi sta valutando la possibilità di partecipare a una missione di peacekeeping sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, con garanzie “totali” da parte di Washington.
Infatti, un’operazione di peacekeeping richiede l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’adozione di una risoluzione in tal senso potrebbe essere ostacolata dal diritto di veto dei membri permanenti, come la Russia, che finora ha bloccato tali iniziative. Ed è per questo che il 47esimo presidente USA ha specificato che «Putin accetterà peacekeeper europei». È fondamentale che sia l’Ucraina sia la Russia accettino la presenza di forze di pace. Senza il consenso di entrambe le parti, una missione potrebbe essere considerata un’interferenza e potrebbe esacerbare le tensioni. È un tema molto delicato che coinvolge delle considerazioni legali, politiche e diplomatiche da tenere a mente, infatti questa ipotesi ha suscitato diverse reazioni.
L’Italia: «Inviare truppe in Ucraina non è la soluzione»
Fonti del governo hanno definito l’idea di un possibile invio di truppe italiane: «notizie totalmente campate per aria», in quanto all’interno della maggioranza non si vaglia l’ipotesi. Nonostante il vicepremier Matteo Salvini e il leader del M5S Giuseppe Conte siano allineati alla strategia del Tycoon perchè pensare di andare senza gli Usa «è impossibile» e si confida che il presidente Usa possa portare dei risultati. Parigi e Londra sono quelli che più spingono per lo schieramento di truppe sotto il cappello dell’Onu, e siedono nel Consiglio di sicurezza, dove passa questo genere di decisioni. Di certo Palazzo Chigi non arretra sulla linea già esposta da Meloni all’Eliseo: «Inviare truppe in Ucraina non è la soluzione». L’attivismo del presidente francese, che ha portato al doppio summit all’Eliseo e alle dichiarazioni sullo schieramento delle truppe europee non ha, però, portato entusiasmo. In particolare la Lega con un comunicato ha detto «nessun soldato italiano in Ucraina». Quella di inviare truppe europee per un cordone militare in Ucraina è un’ipotesi che la Francia sostiene da tempo, ma «l’Italia non la reputa una soluzione efficace», lo ha dichiarato Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fdi. Ha anche specificato che la situazione cambierebbe qualora si trattasse di una «missione internazionale con cappello Onu in un contesto di pace – ha aggiunto -missioni di pace di questo genere l’Italia le ha fatte più volte, ma non è all’ordine del giorno». Anche il Cancelliere Olaf Scholz ha mostrato riluttanza all’invio di truppe, enfatizzando la necessità di una pace negoziata piuttosto che imposta attraverso la presenza militare.
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