Un prodotto sostenibile? Lo è solo se tutta la filiera si adegua. E non è affatto semplice

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Quando ci si imbatte nelle inchieste sui giganteschi problemi ambientali e sociali della moda, è inevitabile porsi delle domande. Quando spendo soldi – pochi o tanti che siano – per acquistare un vestito o un paio di scarpe, come faccio a sapere dove vanno a finire? Chi mi garantisce che la maglia che indosso non sia stata cucita da un operaio rinchiuso in fabbrica sette giorni su sette? Sono complice anche io della crisi climatica?

Di solito per trovare una rassicurazione si va alla ricerca di un’etichetta, un logo, una certificazione. Ed è già un primo passo, utile e necessario. Tuttavia, così facendo si parte dalla fine: perché il prodotto esposto in negozio ha viaggiato da un capo all’altro del Pianeta, percorrendo una filiera lunga e intricata. Per un’azienda, tutto sommato è semplice produrre una capsule collection da vendere come “sostenibile”: basta scegliere i materiali giusti, affidare la lavorazione a pochi fornitori di fiducia sul territorio, fornire all’utente indicazioni precise sullo smaltimento e il gioco è fatto.

Ripensare la propria filiera, invece, è tutto un altro paio di maniche. Significa garantire condizioni di lavoro eque e dignitose a lavoratori e lavoratrici a tutti i livelli, ridurre l’impatto ambientale degli stabilimenti (in termini di emissioni di gas serra, consumo di acqua, gestione dei rifiuti ecc.), eliminare le sostanze chimiche tossiche e nocive dai cicli produttivi, sviluppare pratiche di riuso, riciclo e design sostenibile, convertire la produzione verso materiali più ecologici. Tutto questo coinvolgendo una fittissima rete di fornitori e subfornitori: oggigiorno i brand non “fanno” realmente i capi d’abbigliamento, ma si limitano a disegnare le collezioni e poi appaltare la realizzazione a imprese terze. Non è finita qui: tutte queste azioni vanno comunicate in modo chiaro, corretto e trasparente. Un tema – quest’ultimo – a cui le istituzioni europee tengono molto, come dimostrano le norme anti-greenwashing approvate di recente.

Quello che ho appena descritto è un processo lungo e complicato? Certo. Ma è così che si cambia il sistema, non con le iniziative isolate. Sembra una bella favola? A prima vista, sì: ma, in realtà, dietro le quinte molte cose stanno cambiando. Anche qui in Italia, dove le imprese del comparto tessile e pelle sono oltre 50mila, per un totale di 500mila addetti e un turnover che sfiora i 100 miliardi di euro.

Da tempo i grandi brand impongono ai loro fornitori di monitorare determinati parametri ambientali e sociali. E alle loro richieste si aggiungono quelle delle normative europee. Agli occhi di una piccolissima impresa familiare, magari poco avvezza alla tecnologia, obblighi del genere spaventano: perché bisogna capire dove trovare i dati, monitorarli, magari pagare dei consulenti, utilizzare software e piattaforme. Con il sospetto che, dopo tutta questa fatica, il brand finisca per firmare il contratto con un concorrente che gli offre un prezzo più basso.

Ecco, in questi ultimi anni sta succedendo qualcosa di diverso. Visto che la sostenibilità impone di lavorare su così tanti fronti, e da questo dipende il futuro non di una specifica azienda ma dell’intero settore, grandi e piccole aziende hanno iniziato a collaborare. Anche facendo leva sulle nuove tecnologie, che permettono di verificare in modo oggettivo i risultati raggiunti.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

L’obiettivo comune è quello di ottimizzare le forze, evitando di disperdere tempo ed energie e focalizzandosi su ciò che conta davvero. Senza mai dimenticare che ogni azione di maggior rispetto del pianeta e delle persone ha un chiaro ed evidente ritorno di business, sia in termini di efficienza produttiva che di dimostrazione di maggior affidabilità, il tutto misurabile con chiari numeri e indicatori che lo dimostrano. In sostanza, è il modo per rimanere sul mercato cogliendo le migliori opportunità di sviluppo sostenibile.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link