Pnrr e Mezzogiorno

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Comuni e Regioni meridionali ce la stanno mettendo tutta per realizzare le infrastrutture sociali finanziate dal Pnrr ma faticano a stare al passo con il Centro-Nord. Procedono più speditamente solo le opere per il potenziamento degli asili nido e dei servizi per l’istruzione. Le amministrazioni pubbliche del Sud segnano invece un distacco più marcato nei cantieri per la sanità territoriale, Case e Ospedali di Comunità. A scattare l’ultima foto, aggiornata al 31 dicembre 2024, è l’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno – Svimez che fa il punto sulla distanza che resta da percorrere a meno di un anno e mezzo dalla scadenza del 30 giugno 2026 e che, soprattutto, riporta informazioni centrali in vista delle possibili rimodulazioni del Pnrr. C’è il rischio, come avvenuto nella precedente riprogrammazione, che le risorse siano dirottate infatti agli incentivi alle imprese. Verso misure, cioè, che da un lato sono spendibili più rapidamente rispetto agli investimenti pubblici, dall’altro però potrebbero indebolire «gli obiettivi di perequazione infrastrutturale territoriale del Piano», segnala Svimez. Per i lavori pubblici comunali e regionali sono disponibili in totale 65 miliardi di fondi comunitari del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Le opere a titolarità dei Comuni. Bene gli asili, male il social housing

Il monitoraggio, attraverso la disaggregazione dei dati per componenti e per singole linee di investimento, consente di identificare quali sono tipologie di lavori che stanno maturando i differenziali territoriali nelle tempistiche della fase di realizzazione. La misura “Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università” è, come anticipato, quella che presenta complessivamente i risultati migliori. A fine dicembre scorso, le risorse del Pnrr per le opere pubbliche comunali già avviate sul totale delle risorse a disposizione per le singole misure erano pari all’86,7% per le municipalità del Sud contro il 94,5% del Centro-Nord. Nel dettaglio, lo scarto fra il Mezzogiorno e il resto d’Italia registra differenze non particolarmente significative per il piano asili nido con il 14% di risorse ancora in cassa contro il 7% al Centro-Nord. Si tratta di una delle misure più sostanziose. I servizi per i più piccoli del Sud possono contare su 1,9 miliardi di euro. Bene anche l’estensione del tempo pieno 8% (3%), le infrastrutture per lo sport a scuola 10% (4%), la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica 13% (4%). La forbice fra i territori si allarga invece se si pone sotto la lente la misura “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”. Gli investimenti già cantierizzati ammontano al 49,3% delle risorse al Sud contro l’87,5 al Centro-Nord. Metà dei progetti è ancora sulla carta, in sostanza. In particolare, la situazione più critica si registra per i due piani di social housing (Pinqua) con il 75% di risorse non spese al Sud contro il 22% delle altre regioni per la rigenerazione urbana e il 65% (9%) per gli interventi ad alto impatto strategico. Meglio il progetto sport e inclusione. Sono al palo il 15% dei fondi al Sud contro l’8% nel Centro e nel Settentrione.

Le opere a titolarità delle Regioni. Sanità territoriale ancora ai nastri di partenza

In generale, se i Comuni meridionali sono in affanno nel dare avvio ai cantieri, le Regioni arrancano. Le infrastrutture sociali per le famiglie, le comunità e il Terzo settore che a fine dicembre scorso risultavano entrate nella fase esecutiva erano al 41,8% al Sud a fronte del 64,7% nel Centro-Nord. Un ritardo che si fa macroscopico per le linee di investimento orientate al rafforzamento della medicina territoriale. Il differenziale è più del doppio. La percentuale di progetti cantierizzati per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale è al 30% Mezzogiorno al 72,7% nella parte rimanente del Paese. Più del doppio. Nel dettaglio, la quota delle Case della Comunità ancora ai nastri di partenza è del 72% al Sud contro il 26% negli altri territori. Quella degli Ospedali di Comunità al 70% contro il 32%. Vanno meglio soltanto le Centrali operative territoriali (Cot): 20% contro 5%. Come spiegare i dati? Svimez ricorda che i Comuni sono gli enti che hanno sostenuto maggiori carichi amministrativi e sforzi aggiuntivi di spesa. Amministrazioni locali depauperate negli anni, soprattutto al Sud, di risorse umane e finanziarie, e con dipendenti sempre più anziani a causa dei reiterati blocchi del turnover. Sottolinea però che se da un lato emergono ritardi delle municipalità meridionali per quota di avviamento dei lavori, dall’altro «i dati in termini di risorse pro capite ribaltano la lettura evidenziando significativi livelli di spesa avviata». I ritardi delle amministrazioni regionali possono trovare in parte spiegazione invece «nella sovrapposizione con gli impegni legati all’implementazione dei programmi della politica di coesione europea».

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