viaggio nella storia di Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia 

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Sabato 1 marzo alle ore 21 Scena Nostra presenta allo spazio Franco “Atto di dolore”, potente produzione teatrale a cura di Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole, scritta e interpretata da Riccardo Lanzarone, con le musiche originali di Valerio Daniele, le scene di Paolo Romanini e la collaborazione alla regia di Barbara Petti. 


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Con il sostegno del Trac Residenze Teatrali e Factory Compagnia Transadriatica, lo spettacolo propone un viaggio coraggioso e struggente nella storia di Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia in Italia.


“Una delle attenzioni dello Spazio Franco nello spaziare nel meglio della scena contemporanea italiana vira sull’intercettare il lavoro dei tanti artisti siciliani che hanno dovuto lasciare la nostra regione per trovare migliori fortune altrove”, dichiara Giuseppe Provinzano, direttore dello Spazio Franco: è il caso di Riccardo Lanzarone, attore di talento che dopo il Teatés di Michele Perriera ha completato la sua formazione addirittura in Friuli per poi mettere radici in Puglia, collaborando con i migliori talenti e realtà del teatro contemporaneo nazionale sino a diventare docente dell’Accademia Nico Pepe di Udine, ma ricevendo sempre poca attenzione in Sicilia.


L’emigrazione dei talenti nostrani è una problematica trasversale della nostra città’/isola a tutti i livelli, lo Spazio Franco cura relazioni e concede opportunità per provare a sovvertire certe ataviche dinamiche dando uno spazio dedicato ai talenti di ritorno.


La vicenda di Leonardo Vitale è poco conosciuta, ma rappresenta un momento cruciale della storia italiana, rimasto per troppo tempo nell’ombra. Nato in una famiglia mafiosa, Vitale cresce in un ambiente dominato dalle leggi della violenza e dell’omertà. Lo zio paterno, Giovanbattista “Titta” Vitale, guida la cosca mafiosa di Baida, e Leonardo finisce per essere risucchiato da questo mondo, diventando un uomo di mafia. Costretto a uccidere, soffocato da un sistema senza via d’uscita, arriva al punto di rottura nel 1973, quando una crisi religiosa lo spinge a pentirsi e a denunciare i crimini di Cosa Nostra.


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Il 29 marzo 1973 Vitale si presenta alla questura di Palermo e confessa i propri reati, autoaccusandosi di omicidio, tentato omicidio, estorsione e altro. Ma non si limita a parlare di sé: fa i nomi dei più potenti boss mafiosi dell’epoca – Salvatore Riina, Giuseppe Calò, Vito Ciancimino – rivelando per la prima volta l’esistenza della “Commissione” mafiosa, il rito di iniziazione e l’organizzazione interna di Cosa Nostra.


Questo gesto, che avrebbe potuto cambiare la storia del nostro Paese, viene invece derubricato come il delirio di un folle. Leonardo Vitale, dichiarato seminfermo di mente, viene rinchiuso in un manicomio criminale e sottoposto a terribili torture psichiatriche, tra cui l’elettroshock.


La sua testimonianza, invece di smuovere le coscienze, viene insabbiata. L’Italia non riconosce in lui un pentito di mafia ma un pazzo. Atto di dolore non è solo la storia di un uomo. 


Lo spettacolo è una riflessione profonda su come il sistema, incapace di accettare la verità, abbia trasformato un pentimento sincero e spirituale in un’arma per annientare chi l’ha pronunciato, il racconto di un’Italia che preferisce non vedere, non ascoltare, continuando a vivere nell’omertà e nella paura.

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Attraverso una narrazione intensa e immersiva, Riccardo Lanzarone accompagna il pubblico nei pensieri di Vitale: il cammino nella mafia, il tormento del pentimento, le torture del manicomio e, infine, l’assassinio da parte di Cosa Nostra dopo il suo rilascio. Lo spettacolo diventa così un viaggio emotivo e intellettuale dentro un calvario umano e sociale, che pone interrogativi sul senso della giustizia, della verità e del coraggio.





Le musiche di Valerio Daniele amplificano lo spettacolo, creando un’atmosfera sonora che accompagna lo spettatore tra angoscia, speranza e disperazione. Le scene di Paolo Romanini e il contributo alla regia di Barbara Petti rafforzano l’intimità di questa messa in scena, capace di rievocare con potenza un pezzo di storia dimenticato.














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