Roberto Peia, un viaggio in Africa per la solidarietà

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Roberto Peia con alcuni ragazzi e ragazze in Senegal © Roberto Peia

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Pensionato, sì, ma soprattutto giornalista, scrittore, viaggiatore e attivista. Così si descrive Roberto Peia, veterano del cicloviaggio e leggenda della comunità ciclistica milanese.

Fondatore e per due mandati presidente di Upcycle, il primo bike café d’Italia, Peia ha trasformato questo spazio in un punto di riferimento per chiunque viva la bici con passione: dai campioni del pedale – Moser, Cipollini, Cassani, Bettini – ai cicloviaggiatori più instancabili, come Omar Di Felice, Ausilia Vistarini, Willy Mulonia e Rita Sozzi.

Nella quinta puntata di Viaggiatori Anomali Territori Mistici, in diretta ogni domenica alle 21:00 su Facebook e YouTube, è stato lui a guidarci nel cuore dell’Africa, raccontando un viaggio che va ben oltre la semplice impresa in bici. Un’avventura tra strade dove si sente forte e chiaro il respiro del deserto e ogni incontro può trasformarsi in un’esperienza straordinaria.

Tutte le vite di un ciclista

Settanta primavere sulle spalle e un’infinità di chilometri nelle gambe. Roberto Peia è un uomo che ha vissuto molte vite, ma una costante è sempre rimasta: la passione per la bicicletta. Ha collezionato edizioni della Maratona delle Dolomiti, dell’Eroica, di gran fondo e alley cat, oltre a innumerevoli viaggi in bici attraverso l’Italia e l’Europa. Di certo, non è il tipo da passare la pensione in pantofole. Così ha deciso di realizzare un’idea che da tempo gli frullava in testa: partire da Milano e arrivare fino in Sierra Leone, 7.000 km in bicicletta, in autosufficienza.

Detto, fatto. Ha attraversato la costa mediterranea di Francia e Spagna, poi si è imbarcato per il Marocco, da dove ha proseguito lungo la costa atlantica fino a Freetown, sede del primo degli ospedali di Medici con l’Africa CUAMM. Ma non si è fermato lì: ha lasciato l’oceano alle spalle e ha pedalato per altri 1.000 km nell’entroterra, visitando e raccontando la realtà di altri cinque ospedali prima di tornare a Freetown. Un viaggio che non è stato solo un’impresa personale, ma anche un gesto di solidarietà.

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Settemila chilometri per un’idea di viaggio che diventa incontro, scoperta e aiuto concreto

In questo viaggio, la vera protagonista è la bicicletta. Pedalando, si è immersi in tutto ciò che ci circonda: i profumi dolci della frutta matura, il vento rovente del deserto, la polvere che si infila dappertutto. Ma anche la cruda realtà delle baraccopoli di capanne, distese intorno alle miniere a cielo aperto.

In bici si fatica, si è sporchi, si suda, ma forse è proprio questo a rendere ogni incontro più autentico. La gente si ferma, ti parla, ti chiede da dove vieni e dove vai. Qualcuno vuole una foto, qualcuno ti offre acqua, un posto per dormire o persino un passaggio sul retro di un pick-up, stipato di bagagli e magari anche in compagnia di un montone. Incontri che diventano storie: muratori coperti di terra, donne che cantano trasportando ceste sulla testa, campioni di ciclismo senegalesi, attori marocchini, volti e voci che dimostrano come non esistano confini per chi si apre al mondo.

Roberto Peia in una scuola © Roberto Peia
Roberto Peia in una scuola © Roberto Peia

Ma il viaggio di Peia non è stato solo scoperta, è stato anche un gesto concreto di solidarietà. Ha pedalato per raccogliere donazioni a favore di tre associazioni che lavorano “in Africa e per l’Africa, ma anche per tutti noi”:

  • Medici con l’Africa CUAMM, che da oltre 70 anni porta cure nei luoghi più remoti del continente, realtà che Peia ha conosciuto grazie al figlio maggiore, pediatra.
  • Senegol, che sostiene il benessere dei bambini tra Senegal e Italia attraverso lo sport. Non solo calcio, ma anche basket, l’altra grande passione di Peia.
  • World Bicycle Relief, che dona biciclette a infermiere, insegnanti e a chiunque ne abbia bisogno nei villaggi più isolati.

Perché a volte basta una bicicletta per cambiare una vita.

Il prossimo appuntamento

Nella prossima puntata di Viaggiatori Anomali – Territori Mistici, in onda domenica 2 marzo, ci accompagnerà Veronica Rizzoli, un’anima libera che ha fatto della bici la sua casa e del viaggio uno stile di vita. Con il suo progetto Bike Without Borders, ha attraversato confini e culture, sempre in compagnia della sua inseparabile cagnolina Nala, compagna di strada e di avventure. Nuove storie di pedalate ci aspettano nella prossima tappa del nostro viaggio, che proseguirà fino al 16 marzo.

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