Le banche britanniche e la sostenibilità: impegni reali o greenwashing?

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Le banche britanniche stanno davvero mantenendo le promesse sul clima?

Negli ultimi anni, le grandi banche del Regno Unito hanno fatto a gara per annunciare impegni ambiziosi a favore della sostenibilità. Slogan altisonanti, piani strategici per ridurre le emissioni, investimenti nella cosiddetta “finanza verde”. Ma quanto di tutto questo è davvero concreto? E quanto, invece, rientra nella solita strategia di facciata per restare al passo con le pressioni pubbliche e normative?

Dove sono finite le promesse?

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Diverse istituzioni finanziarie britanniche hanno aderito a iniziative internazionali che puntano a ridurre l’impatto del settore bancario sul clima. Tra queste:

-Net-Zero Banking Alliance (NZBA): un’iniziativa delle Nazioni Unite che prevede l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

-Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD): un sistema per garantire trasparenza sui rischi climatici nelle scelte di investimento.

-Science-Based Targets initiative (SBTi): un framework per stabilire obiettivi di riduzione delle emissioni allineati con l’Accordo di Parigi.

Sulla carta, tutto questo suona rassicurante. Nella realtà, però, alcuni colossi bancari sembrano fare marcia indietro su obiettivi che loro stessi avevano fissato.

Il caso HSBC: un cambio di rotta preoccupante

Prendiamo il caso di HSBC, una delle maggiori banche del Regno Unito. Inizialmente, aveva promesso di raggiungere le zero emissioni nette per le proprie operazioni entro il 2030. Poi, improvvisamente, ha spostato il traguardo al 2050. Il motivo? Difficoltà nel rispettare gli impegni, affermano i vertici della banca. Ma per attivisti e investitori questa mossa è un chiaro segnale di scarsa determinazione nel contrastare il cambiamento climatico.

A peggiorare la situazione, HSBC ha continuato a finanziare aziende legate ai combustibili fossili. Nel 2022, ha annunciato la graduale eliminazione dei finanziamenti per nuovi progetti di petrolio e gas. Eppure, secondo i suoi stessi report finanziari, l’esposizione a questi settori è ancora molto alta. Un paradosso che fa infuriare le organizzazioni ambientaliste.

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Finanza sostenibile o greenwashing?

Uno dei principali problemi nel valutare la serietà degli impegni climatici delle banche britanniche è la mancanza di uno standard chiaro su cosa significhi davvero “finanza sostenibile”. Ogni banca adotta criteri diversi, rendendo difficile il confronto tra le varie istituzioni.

Alcune includono nei loro investimenti verdi anche progetti che, nella realtà, hanno solo un impatto marginale sulla riduzione delle emissioni. Un classico esempio di greenwashing, ovvero il tentativo di presentarsi come eco-friendly senza cambiare realmente le proprie pratiche.

Un rapporto del think tank InfluenceMap rivela che molte banche britanniche continuano a finanziare progetti legati ai combustibili fossili, nonostante le loro dichiarazioni a favore del clima. Un’ipocrisia che mina la fiducia di clienti e investitori sempre più attenti alla sostenibilità.

Il ruolo delle regole: servono norme più stringenti

Di fronte a questa situazione, il governo britannico e le autorità di regolamentazione stanno cercando di introdurre norme più severe. La Financial Conduct Authority (FCA) ha imposto alle banche di rendicontare i propri rischi climatici secondo le linee guida della TCFD. Inoltre, la Banca d’Inghilterra ha avviato stress test per valutare la resilienza del settore finanziario ai cambiamenti climatici.

Ma c’è un problema: non esistono ancora obblighi vincolanti per ridurre i finanziamenti ai combustibili fossili. Le banche possono, quindi, continuare a finanziare petrolio e gas senza reali conseguenze. Servirebbero regole più chiare e stringenti per evitare che gli impegni verdi rimangano solo sulla carta.

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Chi sta facendo davvero la differenza?

Nonostante le criticità, alcune banche britanniche stanno investendo cifre considerevoli nella transizione ecologica. Tra queste:

-Barclays, che ha promesso di investire 100 miliardi di sterline in finanza sostenibile entro il 2030.

-Lloyds Banking Group, che punta a raggiungere emissioni nette zero per il proprio portafoglio prestiti entro il 2050, concentrandosi su settori a basse emissioni di carbonio.

Questi sono segnali positivi, ma la domanda rimane: basteranno questi sforzi per compensare i danni causati dai finanziamenti alle fonti fossili?

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Le banche britanniche hanno fatto passi avanti nel riconoscere il loro ruolo nella crisi climatica. Tuttavia, la distanza tra gli annunci e le azioni concrete è ancora troppo ampia. Se il Regno Unito vuole davvero guidare la finanza sostenibile, servono regole più rigide e una maggiore trasparenza sugli investimenti.

I clienti, gli investitori e la società civile hanno il potere di chiedere più responsabilità. Perché la lotta contro il cambiamento climatico non si vince con le promesse, ma con le scelte concrete di ogni giorno.



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