Via libera al Decreto Cultura

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Il Decreto Cultura ha ricevuto l’approvazione definitiva, con il via libera della Camera e la rapida ratifica da parte del Senato. Il provvedimento, che rappresenta il principale strumento del nuovo Ministero della Cultura (Mic) sotto la guida di Alessandro Giuli, è stato approvato senza la fiducia al Senato, a differenza di quanto accaduto a Montecitorio. Questo nuovo decreto avvia il cosiddetto “Piano Olivetti per la cultura”, che mira a stimolare lo sviluppo culturale, con un particolare focus sulla rigenerazione culturale delle periferie e delle aree svantaggiate, e a valorizzare biblioteche, editoria libraria, archivi e istituti storici e culturali. Come ha dichiarato il ministro Giuli, si tratta di “una grandissima boccata di ossigeno per la filiera dell’editoria”.

Giuli aveva già annunciato queste misure agli editori durante il suo insediamento, e ora sta mantenendo la promessa. Circa 30 milioni di euro saranno destinati a sostenere la filiera libraria e gli editori per l’anno in corso. Tuttavia, gli editori lamentano ancora il sostanziale blocco di un altro strumento importante: la carta 18App, che aveva contribuito notevolmente alla diffusione della lettura tra i giovani ma che, sotto la gestione del precedente ministro Gennaro Sangiuliano, è stata di fatto ridotta. Il decreto offre anche un supporto agli editori, con l’intento di ampliare “l’offerta culturale delle pagine dei giornali”, ma non include, al contrario, alcun impegno per il settore cinematografico e dell’audiovisivo. Quest’ultimo comparto, che ha beneficiato a lungo degli incentivi fiscali tramite il tax credit, sta ora affrontando una “dieta” imposta dalla riforma voluta dal predecessore di Giuli, Sangiuliano.

Il ministro Giuli, tuttavia, ha già in cantiere un decreto correttivo per migliorare la riforma del tax credit, che è stato inviato al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). L’obiettivo è quello di alleggerire alcune rigidità della normativa precedente per evitarne effetti distorsivi e limitativi, con particolare attenzione al settore della produzione cinematografica. La proposta correttiva è attesa a breve, in quanto un giudizio del Tar sul ricorso presentato da alcune società di produzione contro la riforma Sangiuliano è previsto per il 4 marzo. Il decreto includerà anche misure a favore dei giovani autori e un ribilanciamento dei diritti delle opere tra produttori e le emittenti televisive, in particolare per quanto riguarda le quote contestate da Rai e Mediaset.

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Il settore cinematografico italiano si trova attualmente in uno stato di stallo, con i lavoratori preoccupati per il blocco delle produzioni, prima causato dallo stop agli incentivi fiscali e poi dall’incertezza normativa. La sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, che ha delega per il settore, ha negato che vi sia stato un blocco totale delle produzioni, dichiarando di essere “stufa” di sentire continuamente parlare di difficoltà nell’audiovisivo e sottolineando che “ci sono attualmente 29 produzioni che hanno set aperti in Italia”. Tuttavia, il tax credit continua a essere al centro di un acceso dibattito. Il Mic, tramite il Consiglio Superiore del Cinema, ha presentato un esposto e la Procura ha avviato un’indagine per presunte irregolarità nell’erogazione di 62 milioni di euro destinati alla produzione di 8 film.

A queste polemiche si aggiunge una proposta dal vicepremier Antonio Tajani, che ha annunciato la volontà di esplorare l’idea del regista Pupi Avati di creare un ministero ad hoc per il Cinema. “Valuteremo questa iniziativa con gli alleati di governo”, ha dichiarato Tajani, ma la reazione della Borgonzoni non si è fatta attendere: “Distogliere fondi pubblici dal settore per duplicare un ministero sarebbe un’operazione inutile e dannosa che rischierebbe di paralizzare la filiera per più di un anno”. Con l’archiviazione del Decreto Cultura, ora si apre una nuova fase legislativa con il dibattito sui limiti ai poteri di veto delle Soprintendenze, tema sul quale la Lega aveva ritirato un suo emendamento, impegnandosi a presentare una proposta di legge ad hoc. Giuli si è dichiarato contrario a questa proposta, e resta da vedere se l’iniziativa di Tajani per un ministero per il Cinema possa influenzare anche l’equilibrio tra le forze politiche della maggioranza.





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