Patto tra Italia ed Emirati, investimenti per 40 miliardi dall’energia fino alla difesa

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Est-Ovest. Una giornata sull’ottovolante attende Giorgia Meloni, di certo un tornante chiave per la politica estera italiana da quando è entrata a Palazzo Chigi. In mattinata lo sguardo puntato a Oriente. Per una volta non si tratta solo della guerra a Gaza, ma della messe di maxi-accordi commerciali che il governo firmerà con gli Emirati Arabi Uniti. Valore stimato: 40 miliardi di euro. Tecnologia e database, energia, sicurezza sottomarina, sfocia nel business forum bilaterale nelle stanze del Parco dei principi – ospite d’onore il presidente Bin Zayed – un lavoro corale che ha visto per mesi interfacciarsi tutte le strutture del governo, la Farnesina, le grandi aziende, da Eni ad Enel, Tim, Cdp, Fincantieri e Intesa San Paolo. Poi, nel pomeriggio, il primo G7 targato Donald Trump.

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Meloni ha voluto esserci, a costo di rivedere l’agenda del summit emiratino per incastrare gli impegni. E a Palazzo Chigi nessuno prende a cuor leggero la riunione in videoconferenza – prevista alle 14 – tra Trump e gli altri “grandi”, a cominciare da Macron e Starmer, per discutere del futuro dell’Ucraina nel terzo anniversario della guerra. Ancora ieri a tarda sera gli sherpa erano al lavoro sulla bozza della dichiarazione finale che, salvo colpi di scena (e con il Tycoon meglio metterli in conto) dovrebbe definire ancora una volta la Russia come “Paese aggressore”.

Un banco di prova non da poco per Meloni, sospesa tra il feeling politico con Trump ribadito alla convention repubblicana Cpac sabato e la necessità di non sfilarsi dai partner europei, specie sulla spinosissima questione dei dazi commerciali. Con ordine. Business first, verrebbe da dire. Si parte allora con il grande annuncio degli accordi emiratini che potrebbero ammontare, ha anticipato ieri il Corriere della Sera, alla cifra monstre di 40 miliardi di euro. Bin Zayed è arrivato ieri a Roma insieme a una folta delegazione di imprenditori – trecento quelli accreditati al forum – e ha preso parte con Meloni, Tajani, Guido Crosetto e un pezzo del governo alla cena offerta al Quirinale da Sergio Mattarella. «Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze» ha esordito il Capo dello Stato durante il brindisi di benvenuto. «In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine».

Dunque l’invito a «evitare una ripresa dei combattimenti – avviso anche a Netanyahu – a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore». Oggi il business forum. Ricchissimo menù. Del resto i rapporti tra Roma e Abu Dhabi – elevati a partenariato strategico – sono particolarmente floridi. Per ben tre volte Meloni ha visitato gli Emirati, la prima nel 2023 insieme a Tajani, l’ultima lo scorso gennaio. E ora questo filo politico – ma anche personale con «l’amico» Zayed – si traduce in un imponente partenariato economico.

LE INTESE

Quattordici intese di governo, ben trenta fra le aziende in campo. A far la parte del leone Eni che siglerà un maxi-accordo (del valore stimato intorno ai 5 miliardi di euro) per la cooperazione sulle terre rare e la costruzione di data-center. Mentre Enel firmerà un corposo Mou con Masdar, già legata da una partnership in Spagna per la gestione di impianti fotovoltaici tramite Endesa, azienda controllata dal Gruppo guidato da Flavio Cattaneo. In campo Fincantieri che tramite la Joint Venture Maestral con il gruppo Edge, si focalizzerà sulla progettazione, lo sviluppo e la realizzazione di sistemi per la protezione delle infrastrutture critiche subacquee, la mappatura dei fondali marini, sottomarini di nuova generazione, navi porta-droni e siluri leggeri. Al tavolo fra gli altri Tim, che siglerà un accordo sulla cybersecurity come anche Elettronica.

C’è poi il valore strategico della partnership che al governo riassumono in una parola: Imec. Cioè il corridoio di investimenti e grandi progetti infrastrutturali annunciato nel 2023 che per 5mila chilometri ambisce a unire l’India all’Europa passando dal Medio Oriente. Ebbene gli accordi discussi oggi a Roma sono un tassello di quel corridoio che poi altro non è – nelle intenzioni dell’indiano Modi come anche degli Stati Uniti – un’alternativa alla nuova Via della Seta cinese da cui Meloni ha tirato fuori l’Italia un anno fa. Anche in questo caso, la competizione strategica con Pechino sarà l’elefante nella stanza. Al Parco dei principi. E nella videoconferenza del G7 con Trump pronto a dire agli alleati: l’Ucraina non è affar nostro, la Cina sì.

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