In Alsazia stanno prendendo corpo progetti che vedono la collaborazione tra Tenaris e Lithium de France con il duplice scopo di ottenere energia geotermica ed estrarre litio dal fluido geotermico estratto.
L’energia geotermica è una forma di energia alternativa e rinnovabile, sempre presente e sfruttabile, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche: è ottenibile dal calore generato da fonti geologiche presenti nel sottosuolo. La Terra, infatti, gode di un calore naturale rilasciato dai processi di decadimento nucleare naturale degli elementi radioattivi, come uranio, torio e potassio, che sono presenti nelle rocce della crosta terrestre, del mantello e del nucleo del pianeta. Più si scende, più la temperatura aumenta, in modo diverso secondo un gradiente geotermico variabile in funzione dei tipi di rocce e delle strutture geologiche presenti.
Ad oggi l’energia geotermica costituisce meno dell’1% della produzione mondiale di energia. La potenziale energia geotermica presente sulla Terra si aggira attorno ai 12.600.000 Joule (fonte MIT), ma con le attuali tecnologie sarebbe possibile utilizzarne solo 2.000 Joule. Essa può essere utilizzata come fonte di produzione di energia elettrica e come fonte di calore.
E questo è ciò che accadrà grazie alla collaborazione tra Lithium de France, azienda francese (gruppo Arverne) e pioniera di questa nuova filiera francese innovativa e rispettosa dell’ambiente, e Tenaris che fornirà tubazioni (casing e tubing) per pozzi geotermici di estrazione e re-iniezione e servizi correlati. Questi pozzi saranno utilizzati per il teleriscaldamento nel Nord dell’Alsazia e per la produzione geotermica di litio. L’attività di produzione di calore locale potrà contribuire alla reindustrializzazione di questa regione francese. La zona della Valle del Reno, dove si concentrano i progetti geotermici, presenta condizioni geologiche molto favorevoli, come faglie profonde e graniti ricchi di minerale di litio. Quest’ultimo, estratto dalle acque geotermiche, rappresenta una risorsa chiave per la transizione verso veicoli elettrici e batterie più sostenibili.
«Il progetto si sviluppa nel contesto della decarbonizzazione e della sostenibilità energetica, così come dello sviluppo di progetti geotermici in Alsazia, una delle aree più calde e geotermicamente attive della Francia. L’incontro tra l’esperienza di Tenaris e il Gruppo Arverne, insieme al forte focus europeo, accelereranno la scalabilità delle attività geotermiche e di estrazione di litio, contribuendo al progresso delle soluzioni energetiche sostenibili», dichiara Guillaume Borrel, Ceo di Lithium de France.
«Questo contratto rappresenta il nostro primo accordo a lungo termine per la fornitura di casing e tubing in Francia. I fattori chiave sono stati la forte presenza e capacità produttiva di Tenaris in Europa, il pacchetto completo di servizi e supporto tecnico e la nostra ampia esperienza nei progetti geotermici. Attualmente stiamo producendo circa 1.000 tonnellate di tubazioni per il doppietto iniziale (due pozzi, uno di produzione e uno di iniezione, ndr). Il progetto si può potenzialmente espandere a oltre 20 doppietti geotermici», dichiara Simone Malesani, commercial sales senior manager continental Europe di Tenaris.
Il litio è il 25º elemento più abbondante nella crosta terrestre, con una concentrazione di 20 mg per kg di crosta. Sebbene tale elemento sia largamente disponibile, non si trova in natura allo stato metallico: a causa della sua reattività, infatti, si presenta sempre legato ad altri elementi o composti. È presente in minima parte in quasi tutte le rocce ignee (magmatiche, ovvero eruttive) e anche in molte salamoie naturali. L’inizio della campagna di perforazione è previsto per la primavera/estate, in attesa delle autorizzazioni necessarie. Il litio prodotto nell’ambito di questo progetto è destinato alla produzione di batterie per l’alimentazione dei mezzi di trasporto elettrici e il suo utilizzo ha l’obiettivo di preparare l’Alsazia ad un futuro di sovranità energetica ritrovata.
Origine antica di una fonte rinnovabile
Le sorgenti di acqua calda conosciute per i benefici al corpo furono utilizzate per la balneazione almeno fin dal Paleolitico. Nella storia antica si contano alcuni centri termali che attiravano le mire espansionistiche dei grandi imperi. Le terme etrusche di Sasso Pisano di epoca ellenistica e una piscina in pietra in Cina costruita nel III secolo a.C. sono tra le più antiche. Poi arrivarono i Romani, maestri nell’arte termale, che nel primo secolo d.C. conquistarono Aquae Sulis, ora Bath in Inghilterra, e utilizzarono le sue sorgenti calde per alimentare i bagni pubblici e il riscaldamento a pavimento.
In Francia, a Chaudes-Aigues, è stato installato nel XIV secolo il più antico sistema di riscaldamento geotermico per un quartiere. Il vapore e l’acqua calda da geyser furono utilizzati per il riscaldamento domestico in Islanda dal 1943. Il primo sfruttamento industriale avvenne nel 1827, a Larderello in provincia di Pisa, con l’uso del vapore di una fumarola per estrarre l’acido borico dai suoi fluidi idrotermali associati. Nel XX secolo la domanda di energia elettrica ha portato a considerare la geotermia come fonte di generazione. Il secondo Paese a perforare pozzi geotermici fu il Giappone nel 1919, seguito dagli Usa nel 1929. Nel 1958 un piccolo impianto geotermale fu costruito in Nuova Zelanda, seguito dal 1960 da altri impianti negli Stati Uniti. Nel 2018 si contano in 27 nazioni impianti in cui l’energia elettrica viene prodotta coltivando la geotermia. Oggi in Europa sono in funzione circa 130 centrali geotermiche, che potrebbero raddoppiare nei prossimi 5-8 anni.
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