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PER NON DIMENTICARE: DALLA PRIMA LINEA DEL COVID ALL’ABBANDONO DEL PERSONALE SANITARIO

Intervista a Roberto Gentile, Segretario Generale FIALS Lombardia

Milano, 22 febbraio 2025

Nota del Direttore
Questo è un argomento scottante che le testate blasonate (un tempo regine della comunicazione, ora surclassate dalla miriade di blog)  stentano a trattare. La parola COVID è tabù.
Newsfood non è a libro paga di nessuno, non ha velleità di taroccare numeri, da vent’anni non pubblica fake news o notizie allarmistiche fasulle per aumentare le visite, e nemmeno temiamo di perdere contributi a fondo perduto perchè non li abbiamo mai avuti…
Il problema dell’abbandono del personale sanitario è una questione che deve interessare a tutti. un problema grave che deve essere risolto subito.
Giuseppe Danielli

PER NON DIMENTICARE: DALLA PRIMA LINEA DEL COVID ALL’ABBANDONO DEL PERSONALE SANITARIO

Lodi, 19 febbraio 2025
– Cinque anni fa, l’Italia entrava nell’incubo della pandemia da Covid-19. Il primo caso fu identificato all’ospedale di Codogno, trasformando un piccolo pronto soccorso in un campo di battaglia. Eppure, oggi, sembra che molti vogliano dimenticare. Di questo e della condizione attuale del personale sanitario ne parliamo con Roberto Gentile, Segretario Generale di FIALS Lombardia.

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D: Dottor Gentile, oggi ricorre il quinto anniversario dal primo caso Covid in Italia, eppure sembra che la stampa ne parli pochissimo. Perché secondo lei?

R: Perché è più comodo dimenticare. Ricordare significherebbe fare i conti con gli errori del passato e con una realtà che, anziché migliorare, è peggiorata. Durante la pandemia c’erano gli applausi dai balconi, le bandiere, i discorsi commossi. Oggi il personale sanitario è stato abbandonato. E questo non fa notizia.

D: Eppure, le problematiche del settore sembrano essere addirittura peggiorate rispetto a cinque anni fa.

R: Esattamente. Dopo la prima ondata della pandemia, molti speravano che finalmente si investisse nella sanità pubblica, che si garantissero condizioni di lavoro migliori per medici, infermieri e operatori sanitari. Invece, siamo di fronte a turni sempre più massacranti, a carenze di organico sempre più gravi e a stipendi che non rispecchiano la responsabilità e lo stress del lavoro. Ma il problema più grande è la sicurezza: oggi gli stessi sanitari che cinque anni fa erano chiamati eroi vengono aggrediti nei pronto soccorso, insultati, lasciati soli a gestire situazioni insostenibili.

D: Cinzia Rocchetto, infermiera del pronto soccorso di Codogno, ha raccontato quei giorni con parole forti. Lei cosa ne pensa?

R: Le sue parole sono un pugno nello stomaco. “Quando sono arrivata in ospedale quella mattina, non volevo credere ai miei occhi. Ho visto colleghi con tute bianche, mascherine, visiere, mentre io ero ancora con la mia borsa rossa, come se nulla fosse. È stato come entrare in un film apocalittico.” Quello che racconta è lo stesso che hanno vissuto migliaia di operatori sanitari. L’impatto emotivo è stato devastante, e il trauma di quei giorni non è mai stato veramente elaborato.

D: Quali sarebbero le conseguenze se una nuova pandemia colpisse oggi l’Italia?

R: Avremmo molti più problemi rispetto al 2020. Il personale sanitario è esausto, demotivato, molti hanno lasciato il lavoro o sono emigrati all’estero. Gli ospedali sono ancora sottofinanziati, mancano infermieri e medici, e il territorio non è stato potenziato come si prometteva. Abbiamo vissuto un’emergenza epocale, ma non abbiamo imparato nulla.

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D: L’assessore Bertolaso ha dichiarato che non si può dimenticare il sacrificio di chi ha lavorato in prima linea. Condivide questo pensiero?

R: Lo apprezziamo molto per aver avuto il coraggio di dirlo. Ma servono fatti, non parole. Non possiamo più accettare di essere celebrati un giorno all’anno e poi ignorati per tutto il resto del tempo. I sanitari meritano rispetto, sicurezza e condizioni di lavoro dignitose. Dobbiamo impedire che si ripeta l’errore di farci trovare impreparati.

D: Quali sono le richieste di FIALS Lombardia alle istituzioni?

R: Investimenti concreti nel personale sanitario, assunzioni immediate, stipendi adeguati e soprattutto sicurezza nei luoghi di lavoro. Servono tutele vere, perché la sanità non può reggersi solo sulla buona volontà degli operatori. Non dimentichiamo cosa è successo cinque anni fa. E non permettiamo che accada di nuovo.



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