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riceviamo e pubblichiamo
Leporace: «Ho soltanto recensito un libro. Nessuna condivisione o promozione da parte mia ma soltanto un esercizio di cronaca»
Riceviamo e pubblichiamo
«In data 11 febbraio 2025 sul giornale Corriere della Calabria è stato pubblicato un lungo articolo del giornalista Paride Leporace dal titolo “SAVERIO ZAVETTIERI IL SOCIALISTA CHE VISSE DUE VOLTE”. L’articolo riguarda la pubblicazione di un libro (alla data dell’11.02.2015 non ancora in edicola) nel quale il signor Zavettieri racconta le sue esperienze di politico socialista in Calabria. Invero l’articolo di Leporace, più che una ordinaria presentazione del libro, sembra una condivisione e promozione dello stesso a tal fine offrendo anticipazioni atte ad incuriosire i lettori spingendoli ad acquistare il libro per le rivelazioni in esso contenute. Tant’è, così funziona il giornalismo via web, offrire ai social materiale su cui scatenarsi.
Le “rivelazioni” dell’articolo riguardano i magistrati Carlo Macrì e Vincenzo Macrì. Il signor Zavettieri risponderà nelle sedi proprie dei suoi falsi e delle sue diffamazioni e calunnie, ma dispiace notare che codesto giornale ha contribuito ad evidenziarle e diffonderle ulteriormente attraverso il proprio giornale prima ancora che il libro apparisse in libreria in modo che fossero portate a conoscenza non solo dei lettori del libro.
La prima entusiastica condivisione appare all’inizio dell’articolo allorchè l’articolista scrive: Saverio Zavettieri ha inteso lasciare a futura memoria “passaggi” che a molti risulteranno non graditi…ma a quanto pare dotati di fondamento. Quindi il giornalista Leporace afferma in premessa che i falsi e le diffamazioni dello Zavettieri di cui si dirà sono a suo giudizio dotate di fondamento e tra tali passaggi dotati di fondamento sono quindi anche quelli “al vetriolo” che il signor Leporace ha letto in anteprima riguardanti i magistrati Carlo e Vincenzo Macrì. Al termine dell’articolo con caratteri in neretto il giornalista scrive: “le domande di Francesco Kostner e la postfazione di Signorile rimarcano queste vicende insieme al ruolo che ebbero Luciano Violante, Marco Minniti e i magistrati Macrì organici al Pci nei safari giudiziari contro il forte Psi calabrese”. Si tratta di un falso grossolano ed indecente, diffamatorio e calunnioso scritto in neretto al fine di aumentarne il rilievo commesso dal giornalista Leporace. Anzitutto nessuno di noi due siamo stati organici al PCI. Non siamo stati mai iscritti neanche prima di entrare in magistratura ad alcun partito, non siamo mai stati presenti a riunioni o a congressi di alcun partito. Non abbiamo mai fatto propaganda elettorale per alcun partito. Insomma non siamo mai stati organici, collegati o funzionali al partito PCI. Sfidiamo che sia provato il contrario.
Certo ci onoriamo di avere incontrato ad un convegno di magistrati tenutosi a Palermo nel 1981 l’onorevole Pio La Torre con il quale entrambi abbiamo steso una prima bozza del futuro art. 416 bis c.p. Dopo l’emanazione della legge Rognoni-La Torre del 13 settembre 1982 il primo commento alla stessa infatti è stato scritto da Carlo e Vincenzo Macrì nel maggio 1983 per la casa editrice Iovene. Ancora falso, diffamatorio e calunnioso è affermare di avere partecipato assieme agli onorevoli Violante e Minniti (!) o su mandato degli stessi a “safari giudiziari” contro il forte PSI calabrese. Egli che conosce bene le cronache di questa regione può dire quali sono i “safari giudiziari” dei fratelli Macrì dotati di fondamento? L’unico episodio descritto in maniera volutamente incompleta nel libro riguarda un avviso di garanzia per alcuni socialisti perchè indagati per favoreggiamento nel corso delle prime indagini condotte da Carlo Macrì insieme ad altro giovane sostituto della Procura della Repubblica di Locri in relazione all’omicidio dell’imprenditore Galluccio avvenuto in Ferruzzano nel 1986 in quanto gli stessi avevano taciuto la circostanza della presenza a quella riunione di Totò Cordì capo indiscusso della potente cosca mafiosa di Locri datosi alla fuga dopo l’omicidio. Nel libro non vi è cenno di alcun altro safari commesso da Vincenzo Macrì. Ma la cosa più grave è che nel libro non è mai usato il termine safari (“spedizione di caccia grossa”) che quindi è un insulto proprio del giornalista Leporace. Dispiace che un giornale come il Corriere della Calabria, che seguiamo sin dalla nascita, si sia ridotto a fare da megafono a tali sporche falsità e che da parte del direttore responsabile non vi sia stato alcun controllo. Chiediamo che tale rettifica venga tempestivamente pubblicata con lo stesso risalto dell’articolo in questione ai sensi dell’art. 8 legge 8 febbraio 1948 n. 47, salvo le ulteriori iniziative giudiziarie».
Carlo Macrì – Vincenzo Macrì
La replica di Paride Leporace
Prendo atto della rettifica dei magistrati Carlo e Vincenzo Macrì limitandomi a chiarire che ho soltanto recensito un libro interpretando il pensiero dell’autore e sintetizzandone il contenuto come il testo illustra. Nessuna condivisione o promozione da parte mia ma soltanto un esercizio di cronaca. Non ho mai fatto il megafono a nessuno cercando di essere solo un testimone della storia e geografia della mia Calabria. (redazione@corrierecal.it)
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