Gabriele Gatti dopo 192 giorni di carcerazione preventiva “immotivata” chiede il risarcimento allo Stato – GiornaleSM

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Nei mesi scorsi, su queste stesse pagine, provai a quantificare l’ingente danno economico che le azioni della cosiddetta “Cricca” avessero arrecato alle casse pubbliche nel decennio scorso, con apice nel corso del “regno” del governo AdessoSm, composto da Repubblica Futura, Civico 10 e SSD, quest’ultimi oggi riuniti sotto la bandiera unitaria di Libera. Arrivai, analizzando sia gli ultimi bilanci dello Stato che gli atti dei processi in corso contro la “galassia Banca CIS”, con particolare attenzione a quelli delle parti civili, a ben 829 milioni di euro…

Leggi qui: San Marino. “Cricca” e governo AdessoSm hanno “bruciato” 829 milioni di euro, oltre due terzi dell’intero debito pubblico!

Ebbene, questa già enorme cifra, pari a circa due terzi del debito pubblico totale accumulato dalla Repubblica di San Marino, appare destinata a crescere ancora qualora anche gli eclatanti arresti del 2014 e 2015 si rivelassero funzionali agli obiettivi del “gruppo criminoso” e non al nobile perseguimento della Giustizia.

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Gabriele Gatti

Infatti, nei giorni scorsi, il Congresso di Stato si è trovato -o meglio si sarebbe trovato, non essendoci in materia conferme ufficiali ma soltanto più che attendibili indiscrezioni- fra le mani una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata nientemeno che da Gabriele Gatti, democristiano, ex Segretario di Stato ed ex “numero uno” della politica sammarinese, incarcerato in regime di custodia cautelare il 17 ottobre del 2015 e liberato solo 192 giorni dopo.

Alla base dell’indagine che lo portò in carcere, come noto, la vicenda del Centro Servizi dei Tavolucci che, all’epoca, vedeva indagati sia il suo compagno di partito Clelio Galassi che il leader di allora del Partito Socialista Paride Andreoli. E proprio il coinvolgimento di più di due indagati portò il Commissario della Legge Alberto Buriani, titolare anche di quel procedimento, ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare incentrata soprattutto sull’ipotesi di reato di associazione a delinquere. Una accusa, una motivazione alla base dell’arresto che, però, si rivelò infondata, tanto che venne archiviata prima del rinvio a giudizio. Da qui -sembra- la richiesta di risarcimento avanzata da Gatti allo Stato sammarinese, responsabile in solido per le azioni della Magistratura, nel caso del Commissario della Legge Alberto Buriani, quale coordinatore del pool incaricato e firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare.

Mentre l’ipotesi di associazione a delinquere svanì già nella fase istruttoria, a confermare l’aleatorietà delle accuse fu, già nel processo di primo grado, il Procuratore del Fisco (ovvero l’accusa, una sorta di Pubblico Ministero dell’ordinamento italiano) che chiese l’assoluzione piena per i fatti antecedenti il 2 settembre 2013 (giorno dell’entrata a regime della norma sull’autoriciclaggio) e l’assoluzione con formula dubitativa per i fatti imputati ai due imputati (Gatti e Galassi) per il periodo successivo.

Se, in quel primo grado di giudizio, Galassi venne subito assolto da ogni accusa (pur confermando la confisca di 653 mila euro, poi anch’essa “cancellata” nella definitiva sentenza di appello), per Gatti scattò la condanna a 2 anni e 5 mesi e la confisca di 867 mila euro. “Sicuramente -evidenziava all’epoca la Tv di Stato- una sentenza che ha sorpreso, dal momento che nella scorsa udienza la stessa Procura Fiscale aveva chiesto per entrambi gli imputati l’assoluzione per i fatti anteriori al 2013, con formula dubitativa per quelli successivi. ‘Siamo ancora in attesa di prove che non esistono’, hanno commentato a caldo gli avvocati di Gabriele Gatti, che hanno dichiarato di attendere le motivazioni ed hanno preannunciato appello”.

Appello che, poi, si chiuse il 23 ottobre del 2024 con la disposizione del “non luogo a procedere per intervenuta prescrizione” del reato di autoriciclaggio (si erano nel frattempo rivelate infondate tutte le altre accuse originarie) relativamente a quanto imputato a Gatti per il periodo successivo al 2013. Confermata, invece, la confisca degli 867 mila euro, mentre la stessa confisca fu revocata in appello per Galassi, che è quindi uscito “indenne”, assolto pienamente e senza il permanere di alcun dubbio da quel procedimento.

Dubbi che la prescrizione, invece, lasciò sulla condotta di Gatti, tanto che i suoi legali -rafforzati nelle loro rivendicazioni dalla richiesta di assoluzione avanzata nel primo grado nientemeno che dalla Procura del Fisco (l’accusa)- annunciarono immediatamente l’intenzione di ricorrere in terza istanza contro la sentenza formulata contro il loro assistito.

Ma torniamo alla notizia, cioè alla richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione che avrebbe prodotto Gabriele Gatti. Per comprenderla dobbiamo rileggere l’ordinanza di carcerazione cautelare che il 17 ottobre del 2015 portò la Polizia Giudiziaria ad effettuare l’eclatante arresto. Scopriamo, così, che i reati alla base del provvedimento sono essenzialmente due: la violazione dell’art. 297 (associazione a delinquere) e dell’art. 199 bis (riciclaggio) del Codice Penale sammarinese, aggravati dagli art. 90 (aggravanti e attenuanti), 50 (continuità), 73 (compartecipazione).

Commissario della Legge Alberto Buriani

E proprio questi due reati, associazione a delinquere e riciclaggio, vennero addotti quali giustificativi dell’esigenza cautelare di Gatti, non più al governo del Paese da oltre tre anni: “…Continuano ad essere ‘attuali’ -si legge nell’ordinanza di arresto- i reati di riciclaggio e associazione a delinquere collaterali agli illeciti già prescritti”. E ancora: “Il perdurante collegamento tra i concorrenti nel reato e tra gli associati, aggrava ulteriormente il pericolo di inquinamento probatorio, anche con riferimento a numerosi ‘incontri’, finalizzati a definire ‘accordi’, ‘versioni condivise’, ed iniziative per bloccare le indagini in corso”.

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Se logicamente appaiono forzate le esigenze di custodia cautelare per il presunto perdurare del riciclaggio -visto che un semplice sequestro di beni e somme ipotizzate quale provento di reato presupposto avrebbe interrotto la prosecuzione, eventuale, del reato-, si può dedurre che pressochè unica base concreta delle esigenze di custodia cautelare sia l’associazione a delinquere, ovvero -per usare parole dell’ordinanza- “il perdurante collegamento tra i concorrenti nel reato e tra gli associati” che potrebbe determinare “il pericolo di inquinamento probatorio” o la “delegittimazione del Tribunale”. E qui, su quest’ultimo punto, si potrebbe aprire una parentesi infinita, vista la condanna in primo grado giunta anni dopo ai danni del Commissario Buriani, condannato in quella sentenza non definitiva per aver aperto indebitamente una azione penale ai danni nientemeno che della Presidente di Banca Centrale, con lo scopo non di perseguire nobili fini di giustizia, ma di favorire la cosiddetta “Cricca” costituita attorno alla governance di Banca CIS e, al tempo stesso, vista l’ordinanza di rinvio a giudizio emessa nei confronti di una ipotizzata associazione a delinquere fondata da Marino Grandoni e coordinata nella sua operatività da Daniele Guidi e Francesco Confuorti di cui lo stesso Giudice Buriani sarebbe uno dei sodali... Gatti e altri indagati in diversi procedimenti, comunque connessi a quello contro Gatti, Galassi e, pur separato, Paride Andreoli (ex leader socialista assolto e prosciolto pochi giorni fa), si riunivano per “delegittimare il Tribunale o nel disperato tentativo di difendersi da una deriva di una importante componente della Magistratura sammarinese, che li stava distruggendo a suon di indagini poi mai culminate con almeno una condanna definitiva emessa nei confronti di quella classe, generazione politica spazzata via dalle stesse inchieste condotte tutte dallo stesso giudice? …Ma tant’è.

Sta di fatto che l’accusa di associazione a delinquere che era alla base del provvedimento di custodia cautelare di Gabriele Gatti, non ha retto neppure la conclusione della fase istruttoria, e quell’ipotesi di reato è stata abbandonata, archiviata, dal Commissario inquirente prima della definizione del rinvio a giudizio.

Ciò significherebbe, secondo i legali che avrebbero prodotto la richiesta allo Stato sammarinese di un rimborso danni per ingiusta detenzione del loro assistito, Gabriele Gatti, che i 192 gironi di custodia cautelare subiti dall’ex “numero uno” della politica sammarinese (la cui diffusione della notizia nei media ha poi delegittimato l’autorevolezza dello stesso ex politico di punta di Via delle Scalette) non sarebbero stati immotivati da reali esigenze di giustizia.

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari



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