Perugia, a tutto Grohmann: dalla manutenzione del verde alla nuova raccolta differenziata a Ponte San Giovanni, fino a Esselunga, Burger King e la pineta di Ponte Felcino. L’intervista all’assessore

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Dal verde pubblico ai nuovi centri commerciali, passando per il piano regolatore e la raccolta differenziata. Tanti i temi toccati da David Grohmann, assessore del Comune di Perugia con delega ad Ambiente, aree verdi, rigenerazione urbana, bellezza urbana, transizione ecologica e politiche del cibo, che è stato ricevuto lunedì mattina nella sede centrale del Corriere dell’Umbria, accolto dal direttore Sergio Casagrande, e poi intervistato per il quotidiano e per Radio Corriere dell’Umbria.

– Assessore Grohmann, qual è lo stato di salute delle principali aree verdi del territorio comunale?
Complessivamente è buono. Il nostro problema principale è l’estensione e la numerosità di queste aree verdi distribuite su un territorio così vasto, che le rendono problematiche da manutenere. Noi non ci possiamo permettere la siepe topiaria o le piante da fiori annuali: dal punto di vista manutentivo non siamo in grado di gestirle. E poi la direzione in cui si va è questa, ovvero piante che hanno bisogno di poca manutenzione, resistenti soprattutto alla siccità.
– Gli sfalci differenziati possono essere una soluzione?
In passato sono stati attuati, ma ci sono zone dove non possiamo sfalciare due volte all’anno a meno di convenzioni con cittadini e associazioni. Quindi dobbiamo trovare un’altra chiave, adesso si usa Futuro nel Verde che però è troppo rigido. Non possiamo chiedere, per esempio, al centro anziani di sfalciare 16 ettari di collina. Sto cercando di farmi venire qualche idea.
– Ce le può anticipare?
Vorrei utilizzare in maniera creativa le sponsorizzazioni che in passato si sono usate per le rotonde, ad esempio per farmi aiutare da aziende agricole. Dobbiamo trovare una forma di sponsorizzazione, che siano i cartelli lungo le carreggiate che in casi magari regolarizzano già le situazioni di autopubblicità un po’ spontanee.

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– In terza commissione, a ottobre, lei aveva detto che le piante da mettere a dimora a correre del Metrobus non sono compatibili con il paesaggio urbano contemporaneo perché alcune prevedrebbero una manutenzione di 300 mila euro. Il Comune ha messo a bilancio un milione di euro per tutti i 450 chilometri quadrati del territorio, e questo è un problema importante…
Quello è il tipo di paesaggio verso cui non possiamo andare. Si deve cambiare sicuramente, ancora siamo un po’ indietro, è l’ultima parte del cantiere che verrà messa in atto. Poi stiamo provando a capire la fattibilità di ricostruire internamente alla squadra comunale un gruppo di lavoro che sia parte dell’unità operativa. In questo momento abbiamo delegato ad Afor tutte le nostre manutenzioni, tranne alcuni casi specifici come viale Indipendenza. Abbiamo poche risorse economiche e dobbiamo trovare un modo intelligente per usarle in maniera sensata. Un esempio? Certe aree non le sfalciamo più perché le lasciamo a disposizione della fauna selvatica, come le api di cui il Comune è amico ma senza alcuna progettazione fattiva, per dedicarci più alle aree che invece devono essere utilizzate per scopi ricreativi. Credo che sarà una transizione anche nel nostro bilancio questa volontà della sindaca di mettere l’Ambiente come mia prima delega, poi la rigenerazione e bellezza urbana.
– Tra l’altro non c’è la parola urbanistica…
Vero, ma anche questa è una scelta corretta perché siamo una squadra che si deve confrontare, siamo tutti legati a un paio di assessorati.
– Lei ha anche la delega alla Bellezza urbana: qual è l’area verde meno bella sulla quale vorrebbe intervenire e quale è invece la più bella da preservare?
Ci sono aree industriali più antiche che sono nate in luoghi non adatti quando c’era un concetto di valenza ambientale non aderente alla nostra attuale sensibilità, ad esempio lungo il Tevere. L’obiettivo è cercare di ricondurre le iniziative industriali e commerciali nei luoghi deputati ad esserlo e cercare di recuperare queste aree a un utilizzo più proprio. L’altro problema sono le aree in cui si è intervenuti in maniera incosciente sulla gestione delle acque superficiali. Ci sono situazioni come San Sisto, Pian di Massiano, Santa Lucia e Ponte Valleceppi dove con un po’ più di cura si sarebbe potuto evitare di arrivare in queste condizioni. Le aree belle sono invece la maggior parte e fortunatamente le abbiamo in tutto il territorio..

– Voi avete ereditato tante opere da cui potete provare a trarre dei benefici, tra cui appunto il Metrobus…
Sì, ci deve servire per mettere a regime alcune cose che sono rimaste disordinate. Non è scontato si faccia così, perché quando si ereditano delle opere non volute si tende a tenerle a margine. Noi quando abbiamo capito che il Brt era un percorso che andava intrapreso, quello che mi sono sentito di dire è stato di costruirgli valore attorno. Ovviamente non sono contento, ci sono 450 abbattimenti, però per me non ha senso fare questa cosa se non provo a dare un’impostazione diversa.
– Collegata a ciò vi siete ritrovati anche l’operazione Esselunga. Il dover dire di sì al supermercato con maggiore cubatura a Perugia città, per cui tra dieci anni quando si penserà a quest’opera si collegherà al suo nome, le pesa?
Che il primo atto importante che mi ha visto coinvolto fosse sulla realizzazione di un centro commerciale ovviamente non mi ha fatto piacere, però non mi tiro indietro. Noi abbiamo approvato un ampliamento di una superficie potenziale commerciale di 427 metri quadrati rispetto a quanto il privato aveva già a disposizione in attuazione concertata per quel piano a cui comunque aveva diritto. Se vogliamo, il peccato originale è stato vendere quel lotto. Io non ho mai incontrato Esselunga e per questo non l’ho mai nominato. A me viene presentato il contenitore, non il contenuto, e su questo io ho preso una decisione. Poi se qualcuno chiamerà quel supermercato come il supermercato di Grohmann un po’ mi dispiacerà, spero però che non mi rimanga attaccata questa etichetta e soprattutto spero di fare cose più importanti che caratterizzino di più il mio percorso.
– Altra delega è quella delle Politiche del cibo. Anche qui, avete ereditato il progetto del Burger King a Centova, l’ennesimo fast food nella zona di Pian di Massiano dove poi c’è anche l’interessamento di Kfc. Ci sono interventi per mitigare questo approccio invasivo?
Per quanto riguarda il Burger King ho provato subito a capire se avevamo possibilità di intervenire perché è di fronte a una scuola superiore. Fatto salvo quello, l’altro problema è che si costruisce lungo un’area esondabile, che è il Genna. E’ un errore grave che non avrei voluto venisse commesso, però la variante urbanistica è già stata approvata, sono al permesso di costruire, e quindi fuori dalla mia giurisdizione. Ma comunque, a noi non chiedono il permesso di aprire questa catena piuttosto che un’altra, chiedono l’autorizzazione per aprire un ristorante. Noi dobbiamo creare le condizioni perché lì ci vada un altro tipo di filiera ed è il discorso che sto facendo con le associazioni di categoria. In questo senso spero che il Consiglio di Cibo ci aiuti quando riusciremo a costituirlo. Mi piacerebbe rimettere in mano le nostre norme tecniche del piano regolatore, trovare degli strumenti che mi permettano di favorire una reale rigenerazione di un luogo abbandonato.

– Capitolo pineta di Ponte Felcino: cosa farà il Comune?
Organizzeremo un incontro con la popolazione in primavera in cui presentare quello che è il quadro di indagini che sono state fatte. Parliamo di un’area relativamente piccola, meno di cento piante che sono state osservate da tutti i punti di vista. Il quadro è piuttosto chiaro, purtroppo lì il sistema è andato in crisi. Una delle analisi è stata fatta sugli apparati radicali delle piante che si sono ribaltate, e si vede che c’è uno sviluppo che si interrompe a un certo punto della vita della pianta, intorno probabilmente agli anni Sessanta del Novecento che dovrebbe essere in relazione ad una piena importante delle fiume Tevere. Ma il problema reale è il cambiamento climatico, che è la nuova normalità. Noi stiamo valutando sistemi molto innovativi, consolidamenti radicali, ma non credo che quello sia il luogo giusto per farlo.
– Quindi una delle ipotesi è che vada abbattuta?
Sarà una cosa di cui parleremo con la popolazione perché è una delle opzioni. Riduciamo a zero il rischio e ripartiamo da zero. Però sappiamo che non è quello che molta cittadinanza vuole e anche io personalmente non sarei contento di legare il mio mandato a un gesto di questo tipo. Di sicuro una parte di quelle piante vanno abbattute perché presentano categorie di rischio, almeno 12. Il problema che giustamente gli uffici mi presentano è che noi non sappiamo come evolverà il resto della pineta una volta che quelle 12 saranno stato tolte. Abbiamo anche intrapreso una serie di interlocuzioni con altri attori del territorio per cercare di arricchire quello spazio di nuove valenze, sempre con una volontà di cercare di bilanciare, perché poi il bilancio arboreo ad oggi del mio mandato è positivo, parliamo di 295 piante messe a dimora contro 241 abbattimenti. E’ chiaro che le piante giovani non forniscono gli stessi servizi ecosistemici delle piante mature, però dobbiamo entrare nell’ordine d’idee che dobbiamo prevedere progressivamente delle sostituzioni perché è molto cambiato il nostro mondo.
– Si è fatto un’idea di quante piante vuole inserire durante il suo mandato?
Numerico no. L’obiettivo è di incrementarlo e abbiamo messo a bilancio delle risorse per acquistare nuovi terreni per metterci gli alberi, perché uno dei problemi che devo affrontare è che non ce l’ho uno spazio per fare un bosco. Un’area su cui stiamo lavorando che però è già allestita e anche molto ben curata è piazza Chiabolotti a Ponte San Giovanni. Abbiamo avuto disponibilità dalla proprietà ad accedere all’area verde che sta dietro Apollo. A questo punto cambia completamente il paradigma, non è più la biblioteca con un grande parcheggio, ma è una biblioteca all’interno di uno spazio pubblico che per metà è verde e per metà diventa un 50% piazza e un 50% rimane parcheggio.

– Passando alla raccolta differenziata, qual è l’obiettivo dell’amministrazione? E sempre sui rifiuti, vista la vostra posizione – negativa – sul termovalorizzatore, come si può chiudere il ciclo?
Noi dovremmo riuscire a estendere la raccolta a tutto il comune, ma non sono sicuro che sarà una cosa che riuscirò a fare nel corso di un mandato. Adesso la estendiamo a Ponte San Giovanni, saremo operativi dal primo luglio e ora inizia la campagna di interlocuzione con i cittadini. Mi rendo conto che è una trasformazione epocale perché è un quartiere molto popoloso, 20.000 persone che devono cambiare il modo in cui concepiscono la raccolta dei rifiuti. Da un lato, quindi, vogliamo aumentare la percentuale di raccolta differenziata; dall’altro – che si lega al discorso termovalorizzatore – secondo me in Umbria la filiera del riciclo è molto ridotta. Ci sono settori ancora non esplorati per niente, come il tessile: 22.000 tonnellate vanno nelle discariche, parliamo del 12% di quello che ci arriva. Sull’organico stiamo facendo una riflessione importante, anche lì sono filiere che vanno gestite perché si possono spostare i rifiuti organici fuori dalla regione e quindi il rischio è che un’azienda che apre qui per il compostaggio potrebbe non prendersi in carico i nostri rifiuti organici.
– E’ possibile rivedere la tariffa della Tari analiticamente?
Quello che è stato cercato di fare è ottenere un risparmio riducendo il servizio, però quel risparmio che ottieni se lo mangia l’inflazione e in poco tempo tu ti ritrovi con il servizio che costa lo stesso prezzo ma è inferiore. Quali spese si sono ridotte nel corso del tempo? Io non ne vedo, quindi dobbiamo far sì che le spese siano tutte sensate per fornire un servizio di qualità. Noi dovremo cercare di sostenere chi non riesce a tenere il passo, è uno sforzo che dobbiamo fare e che ancora non propriamente facciamo. Spero con gli assistamenti di quest’anno di riuscire a supportare il grosso delle famiglie che rimangono indietro.
– Margherita Scoccia in campagna elettorale aveva manifestato la necessità di modificare il piano regolatore: lo farete voi?
Come ho avuto occasione di dire anche a lei direttamente quando ci presentò l’emendamento alle linee programmatiche, che noi integrammo, partiamo da un punto in cui una riflessione non è stata fatta se non alla misura in cui è stato prodotto il Documento strategico territoriale, che non è ancora arrivato in approvazione. Noi possiamo arrivare a quello che in questo momento la normativa identifica come Documento programmatico, fare un piano dei bisogni aggiornato, sensato e questa può essere la base su cui andiamo a costruire. Secondo me quello su cui possiamo arrivare è mettere mano alle norme tecniche, mi piacerebbe molto introdurre temi come l’inverdimento delle coperture, delle facciate, progettare con la natura. Abbiamo avuto già degli aiuti dall’esterno, il Politecnico di Milano ha fatto un esercizio di urbanistica sul nostro comune e poi in questo momento c’è una classe di Harvard in cui l’intero corso di questo semestre è dedicato all’urbanistica di Perugia. L’obiettivo è quello di aprirci anche all’esterno e farci osservare per portare un po’ di idee di qualità. E’ quello che mi immagino, cambiare le regole del gioco in modo che nella prossima consiliatura ci siano le reali possibilità di intervenire in maniera sensata.
– Oltre a questo, cosa le piacerebbe lasciare alla città a fine mandato?
Mi piacerebbe moltissimo che fosse una città più bella, più pulita, gestita meglio, Cerco quindi di trovare una quadra a tutto il difficile mondo della gestione, della manutenzione, con una spesa corrente che riceve questi formidabili tagli dello Stato. Sui rifiuti mi piacerebbe molto impostare un paio di filiere funzionali sensate che possano diventare anche un caso di studi. Nella parte del verde mi piacerebbe molto lasciare una squadra che è in grado di fare un po’ di manutenzione internamente. E infine, sarei contento di migliorare quelle aree meno belle di cui abbiamo parlato in precedenza.



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