Nei giorni scorsi si è svolto a Taranto un Consiglio comunale monotematico sul progetto della Regione Puglia per la costruzione di un dissalatore sul fiume Tara. Sono stati invitati a intervenire nel dibattito, oltre ai funzionari dell’Acquedotto pugliese (estensore del progetto) anche le associazioni ambientaliste tra cui il Wwf e il “Comitato per la salvezza del fiume Tara”. Il progetto regionale è stato respinto quasi all’unanimità. Lo ha fatto anche la Provincia, dopo il parere negativo espresso dalla Soprintendenza ai Beni paesaggistici e dell’Arpa Puglia. Il dissalatore si può fare lontano dalla foce del Tara, un Parco dei fiumi carsici del tarantino aprirebbe nuove prospettive al turismo culturale e ambientale che Taranto e i comuni limitrofi meritano
◆ L’intervento di MARIO GUADAGNOLO *
► Su iniziativa della giunta regionale pugliese, è in itinere, com’è noto, un progetto per la costruzione di un grande dissalatore alla foce del fiume Tara previsto tra i progetti finanziati dal Pnrr: costo complessivo 70 milioni di euro. Questo dissalatore, che nelle intenzioni della Regione Puglia dovrebbe essere il più grande d’Europa, dovrebbe essere costruito alla foce del fiume Tara poiché la salinità del fiume è minore rispetto a quella marina e questo renderebbe meno costose la costruzione e la gestione del mega impianto. Come logica e buon senso vorrebbero, il dissalatore dovrebbe essere costruito in mare non alla foce di un fiume. E tenuto conto che dallo stesso fiume l’Ilva emunge già il 5% dell’acqua per gli usi legati all’industria e che tutto intorno gli agricoltori attingono attraverso pozzi artesiani l’acqua per irrigare i loro campi, posto che la portata del fiume è modesta, con la costruzione del dissalatore il fiume Tara sarebbe ben presto prosciugato e destinato a scomparire.
Ora, a prescindere dal valore storico e simbolico del fiume Tara per ragioni identitarie caro alla storia della città di Taranto per essere legato alla leggenda della sua fondazione e all’origine stessa del suo nome, la costruzione del dissalatore si configurerebbe come un disastro ambientale. Esso distruggerebbe un ecosistema importante, uno dei pochi sistemi idrici della provincia di Taranto, oltre che un’oasi ambientale di notevole pregio. Le associazioni ambientaliste si sono mobilitate per impedire questo ennesimo scempio perpetrato ancora una volta ai danni della Città dei Due Mari, salvare l’ecosistema rappresentato dal fiume e lavorare, al contrario, sul progetto per un Parco dei fiumi carsici del comprensorio che comprenderebbe, oltre al Tara, il Galeso, il Cervaro, il Patemisco, il Lenne e altri piccoli corsi d’acqua di origine carsica presenti sul territorio, dando luogo ad un percorso ambientale tutelato.
Questo progetto tutelerebbe un bene ambientale di grande valore storico ma rappresenterebbe anche un investimento su una notevole risorsa economica rappresentata dal percorso storico-ambientale in cui coinvolgere i comuni del comprensorio interessati: Taranto, Massafra, Statte, Mottola, Palagiano. Per impedire lo scempio del dissalatore e proporre il progetto alternativo del Parco dei fiumi carsici si è costituito un “Comitato di cittadini per la salvezza del fiume Tara”, il cui coordinamento è stato affidato al sottoscritto.
Nell’intervento in Consiglio comunale, ho avuto modo di segnalare che «il “Comitato per la salvezza del fiume Tara” non è pregiudizialmente contrario alla costruzione dei dissalatori. Non lo è né per ragioni di principio né per ragioni ideologiche». Il nostro No è fondato su ragioni obiettive di carattere culturale, identitario, di tutela ambientale e, non ultimo, per motivazioni squisitamente politiche. Noi riteniamo che, prima di prendere in esame l’ipotesi della costruzione del dissalatore, la Regione Puglia debba disporre in primo luogo che l’Acquedotto pugliese proceda alla eliminazione della dispersione dell’acqua che le proprie strutture determinano nella misura di oltre il 45%, ridotte, come effettivamente sono, ad un vero e proprio colabrodo; in secondo luogo che si completi e si renda efficiente l’invaso Pappadai con le ultime opere ancora incompiute.
Il “Comitato di cittadini per la salvezza del fiume Tara” comprende benissimo il valore strategico della costruzione dei dissalatori in Puglia per far fronte alla endemica carenza idrica della nostra regione, ma queste considerazioni non giustificano la loro realizzazione in siti impropri come il fiume Tara. È come se a Roma si riconoscesse il valore strategico di un dissalatore per fornire di acqua la città e si pretendesse di costruirlo sulla Fontana di Trevi. Allo stesso modo noi diciamo che nessuno può pensare di costruire un dissalatore sul Tara. Lo si costruisca in qualsiasi altro luogo ma non lì. La costruzione del dissalatore sul Tara sarebbe l’ennesimo scempio ambientale sulla pelle della città di Taranto dopo quello catastrofico e devastante dell’acciaio di Stato. Il dissalatore sarebbe l’ennesima violenza da subire, con l’aggravante che esso sarebbe, in più, un atto di enorme stupidità e irresponsabilità.
Sul progetto del dissalatore si sono espressi negativamente non solo le associazioni ambientaliste ma anche l’Arpa Puglia (l’Agenzia regionale per l’Ambiente), il ministero della Cultura attraverso la Soprintendenza ai Beni paesaggistici, il Comune e la Provincia di Taranto. Il problema non è tecnico, o quanto meno non solamente tecnico, ma politico perché attiene alla visione di futuro che la Regione ha per Taranto. Ritiene, cioè, la Regione che il futuro di Taranto sia tutto entro il perimetro dell’acciaio e della siderurgia? Oppure ha in mente uno sviluppo diversificato che punti all’abbandono graduale dell’acciaio per uno sviluppo più sostenibile che abbia nel turismo, nella cultura, nel terziario i pilastri su cui costruire l’economia della città? E allora spetta ai consiglieri regionali rappresentanti della provincia di Taranto fare la battaglia in Consiglio regionale perchè questo dissalatore non si realizzi.
Nel dibattito in Consiglio comunale è intervenuto anche il dottor Gianni De Vincentis presidente del Wwf Italia, consiglieri comunali e regionali. L’esito del voto ha confermato il No del Comune di Taranto già espresso in Commissione ambiente con una stragrande maggioranza. Hanno votato a favore della costruzione del dissalatore i consiglieri del Pd Lucio Lonoce (membro del Consiglio di Amministrazione dell’Acquedotto pugliese e consigliere comunale del Pd) e Luca Contrario, anch’egli consigliere comunale del Pd. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) Coordinatore del “Comitato di cittadini per la salvezza del fiume Tara”
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