Con tutta evidenza, cercare nemici e prendersela con le “follie ecologiste” proprio non basta più. Non basta più fare i forti con i deboli e restare debolissimi con i forti, che centralizzano i profitti e distribuiscono i danni
Eravamo rimasti alla premier Giorgia Meloni che, durante la conferenza di inizio anno, ci aveva dato prova di clamorose capacità atletiche nella specialità della fuga dalle domande sulle questioni più importanti per il paese.
Dietro un «non si può certo rispondere in 20 secondi», infatti, aveva rifiutato di rispondere a una domanda molto precisa sul caro energia in Italia, in particolare in confronto ad altri paesi europei (è bene ricordarlo: paghiamo l’energia una volta e mezzo più di Spagna e il 30 per cento in più della Germania).
Avendo il coraggio di dire la verità, in realtà, si riesce anche in 16 secondi, ma il punto ora è che questa avvincente saga dell’inazione si arricchisce di nuovi dettagli.
Scaricabarile di governo
Il ministro Giancarlo Giorgetti, in Senato, ha detto: «Dobbiamo dire la realtà. L’andamento dei prezzi dell’energia e delle bollette non dipendono dalle scelte del governo ma da fattori totalmente estranei e talvolta speculativi, su cui l’attenzione del governo è massima.
Nelle prossime settimane dovrà essere assunto un provvedimento sulle dinamiche dei prezzi dell’energia dovrà essere assunto. Probabilmente una onesta riflessione su cosa abbia significato il passaggio al libero mercato per l’elettricità debba essere fatta».
Al netto dell’evidente scricchiolio del meloniano scaricabarile sui governi precedenti dopo due anni e mezzo dall’insediamento, andrebbe ricordato al ministro Giorgetti che per lui l’escamotage è molto scivoloso, visto che era ministro anche nel governo precedente.
Le speculazioni del mercato
L’ex premier Mario Draghi, tra l’altro, le speculazioni del mercato dell’energia e del gas le conosce bene, tanto da averle rese centrali nel rapporto svolto su incarico diretto della Commissione europea e ora al centro della “bussola della competitività”.
Possibile mai che il ministro Giorgetti fosse distratto quando hanno iniziato a comparire trimestrali e semestrali stellari per i grandi player dell’energia, mentre le persone e le imprese venivano stritolate da bollette in libera ascesa?
Possibile che né lui né la premier abbiano letto i numeri, spaventosi, di Arera e Istat sul fallimento totale del mercato libero, che libero non è, e che ha succhiato sangue a tutte le consumatrici e i consumatori che hanno lasciato il servizio di maggior tutela per seguire le sirene della concorrenza, che avrebbe magicamente risolto tutto?
Possibile che non sappiano che rottamare il servizio di maggior tutela e addirittura mandare a gara anche i cosiddetti utenti “vulnerabili” significherebbe smontare ogni residuo di scudo dalle speculazioni?
A mio modesto avviso no. Non è possibile. Non possono e non potevano non sapere, anche perché, oltre alla nostra, qualche sparuta voce si è levata anche dalle loro fila (Fabio Rampelli per FdI, Alberto Bagnai per la Lega, seppur con molta meno costanza e determinazione del primo).
Un demoniaco Robin Hood
Il motivo per cui adesso proprio non possono più tenere l’enorme bugia del “va tutto benissimo, siete voi che fate le Cassandre” è lo spaventoso dato della produzione industriale nel nostro paese, che cala ininterrottamente da 23 mesi, con un meno 3,5 per cento complessivo nell’ultimo anno.
Unica eccezione in questo scenario post-apocalittico? Il settore energetico, che, invece, continua a crescere. Il demoniaco Robin Hood che ruba alle persone e alle imprese per dare alle grandi utility dell’energia, insomma, agisce indisturbato e i risultati si vedono tutti, con buona pace della “destra sociale” e di “prima gli italiani”.
Con tutta evidenza, cercare nemici e prendersela con le “follie ecologiste” proprio non basta più. Non basta più fare i forti con i deboli e restare debolissimi con i forti, che centralizzano i profitti e distribuiscono i danni.
Le soluzioni ci sono. A breve termine: lo stop alle gare e la riforma dell’acquirente unico a immediata tutela dei soggetti vulnerabili; la scelta di un riferimento per il prezzo del gas basato sugli scambi reali e non solo su quelli di un mercato speculativo come il Ttf; un attento monitoraggio ai mercati italiani sui quali si forma il Pun, per poter efficientare il meccanismo.
A breve-medio termine: il potenziamento dei contratti a lungo termine con i produttori di energia da fonti rinnovabili (Ppa); il disaccoppiamento strutturale dei costi dell’energia elettrica da quelli del gas, perché il beneficio delle rinnovabili possa arrivare agli utenti; la riforma strutturale del sistema delle autorizzazioni; il potenziamento delle infrastrutture per accompagnare l’elettrificazione dei consumi, etc. .
A lungo termine, a suon di strategia industriale e decarbonizzazione.
Basterebbe volerlo.
Basterebbe smettere di assistere dalla finestra (o peggio dal balcone) a un saccheggio che sembra non avere fine.
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