Avere un tetto sopra la testa non è, spesso, una cosa scontata. Quello dell’abitare è riconosciuto come un diritto di ogni essere umano da quando, nel 1948, fu inserito nella Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo. Eppure non sempre questo diritto trova soddisfazione e in Italia a ostacolarne la piena applicazione sono l’inflazione e la dinamica dei prezzi che innesca anche nell’ambito immobiliare a livello nazionale e locale.
CHI COMPRA A rappresentare la complessità del problema c’è un vulnus che serve da esempio: a oggi accendere un mutuo conviene di più dell’affitto. A spiegarlo è Marco Tromboni (consulente di credito che lavora nell’ufficio di Vigevano dei Euroansa), che elabora un caso specifico come esempio: «Mettiamo un ragazzo di 25 anni che decide di andare a vivere in un trilocale (anche un po’ vecchiotto se vogliamo) del valore di circa 65.000 euro. Dal punto di vista dell’affitto il costo può raggiungere e superare i 400 euro al mese, mentre se per lo stesso appartamento, alle stesse condizioni, dovessimo accendere un mutuo il calcolo veloce è di 302 euro mensili di mutuo con una deroga al 100% del costo dell’immobile». Le ragioni di questo vulnus sono da una parte gli interventi (di Unione Europea e Stato italiano) in materia di mutui e dall’altra parte i mancati interventi in materia di affitti.
ACQUISTARE OGGI Tromboni mette in chiaro la situazione del mercato immobiliare: «Ora è il momento buono per acquistare». Questa situazione favorevole è appunto dovuta a due interventi in materia di mutui: «C’è l’importante intervento della Banca centrale europea che ha tagliato i tassi di interesse dello 0.25%». Questo taglio permette di avere un mutuo a tassi più bassi. «In aggiunta il Governo ha prorogato il fondo di garanzia statale per gli under37 fino al 2027». Questa proroga permetterà a determinate categorie (per esempio famiglie monogenitoriali, soggetti più giovani di 37 anni o famiglie con un minimo di tre figli a carico) aventi un Isee inferiore ai 40mila euro di derogare il 100% del costo dell’immobile. «Comprare casa – spiega il consulente – è un investimento corretto e sentito ancora, in Italia molto più che all’estero, come sicuro. Le persone (in particolare quelle che vendevano per ricomprare) avevano paura a mettere in vendita temendo di trovarsi bloccati da prezzi alti e instabili. Il mercato, però, si sta iniziando a muovere da qualche tempo (anche nella nostra zona) verso la direzione dell’abbassamento e della stabilità dei prezzi».
AFFITTI OFF LIMIT Al contrario, invece, la situazione degli affitti: «Il problema abitativo – spiega Pierluigi Albetti (vigevanese, segretario regionale del Sunia, il Sindacato unitario degli inquilini) – è in una fase emergenziale un po’ dappertutto per motivi diversi: c’è una contrazione nell’offerta degli alloggi (alcuni proprietari non si fidano perché prevedono morosità e perdite) e assistiamo ad una domanda superiore all’offerta e quindi i prezzi salgono per la legge del mercato libero». Il nocciolo della questione sembra essere l’edilizia pubblica in una situazione davvero scadente. «Siamo uno dei territori messi peggio. Lo Stato ha “chiuso i rubinetti” e i Comuni sono al limite della tenuta sociale: addirittura, per il primo anno da sempre, siamo senza un fondo nazionale per la morosità. A questa difficoltà c’è stato un tentativo della regione di mettere una pezza che si è però rivelata peggio del buco: l’invenzione, targata Pirellone, dell’affitto transitorio che però, mancando materialmente gli alloggi riqualificati, diviene totalmente inutile». Nonostante la situazione di fragilità riguardi milioni di persone – e nonostante chi vive in affitto statisticamente sia a maggiore rischio povertà – non sono in vista correttivi: «Abbiamo stimato che servono 900 milioni di euro per risolvere il problema. Il Governo italiano, all’ultimo minuto, ne ha previsti solamente 10. Se pensiamo, ad esempio, al fatto che in Italia esistono 1 milione di famiglie sotto la soglia di povertà, praticamente sono stati dati 10 euro a ogni famiglia». A questo si aggiunge l’assenza delle realtà locali, perché «una volta c’era almeno un dialogo con le amministrazioni comunali, adesso se ti ricevono (e sottolineo se perché alle volte non vengono ricevuti nemmeno i confederali) è per pura formalità».
Edoardo Casati
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