Verso Virtus-Caldiero: per Brutti e Corradini è già derby / L’INTERVISTA DOPPIA

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Prevarrà il senso di urgenza del Caldiero o l’autostima caricata nel bagaglio della Virtus? La necessità di uno strappo d’autore sulla strada della salvezza o la legittima ambizione di chi la salvezza l’ha già sensibilmente avvicinata e ora coltiva – anche se non proprio dichiaratamente – il sogno dei playoff? Fabio Brutti e Matteo Corradini, direttori sportivi di Caldiero e Virtus Verona, giocano in anticipo il derby scaligero di lunedì 17 febbraio. 

Il primo ospite, il secondo ospitante, teatro il raccolto contenitore del Gavagnin-Nocini. Brutti e Corradini si sono anticipatamente scambiati i rispettivi gagliardetti – e non in senso metaforico – sul terreno… neutrale della redazione de L’Arena.

Rivali eppure amici, fronti opposti ma nessuna puntura. Piuttosto la convergenza nei pronostici: gettonatissimo il pareggio. Nessun accordo sottobanco, per carità. Solo questione di sottili equilibri. 

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L’ipotesi del pari

La prudenza oltre il bisogno, il rispetto reciproco oltre il piacere della sfida: «Non mi dispiacerebbe che finisse pari perché sarebbe importante proseguire la striscia positiva», spiega Corradini. «Alla Virtus questo è il momento più bello ma abbiamo anche tanti ragazzi giovani che questi momenti devono imparare a gestirli, non è tutto così facile» e «devono sapere che troveranno una squadra che farà una partita agguerrita, visto che per loro sarà una specie di partita della vita». 

Brutti sottoscrive: «I punti ci servono ma consideriamo che giochiamo contro una squadra in formissima, che ha appena battuto Padova e Atalanta… A noi ne servono almeno altri 14, 15 per fare i play out e ripartire lunedì con un pari sarebbe già incoraggiante». Quanto alla rivalità tra le due piazze, «non esiste proprio», riprende Corradini, «anche perché molti dei nostri vengono da fuori».

Questione di motivazioni

Chiaro che il ritardo in classifica accenda la fretta di fare risultato del Caldiero: fastidio o stimolo? «Il Caldiero, almeno da quando ci sono io, è sempre stato abituato a stare nelle prime cinque», ricorda Brutti, «quindi questo momento pesa e anche l’ambiente societario ci si deve abituare. E l’esigenza del risultato ce la sentiamo dentro tutti, considerato anche che non possiamo ignorare gli sforzi economici che ha fatto Filippo Berti».

Sull’altra sponda c’è una Virtus in piena salute, «infatti il derby per noi sarà il primo vero banco di prova perché noi non siamo mai stati così bene quest’anno», replica Corradini, «e qualche timore c’è. Non sarà una passeggiata. Sappiamo di avere qualità ma la qualità non basta in questo campionato».

La distanza in classifica

Ci sono sedici punti di differenza oggi tra Virtus e Caldiero: tutto regolare? «La distanza probabilmente è giusta per quello che rappresenta la Virtus, che in C sta da otto anni mentre noi siamo al primo», è l’opinione di Brutti. «Ma qualche punto in più credo che il Caldiero potrebbe averlo».

Quindi anche la storia ha il suo peso: «Sì, ma anche gli episodi pesano», spiega Corradini. «Penso alle nostre sconfitte all’andata con Renate e Atalanta e ci sto ancora male… Poi è anche vero che col Padova ci è girata meglio. Di sicuro il Caldiero qualche recriminazione deve averla, io le loro partite le ho viste».

L’eredità dell’andata

Rapporti di forza comunque invertiti rispetto alla vigilia del derby d’andata, poi dominato dai rossoblù. Allora era il Caldiero a fare la parte del leone (a quota 9 punti) contro una Virtus (a 4) parecchio zoppicante: «Ma non è stata quella per noi la svolta negativa. Piuttosto penso alla gara con l’Alcione in casa», fa Brutti. «Venivamo da una serie importante, stavamo facendo una buonissima partita e sono arrivati il rosso a Gobetti e il ko. E da lì abbiamo infilato una lunga serie nera».

«Avessimo perso il derby d’andata, per il tipo di squadra che abbiamo, il tracollo sarebbe stato pesante», aggiunge Corradini. «Alla fine è stato giusto che l’abbiamo vinta noi ma ho avuto tanta paura… Avevamo fatto un bellissimo primo tempo, poi nel secondo sono usciti loro, è arrivata la loro traversa, poi il rigore sbagliato: in quei 5’ poteva davvero succedere di tutto. Forse quella dell’andata non è stata la partita della nostra svolta ma è stata quella che ci ha tenuto in vita».

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Idee chiare a proposito dei giocatori che potrebbero determinare: «Per noi penso a Caccavo, spero di averlo», auspica Brutti. «Per me, anche senza far gol, la può decidere Caia», replica Corradini.

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Obiettivi stagionali

Campionato ormai a due terzi. Con quanti margini per alzare l’obiettivo al massimo? «Nella salvezza diretta del Caldiero bisogna credere ancora», chiarisce Brutti, «pur sapendo che è lontana. Ci sono 36 punti ancora in ballo… Più realistico, ovvio, pensare ai play out, cercando magari di migliorare il piazzamento attuale».

Corradini, dal canto suo, è secco: «Io insisto, e l’ho detto anche a Gigi e ai ragazzi, sul fatto che a noi i punti servono per blindare la salvezza e non per pensare ai play off. Abbiamo grandissime qualità tecniche ma anche tantissimi giocatori da costruire». Quindi «vietato fare certi calcoli, prima arriviamo almeno a 42, 43 punti».

I segreti della panchina

Mestiere, conoscenze, competenze: il valore aggiunto di una squadra talvolta sta seduto in panchina. Corradini guarda in casa d’altri e conferma: «Io penso che Bordin abbia tutta l’esperienza per gestire certe partite. Anche quando era al Verona ha vissuto momenti difficilissimi per cui non penso oggi sia troppo preoccupato. Sono anzi sicuro che abbia l’obiettivo ben chiaro in testa», ribadisce il diesse Virtus, «e che certe sensazioni le sappia trasmettere. Bel valore aggiunto questo per i giocatori. Fresco? Gigi dalla sua ha l’imprevedibilità. Per questo», sorride, «non posso anticipare nulla da qui a lunedì…».

«Gigi ha la fortuna, alla Virtus, di poter fare quello che vuole», accenna Brutti. «Situazione strana ma che gli dà serenità e che alla fine ha portato vantaggi importanti. Quanto a Bordin confermo: valgono la sua esperienza, il suo carisma. In questo momento non sta dando tanto solo alla squadra ma anche a me. È uno che ha fatto trecento partite in A, che ha allenato nazionali, che ha allenato in Europa affrontando situazioni di un certo tipo».

Casa dolce casa

Poi manifestazioni di affetto e gratitudine: «La mia fortuna», spiega Brutti, «è che – a prescindere dalla mia prima stagione negativa da direttore sportivo tra i “prof” – so di lavorare in un club che, grazie al suo presidente, ti dà una prospettiva: guardate lo stadio che ha fatto… E a proposito, ringrazierò sempre Gigi e Matteo perché se la Virtus non ci avesse dato il campo nei mesi scorsi avremmo fatto fatica a fare la C però a noi il nostro campo è mancato enormemente, quella è casa nostra. Se ci ha tolto punti? Non lo so ma temo di sì. L’anno scorso, in D, avevamo numeri pazzeschi in casa: all’andata non abbiamo preso un gol al Berti. Aspettare il nuovo stadio fino a fine febbraio è stata lunga…».





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