indicatore di consapevolezza e innovazione

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L’Osservatorio ISNET, alla sua XVII edizione, ha messo in luce vari aspetti significativi relativi all’impresa sociale, tra cui l’innovazione tecnologica e la propensione all’innovazione, oltre a fornire dati sull’andamento occupazionale e economico delle imprese sociali. L’ultima edizione introduce inoltre un “indicatore di consapevolezza” evidenziando come le imprese che mostrano maggiore consapevolezza dei cambiamenti e un attivo impegno nell’apprendimento organizzativo tendono a essere più innovative. Questa tendenza è supportata anche da un aumento significativo dei ricavi e dei posti di lavoro, sottolineando un legame positivo tra consapevolezza, innovazione e crescita economica. Questi dati sottolineano l’importanza di un dialogo continuo tra ricerca e pratica nell’impresa sociale, mirando a progettare soluzioni che rispondano in modo efficace alle esigenze reali, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva.

Lo scenario

Il tema del cambiamento e dell’innovazione sono all’ordine del giorno del dibattito pubblico e del confronto imprenditoriale, un dibattito reso urgente dalla necessità di metter mano agli squilibri strutturali dilaganti, dalla lotta alla povertà e alle diseguaglianze prodotte dal sistema in atto, alle crisi sociali che si intersecano con il cambiamento climatico, le incertezze dovute all’ingresso dell’intelligenza artificiale, la perdita di biodiversità e la migrazione in massa dei rifugiati. In questo scenario la sfida per l’impresa sociale è davvero imponente, proprio perché da oltre un trentennio questa è la tipologia di organizzazione che ha mostrato grandi doti di flessibilità, ascolto e capacità di risposta alle mutate condizioni di mercati, sistemi sociali, bisogni, stili di vita. È una capacità testimoniata dalle esperienze realizzate dalle organizzazioni in collaborazione con enti pubblici e cittadini, disseminate in tutte le parti del Paese, e da dati e ricerche dedicate. Tra le alte fonti, anche i dati dell’Osservatorio sull’impresa sociale in Italia[1] certificano alcuni di questi tratti come caratteristici di un modo di fare impresa.

Cos’è l’Osservatorio

L’Osservatorio sull’impresa sociale in Italia, realizzato con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, è l’unica indagine continuativa giunta alla sua XVII edizione, con una banca dati di 245 indicatori complessivi. A cadenze periodiche viene interpellato un Panel di 500 organizzazionie rappresentativo delle imprese ad impatto sociale in Italia: Cooperative Sociali di tipo A e B, loro Consorzi e Imprese Sociali ex Lege, Società Benefit B-Corp e SIAVS, le Start Up innovative a vocazione sociale. L’indagine permette di aggiornare gli indicatori economici dell’impresa e restituire una fotografia delle principali dinamiche e direzioni di sviluppo: andamento economico, principali mercati di riferimento, andamento occupazionale con un focus su giovani e donne, inserimento lavorativo, propensione all’innovazione ed ostacoli, utilizzo delle nuove tecnologie, investimenti in formazione, dinamiche di rete, sono alcune tra le principali tematiche trattate.

Istantanea delle principali tendenze XVII edizione

Anche quest’ultima edizione, i cui dati sono stati da poco pubblicati, conferma la tendenza positiva, con un + 5,4% di incremento del volume dei ricavi e un +5,1% di posti di lavoro, che tra l’altro evidenziano un incremento delle occupate donne (66,5%, un aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2023) e di giovani under 35 (27,6%; un aumento di 7,2 punti percentuali rispetto al 2023).

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Figura 1

Nota: Le percentuali dell’andamento economico si riferiscono all’anno precedente. Il 2018 è preso come anno di partenza a 100.

L’incidenza media dei lavoratori svantaggiati sui dipendenti delle Cooperative Sociali di Tipo B è pari al 44,8%in aumento di 2,6 punti percentuali rispetto allo scorso anno e ben superiore alle percentuali previste dall’obbligo di legge (il 30% come disciplinato dalla Legge 381/91).

Sul versante innovazione si registra un balzo in avanti di ben 16 punti percentuali delle attività dedicate al miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna (77,0% rispetto al 60,5%). Complessivamente le imprese sociali innovative (che segnalano da 3 a 5 interventi sulle 5 aree di innovazione complessive) sono pari al 58,5%, un aumento di 10 punti percentuali rispetto al 2023.  Sono anche le imprese che presentano i migliori indicatori di andamento economico (+7,1% contro +1,5% delle imprese non innovative).

Figura 2

L’approfondimento dedicato all’innovazione tecnologica rivela una crescita costante degli innovatori (46,5% contro il 41,5% del 2023; l’anno precedente erano solo il 26,5%):digitalizzazione dei processi e gestione del personale e sistemi di sorveglianza e riconoscimento sono gli ambiti più diffusi, seguiti da telemedicina e domotica, sperimentazione dell’utilizzo di robot in ambito sociosanitario, gestione big data e utilizzo piattaforme di IA a supporto delle attività di progettazione. Resta ancora molto alta (50,0%) la porzione di imprese che ritiene gli strumenti di IA inadatti a risolvere le proprie esigenze o che dichiara di non conoscerle a sufficienza (rispettivamente il 36,5% e il 13,5%). Nel raffronto tra IA e lavoro, il campione si spacca dunque a metà tra chi vive l’IA come un pericolo per l’occupazione e chi al contrario ritiene possa favorire un incremento di produttività promuovendo una IA ad impatto sociale.

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L’indicatore di consapevolezza

In questo scenario, proprio per meglio riflettere sul rapporto tra impresa sociale e sua capacità di riposta alle sfide attuali, l’Osservatorio ha inaugurato una sezione della ricerca dedicata all’emersione dei livelli di auto osservazione e apprendimento nell’impresa sociale, introducendo per la prima volta l’indicatore di consapevolezza. L’assunto da cui muove l’analisi è che la capacità di gestione del cambiamento è legata alla consapevolezza dell’impresa sociale, intesa come capacità di osservare gli effetti generati dai propri interventi e della ricaduta che essi hanno all’interno dell’organizzazione ed esternamente, nell’orientare le dinamiche di trasformazione di bisogni e stili di vita. È, questa, una capacità che genera pratiche riflessive di apprendimento che aumentano, come in una sorta di circuito virtuoso, l’attitudine dell’impresa ad interagire efficacemente con le esigenze del cambiamento. È ragionevole ritenere che la resilienza tanto invocata in fase pandemica come capacità dell’impresa sociale a adattare le risposte alle mutate condizioni dei mercati non sia più sufficiente. La crescita di complessità richiede non solo una capacità adattiva, che “reagisce” agli stress del sistema in modo adeguato, ma anche una capacità evolutiva, ovvero di indirizzare la trasformazione. Per fare ciò, il primo passo consiste nell’esercitare l’osservazione, per far emergere gli effetti, i cambiamenti in atto e quali quelli desiderabili, le traiettorie di innovazione creativa.  L’emersione di ciò che già c’è, di quelli che sono gli effetti generati dalle attività – che spesso sono sottotraccia, perché in gran parte non intenzionali e non riconosciuti dall’impresa- rappresenta la piattaforma a partire dalla quale delineare piste di lavoro nuove. Per immaginare il futuro, il primo passo è prendere atto del presente, di quello che è oggi il vissuto organizzativo [2].  Per la costruzione dell’indicatore di consapevolezza sono stati così considerati 4 item:

  • l’importanza attribuita ai processi di apprendimento organizzativo – scelti dal 60,5% del Panel;
  • la necessità di avere più tempo per riflettere sui cambiamenti generati dalle attività, – scelti dal 59,5% del Panel;
  • una maggiore capacità di trovare soluzioni innovative per la vita delle comunità – indicata dal 49% del Panel;
  • più consapevolezza della capacità dell’impresa di generare un impatto positivo, – segnalata dal 48,5% dei rispondenti

A partire dalle informazioni raccolte si è identificata la porzione di campione di “imprese sociali consapevoli”, che hanno indicato almeno 3 degli item e che risultano pari al 49% del Panel.

La relazione tra consapevolezza e cambiamento

Per la conferma dell’ipotesi di ricerca che lega capacità di risposta ai cambiamenti e consapevolezza, attraverso ulteriori elaborazioni statistiche valorizzando le variabili monitorate dall’Osservatorio si è scoperto che la porzione di imprese consapevoli è quella che:

  • tende ad essere più innovativa: sono il 67,3% delle imprese sociali consapevoli ad essere classificate come “innovative”, rispetto a quelle meno consapevoli che valgono il 50,0%, con un gap di oltre 17 punti percentuali.
  • più predisposta all’innovazione tecnologica. Infatti, tra le imprese sociali consapevoli crescono anche gli innovatori tecnologici: 52,9% contro il 40,2% di quelle meno consapevoli, con un gap di 12 punti percentuali. 

I dati, seppur suscettibili di ulteriori approfondimenti e verifiche, fin da ora suggeriscono che i livelli di consapevolezza delle imprese sono importanti e positivamente connessi alla loro capacità di promuovere processi di innovazione ad impatto sociale in conformità con quella che è la vocazione di questa specifica tipologia di organizzazione. Un esempio in questa direzione è dato dal recente Avviso 3/2024 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che stanzia fondi proprio per interventi di rilevanza nazionale, riguardanti l’intelligenza artificiale, da realizzarsi da parte di organizzazioni del Terzo settore. L’Avviso evidenzia come “la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile concorrono altresì i sistemi di intelligenza artificiale, in quanto capaci di analizzare grandi quantità di dati e di individuare collegamenti tra di essi. La rapida evoluzione di tali sistemi può determinare radicali cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, nei processi di istruzione e formazione, nonché nella stessa vita relazionale e sociale delle persone. È necessario gestire e regolare lo sviluppo dell’I.A. affinché sia promosso un utilizzo etico, sicuro, affidabile ed inclusivo. In una prospettiva evolutiva, l’I.A. è particolarmente impattante sulle nuove generazioni: discende da qui l’esigenza di promuovere e sostenere la realizzazione di iniziative educative rivolte ai giovani e alle loro famiglie, capaci di sviluppare un uso etico, consapevole e critico dell’I.A. e delle nuove tecnologie, sia in termini di valorizzazione delle opportunità da queste offerte sia di prevenzione dei rischi che possono ostacolare il pieno sviluppo sano della persona umana”[3].

Ecco un esempio di come consapevolezza e cambiamento svolgano un ruolo cruciale e di come le organizzazioni ad impatto sociale possano esser protagoniste nell’accompagnare ed indirizzare i processi trasformativi in conformità con la propria vocazione di tenere sempre le persone al centro.


[1] L’Osservatorio è realizzato da Associazione Isnet che dialoga con una rete di 1.300   imprese sociali in tutta Italia, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’economia sociale. Realizza durante l’anno vari focus di indagine dedicati all’economia sociale e all’analisi dell’impatto sociale, con obiettivi conoscitivi caratterizzati da una elevata spendibilità delle informazioni raccolte, con l’avvio di progettualità e percorsi di apprendimento condivisi tra imprese in tutta Italia ed Europa. 

[2] Su questi aspetti si è centrato l’intervento della scrivente in occasione della recente assemblea nazionale di Legacoopsociali titolata “Il futuro da quotidiano”, con la rappresentazione di un resoconto esperenziale delle attività messe in campo negli ultimi 5 anni nei processi di accompagnamento delle imprese sociali in tutta Italia alla trasformazione organizzativa e le analisi di impatto sociale che rivelano che oltre il 50% dei cambiamento generati sono non intenzionali, ovvero non previsti e non riconosciuti, se non  adeguatamente valorizzato attraverso il processo di analisi e ricerca.

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[3] Rif. Allegato 1 del presente Avviso



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