La storia di Irenge e Adrien ‘due figli venuti da lontano’ e di Gabriella che li ha accolti con gioia in Abruzzo. “Pensavo di fare del bene, ma invece sono loro che ne hanno fatto a me. Mi hanno portato amore e allegria!”
Marina Piccone – Città del Vaticano
Un terremoto, un brano del Vangelo, due “figli” venuti da lontano: sono gli ingredienti di questa bella storia ambientata in Abruzzo. È il gennaio del 2017 quando Gabriella De Dominicis, 64 anni, dopo il terremoto che aveva danneggiato la sua casa, a Montorio al Vomano (in provincia di Teramo), si trasferisce a Roseto, sul litorale abruzzese, con il fratello Vincenzo, disabile. Il disagio e la preoccupazione si aggiungono al grande dolore per la perdita del fratello Gabriele, morto per un cancro qualche mese prima. Gabriella è affranta. Le uniche cose che la consolano sono le lunghe passeggiate in riva al mare e la preghiera nella comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS).
L’arrivo di Irenge e Adrien
Da tanto tempo ha un’idea che le frulla nella testa: aiutare qualcuno a realizzare i propri sogni. «Nella mia vita ho fatto tante cose belle e interessanti ma alla fine cosa ho realizzato? Senza marito né figli, qual è il senso profondo e l’obiettivo vero della mia vita?», si chiedeva. «Pensavo a quanti giovani talentuosi avrebbero potuto fare grandi cose se solo ne avessero avuto la possibilità». Far venire due ragazzi dall’Africa per farli studiare era il pensiero che accarezzava. «Non essendo ricca, avrei affrontato i sacrifici necessari per sostenere due universitari, come fanno tutti i genitori con i propri figli». Gabriella, però, non riesce ancora a fare il passo decisivo, fino a che, una domenica, a messa, non viene folgorata dall’omelia del sacerdote «che a pensarci mi vengono ancora i brividi». Si tratta del brano di Matteo, 14,22-33, in cui Gesù tende la mano ai discepoli in difficoltà nel mare in tempesta, invitandoli a raggiungerlo e a non avere paura. In quel momento, tutti i suoi dubbi svaniscono. «Ho sentito che se fossi riuscita a prendere la mano di Gesù guardandolo negli occhi, sarebbe andato tutto bene». Chiede al sacerdote, Pascal Lushuli, congolese, di aiutarla a trovare due ragazzi che non hanno la possibilità di mantenersi negli studi. Padre Pascal individua due giovani del suo Paese e Gabriella inizia subito le pratiche per ottenere i visti. Non è facile, gli ostacoli sono tanti, troppi, ma dopo nove mesi di attesa, «proprio come una gravidanza», il 28 agosto 2018 arrivano Irenge, 23 anni, e Adrien, 21. «Quando li ho visti magri e spauriti all’aeroporto, ho provato un’emozione incredibile!». Con il tempo scopre che anche le loro famiglie appartengono alla comunità del RnS, un altro segno. «Zia, com’è possibile che noi, due puntini neri in mezzo all’Africa, oggi ci troviamo qui con te?», le chiede un giorno Irenge. «Per opera dello Spirito Santo», risponde la donna. «Non trovo altra spiegazione». I ragazzi vivono con Gabriella da sei anni. «Siamo una famiglia», dice, senza mai pensare di sostituirsi a quelle originarie, che è andata a conoscere nel 2021. «Pensavo di essere io a fare del bene e, invece, sono loro che ne hanno fatto a me. Mi hanno portato amore e allegria!».
In attesa di diventare ‘nonna’
Irenge studia Tecnologia Alimentare all’Università di Teramo e lavora; Adrien, che si è laureato a tempo di record in medicina a luglio dello scorso anno, all’università di Chieti, si sta specializzando in medicina interna e, contemporaneamente, fa la guardia medica. Durante le feste natalizie ha lavorato senza sosta, ma la soddisfazione di sentirsi utile supera di gran lunga la stanchezza. «Non riesco ancora a crederci. Penso alla mia vita di prima in RDC, dove non avevo neanche un soldo per comprare la canna da zucchero e impiegavo un’ora per raggiungere la scuola, e ora sono un medico», racconta emozionato. Quando ha ricevuto il primo ricettario, la notte se l’è messo vicino al cuscino, «e quando la mattina mi sono svegliato e ho visto che era ancora lì, ho realizzato che era tutto vero». «Quest’anno Adrien si sposerà e spero che arrivi presto un bambino», dice Gabriella. «Farò la “nonna” a tempo pieno e la mia vita si riempirà di nuova gioia». È bastato guardare Gesù negli occhi.
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