Anche l’assessora al Welfare e alla Sicurezza Matilde Madrid chiede il ritiro del provvedimento. «Il primo interesse deve essere quello della rieducazione dei ragazzi e della sicurezza della città»
Dall’incontro con il capo dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità Antonio Sangermano è arrivata la conferma che si temeva: il Dipartimento «intende collocare fino a 50 giovani adulti negli spazi detentivi del carcere di Bologna dati in uso al circuito minorile, tenendoli separati dai detenuti adulti» hanno certificato il garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri e quello del Comune di Bologna Antonio Ianniello. E sul provvedimento è arrivata la firma del ministro Carlo Nordio. Martedì è intervenuta l’assessora dell’Emilia-Romagna al Welfare Isabella Conti, scrivendo al ministro Carlo Nordio, e ricordando come il carcere della Dozza sia «una struttura già oggi in grave emergenza, con un sovraffollamento drammatico e condizioni di detenzione che non possono garantire un percorso rieducativo adeguato». L’eventuale trasferimento di detenuti minorenni o appena maggiorenni in tale contesto — aggiungeva — «non farebbe che aggravare ulteriormente le condizioni di detenzione, rendendole ancor meno compatibili con i principi di dignità e recupero sanciti dal nostro ordinamento». Anche il Comune, ieri (mercoledì 12 febbraio), nella figura dell’assessora al Welfare e alla Sicurezza Matilde Madrid, ha preso posizione sul tema condividendo «l’appello che Conti ha fatto al Ministro di sospendere questa decisione perché è assolutamente necessario un confronto con i territori interessati e le realtà coinvolte».
Quali ritiene siano le maggiori criticità di questa operazione, Madrid?
«La prima riguarda la rieducazione, quindi l’interruzione e la messa in discussione dei percorsi educativi che vengono fatti su ragazzi che pur avendo commesso il reato da minori si trovano a scontare nel minorile la pena in maggiore età. Alcuni di questi stanno prendendo il diploma o stanno facendo corsi di formazione professionale. Si rischia di mettere di mettere in discussione e interrompere percorsi che stanno dando risultati».
La seconda?
«Si andrebbe ad aggravare la situazione di sovraffollamento già gravissima del carcere per gli adulti».
Vi siete confrontati con chi dirige il Pratello?
«Ho sentito Alfonso Paggiarino, il direttore del nostro carcere minorile, che è andato a vedere gli spazi che sarebbero stati individuati e lui non nasconde una certa preoccupazione perché quelli dedicati al lavoro di rieducazione sono molto esigui e assolutamente inadeguati allo scopo».
Qual è la vostra richiesta?
«Sospendere la decisione e confrontarsi con noi, ragionando anche su possibilità alternative. Abbiamo una cabina di regia regionale per l’esecuione penale, in cui ci si confronta sul lavoro da fare in termini di progettualità e di indirizzo per la rieducazione dei detenuti, che Conti ha convocato per il 19 febbraio, in cui affronteremo il tema perché intendiamo chiedere un confronto con il Dipartimento di Giustizia minorile».
Perché si è arrivati a questo punto?
«I garanti, e non solo, ritengono che il Decreto Caivano abbia avuto un suo impatto. Anche i dati dicono che dalla sua approvazione i minorili abbiano avuto un’accelerazione nel riempimento e nel sovraffollamento. Ma al di là di queste valutazioni, ci sono opinioni che vanno nella stessa direzione. La stessa consigliera Valentina Castaldini, che non fa parte del mio schieramento politico, proprio sul Corriere ha detto cose che condivido molto sul lavorare per un pieno inserimento e laddove possibile incentivare queste forme di esecuzione e pure lei invita a ritrovarsi per discutere con i territori su come portare avanti questo tipo di lavoro».
Che soluzioni alternative alla Dozza suggerirebbe?
«Intanto la prima domanda è: esiste una struttura che può essere dedicata solo ai ragazzi, in via temporanea? In alternativa, ci sono altri carceri che soffrono di minore sovraffollamento rispetto alla Dozza su cui magari scomponendo questi numeri si riesce a produrre un impatto più equidistribuito? Noi alla Dozza abbiamo un tasso di sovraffollamento attorno al 170%. Terzo tema: sui giovani adulti che sono nei minorili riusciamo a fare un ragionamento uno a uno e non in blocco? È possibile ragionare su misure alternative al carcere per diversi di loro? Perché così non si tiene conto dei vissuti di questi ragazzi e si perdono tutti i percorsi di rieducazione che stanno facendo. La risposta non deve venire solo da noi, ma certamente nel confronto con le istituzioni del territorio potrebbero emergere proposte. Il primo interesse deve essere quello della rieducazione dei ragazzi e della sicurezza delle città. Ricordiamoci che il tasso di recidiva crolla al 15% quando ci sono misure di esecuzione esterna, quindi con pene alternative ci sono anche città più sicure. L’invito al Ministro è quindi di sospendere questa decisione e confrontarci per collaborare: credo che si possa fare un discorso molto laico su tutto questo».
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