L’America di Trump e la sfida all’ordine economico globale

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Pubblicato da Veronica Campostrini.
12 Febbraio 2025.


Donald Trump non ha perso tempo, non appena ritornato alla Casa Bianca ha reso chiaro il suo obiettivo: ridefinire le regole dell’economia mondiale.
Ma cosa c’è dietro questa nuova strategia? E quali saranno le conseguenze per gli Stati Uniti e per il resto del mondo? Analizzare questo cambiamento non è semplice, complici le dichiarazioni spesso provocatorie del presidente. Tuttavia, una cosa è certa: l’America sta cambiando rotta.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

La svolta dell’economia mondiale tra gli anni ’80 e ’90


Dalla fine della Guerra Fredda agli anni Duemila, gli Stati Uniti hanno non solo guidato l’economia globale, ma lo hanno fatto in un contesto di profonda trasformazione. Con la dissoluzione dell’URSS nel 1991, Washington si è ritrovata senza rivali geopolitici, consolidando la propria egemonia proprio mentre l’ordine economico mondiale subiva una rivoluzione. Il Mercato Unico europeo ha preso forma nel 1993, il NAFTA ha rafforzato l’influenza statunitense nel 1994 e la Cina, in piena ascesa, si preparava ad aderire al WTO (2001), ridefinendo gli equilibri del commercio globale.


Parallelamente, la Federal Reserve ha adottato politiche monetarie espansive, abbassando i tassi d’interesse e favorendo un’economia basata su liquidità abbondante e debito crescente. Il risultato? Una progressiva deindustrializzazione, con la manifattura trasferita in economie emergenti come la Cina.
Il dollaro, nel frattempo, si è imposto come fulcro del sistema monetario globale, consolidando il ruolo finanziario di Wall Street.

Fig.1 – Andamento del PIL americano dal 1980 al 2000


Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Debito e dollaro: un equilibrio sempre più fragile


Dal 1992 al 2024, il debito pubblico americano è esploso, aumentando di 31 400 miliardi di dollari (Fonte: Fiscal Data – U.S. Treasury). Nonostante ciò, l’inflazione è rimasta sorprendentemente sotto controllo, con una media annua del 2.5% e solo sporadici picchi. Ma come è stato possibile?

La risposta sta nelle importazioni: la domanda interna, sostenuta dalla spesa pubblica e da un’abbondante liquidità, è stata assorbita dal massiccio afflusso di beni esteri, evitando pressioni inflazionistiche. Negli ultimi 30 anni, il disavanzo cumulato della bilancia dei pagamenti ha raggiunto i 20 000 miliardi di dollari, eppure il dollaro non solo ha retto, ma si è persino rafforzato.

A spiegare questo apparente paradosso è il ruolo unico del dollaro nel sistema finanziario globale. Come principale valuta di riserva e strumento dominante nelle transazioni internazionali, la moneta statunitense è costantemente richiesta da governi, investitori e mercati di tutto il mondo. Questa domanda strutturale ha neutralizzato le spinte al ribasso, permettendo agli Stati Uniti di accumulare debito, stampare moneta e importare a volumi record senza subire significative conseguenze economiche negative.

Fig.2 – Relazione tra PIL e debito pubblico pro capite delle potenze mondiali


Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Questa dinamica emerge chiaramente osservando il rapporto tra debito pubblico pro capite e PIL pro capite nelle principali economie mondiali. Come mostra il grafico, gli Stati Uniti si distinguono per un livello di indebitamento nettamente superiore, posizionandosi ben al di sopra della bisettrice. Anche il Giappone, noto per la sua storica dipendenza dal debito pubblico, presenta un alto livello di indebitamento, mentre altri paesi come Italia, Francia e Canada si attestano su valori elevati ma relativamente più contenuti. Questo dato sottolinea come, nonostante un PIL pro capite tra i più alti al mondo, il peso del debito americano resti eccezionale, rafforzando l’idea che sia il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale a sostenere questo equilibrio finanziario senza precedenti.

Perché Trump vuole cambiare questo sistema economico


Quattro fattori stanno tuttavia spingendo l’America a rivedere il proprio modello economico:

  • Disuguaglianze crescenti: il sistema ha favorito l’élite finanziaria, ma ha lasciato indietro milioni di americani;

  • Mutuo 100% per acquisto in asta

    assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

     

  • Ascesa cinese:l’indebitamento americano ha rafforzato economicamente e tecnologicamente il principale rivale geopolitico, la Cina;

  • Dipendenza dalle importazioni: un’inflazione bassa ha reso gli Stati Uniti vulnerabili alle catene di approvvigionamento globali;

  • Declino del dominio del dollaro: dopo 30 anni di egemonia, il mondo sta iniziando a cercare alternative alla valuta statunitense.

Il ritorno del protezionismo


Negli ultimi trent’anni, l’America ha sacrificato la manifattura sull’altare della globalizzazione. Il risultato? Un’economia dominata dai servizi, ma incapace di garantire prosperità diffusa. La Rust Belt – Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin – ha pagato il prezzo più alto: fabbriche chiuse, disoccupazione e un senso diffuso di abbandono.

Ora Trump vuole invertire la rotta. Ha minacciato dazi generalizzati del 10% su tutte le importazioni e tariffe ancora più elevate per la Cina. Se attuate, queste misure potrebbero riportare le tariffe ai livelli del loro ultimo picco nel 1969, scatenando una nuova guerra commerciale e mettendo alla prova le catene di approvvigionamento globali. Il rischio principale, però, è un altro: il ritorno dell’inflazione.

Fig.3 – Andamento tariffe medie su tutte le importazioni nella storia



Fonte: Tax Foundation

Il dollaro è davvero intoccabile?


Per decenni, il dollaro ha resistito a ogni tentativo di ridimensionamento. Ma la de-dollarizzazione promossa da Cina, Russia e Arabia Saudita sta guadagnando slancio. Se alternative credibili – yuan, euro digitale, criptovalute di stato – prendessero piede, la domanda di dollari potrebbe calare. Con un debito pubblico stimato a 35 465 miliardi nel 2024, una perdita di fiducia nei Treasury Bonds potrebbe portare a una spirale di svalutazione e instabilità.

Una nuova era di incertezze


Per oltre trent’anni, gli Stati Uniti hanno finanziato la crescita con debito crescente, moneta e importazioni a basso costo. Ma questo modello sta mostrando crepe sempre più evidenti. L’ascesa cinese, il crescente malcontento interno e l’erosione del dominio del dollaro stanno costringendo Washington a ripensare il proprio ruolo nel mondo.

La risposta dell’amministrazione Trump? Meno cooperazione internazionale, più protezionismo e una pressione economica e geopolitica senza precedenti. Resta da vedere se questa strategia segnerà l’inizio di un nuovo equilibrio globale o di un azzardo destinato a far aumentare in maniera significativa l’incertezza sulla scena mondiale.

Una cosa è certa: il mondo sta entrando in una fase di cambiamento senza precedenti.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link